Una giornata col Guardiaparco, storia di Amarena e della volpe accattona
di GABRIELLA DI LELLIO*
E’ una bella giornata di settembre e mi
trovo di buon mattino sul versante abruzzese
del Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm) con Romano Visci di
Civitella Alfedena, uno dei 38 ranger
del Parco. Sono la polizia della montagna e hanno responsabilità giudiziaria
autonoma, una caratteristica che li accomuna al corpo di sorveglianza del Parco
Nazionale del Gran Paradiso e ai ranger
americani -- infatti sono muniti di pistola.
Partiamo da Pescasseroli, il paese nativo di Benedetto Croce, con la Panda quattro per quattro di Romano. La sua giornata di lavoro consiste nel monitorare la flora e la fauna del Parco, ma anche educare chi ci vive o lo frequenta, soprattutto le precauzioni da prendere e le regole da seguire in queste aree in cui gli animali girovagano liberamente. Insomma, quelle piccole accortezze che possono fare la differenza per prevenire cattivi incontri. Dopo poco capisco di trovarmi proprio con chi, assieme al collega Mario Visci, vide l’orsa Amarena la prima volta, nel pomeriggio del 22 maggio 2020. Il nome dell’orsa deriva dal fatto che fu scoperta a mangiare amarene, le ciliegie selvatiche.
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I due ranger riuscirono a tenere “nascosto” il luogo dell’avvistamento per circa una settimana, fino a quando l’orsa fu filmata da alcuni turisti mentre con i quattro cuccioli beveva in un fontanile all’ingresso di Villalago. Il video diventò virale.
(prima foto di avvistamento di Amarena con i cuccioli. 22 maggio 2020, foto Romano Visci, archivio PNALM)
“Gli orsi sono sempre entrati in paese perché i paesi sono parte integrante del Parco. Forse si sono antropizzati o forse hanno sempre avuto l’aiuto dell’uomo. Amarena è un’orsa confidente, ma ora sta cambiando comportamento,” mi racconta Romano mentre ci dirigiamo verso l’Arteparco di Pescasseroli, poco distante dal paese, uno dei regni dell’orso. E’ una zona piena di faggi che producono migliaia di frutti che vengono scaricati a terra e di cui l’orso è ghiotto perché sono “inebrianti”. Quest’anno con la siccità non c’è stata grande produzione ma gli animali sanno quando è pasciona, cioè quando c’è abbondanza di fruttificazione in alternanza al periodo di siccità.
(La "faggiola", foto di Gabriella Di Lellio)
A una domanda sulla sicurezza nell’avventurarsi da soli in questi luoghi, Romano sorride. L’incontro dell’uomo con l’orso generalmente non crea problemi, perché ognuno scapperebbe per conto proprio, l’orso è un “opportunista”. E’ vietato, però, uscire dalla rete sentieristica che viene marcata da lettere differenti per paesi e zone all’interno del Parco. A Pescasseroli ad esempio ci sono i sentieri “B” e “C””, in Val Fondillo “F”, e si possono percorrere anche in solitaria salvo nei periodi di chiusura per il tempo o di maggiore affollamento per la salvaguardia di qualche specie, come avviene in agosto per il camoscio.
I sentieri sono per le persone, ma per gli orsi ci sono i corridoi faunistici, percorsi creati per far sì che possano nutrirsi in abbondanza senza arrivare nei centri abitati. Secondo Romano sono superati, perché è da tempo che osserva come l’orso cerchi il cibo da solo e stia creando i propri corridoi faunistici proprio perché “opportunista”.
(Una pianta che produce faggiola)
La femmina di orso può avvicinarsi ai centri abitati soprattutto per la difesa della prole. Mi spiego meglio. Quando l’anno scorso è stata avvistata Amarena con i cuccioli in una zona antropizzata, l’orsa si trovava lì perché stava cercando di evitare l’incontro con un orso maschio che le avrebbe ucciso i cuccioli per un nuovo accoppiamento. E non sono solo gli orsi a comportarsi in questo modo. A Civitella Alfedena o Barrea i cervi preferiscono partorire dentro i giardini delle case perché si sentono più tranquilli dall’attacco di eventuali predatori.
All’inizio, Amarena era considerata un orso “ confidente” , ovvero un orso che ha perso la naturale diffidenza dell’uomo, e può creare danni economici e sociali. “Quando Amarena e il suo cucciolo Carrito un giorno sono arrivati in paese”, dice Romano, “siamo stati costretti ad usare il fucile a gomma, l’arma antisommossa di cui siamo dotati, per dar loro un condizionamento.” “Condizionamento” vuol dire che i ranger devono colpire un orso un po’ troppo confidente che gira nei centri abitati, e suscitare un riflesso pavloviano. “Quella volta Carrito è fuggito, mentre Amarena è rimasta ferma fino a quando non ha ricevuto il colpo di gomma. Molti criticano questa metodologia ma non ci sono alternative se non tecniche maggiormente invasive.”
La classificazione di orso “confidente,” “condizionato”, e “problematico”, viene eseguita dalla sezione scientifica del Parco quando a fine anno vengono raccolte tutte le schede di intervento sul comportamento degli animali preparate dai ranger. Da confidenti, Amarena e la sua prole stanno diventando problematici, come si chiamano gli orsi che, seguendo il modello dell’orsa Yoga negli anni ‘90, fanno scorribande nei paesi del Pnalm.
(Il guardiaparco Romano Visci foto di Gabriella Di Lellio)
Il giro nel parco si svolge in tutta calma,
ma è successo anche di recente che Romano sia stato chiamato perché Carrito era
andato a cercare cibo nei cassonetti o era salito sulle piante da frutto dei giardini.
L’intervento del ranger con il suo fucile a gomma ha agito come avvertimento e lo ha fatto fuggire, il che è positivo da un certo punto
di vista.
I comportamenti confidenti negli orsi sono il risultato di diversi fattori, oltre alla necessità di cibo: ad esempio la gerarchia sociale e l'età. L’anno scorso la mamma Amarena è stata tranquilla a Villalago con i suoi quattro cuccioli durante tutta l’estate. Un fatto insolito, come ha spiegato il direttore del Parco Luciano Sammarone: “Anche le orse Gemma e Peppina prima di lei avevano frequentato centri abitati con cuccioli al seguito, ma mai si era vista una femmina di orso allattare nei vicoli di un borgo”. Ovviamente la straordinaria confidenza di Amarena ha creato problemi, ma non di sicurezza per le persone. Attirava l’attenzione di folle di curiosi e i guardiaparco sono dovuti intervenire per creare delle vie di fuga, dei corridoi, nel caso l’orsa avvertisse timore per la sua cucciolata
.
(L'intervento di una veterinaria al Pnalm)
Nel Parco sono stati censiti attraverso il DNA almeno 54 orsi, anche se a questi probabilmente andrebbero aggiunte le cucciolate del 2020, di cui non si hanno dati a causa della pandemia. I ranger conoscono le tane e controllano le mosse grazie al radiocollare GPS di cui sono dotati gli animali. Oltre ad Amarena i ranger seguono da vicino anche Giacomina e Bambina, due “confidenti”, e poi Vittoria, Daniele e infine Barbara, la cui salute li preoccupa da quando è rimasta intrappolata in un recinto elettrico e ha perso il radiocollare. Ma è nel raccontare di Amarena e di Juan Carrito (che deve il suo nome al presidente del parco Giovanni Cannata e alla località Carrito, una piccola frazione di Ortona dei Marsi dove è stato trovato) che Romano sorride. Gli chiedo il motivo: “Con questa famiglia di orsi stiamo trascorrendo molte notti insieme, ci conosciamo bene.”
Mi parla di Amarena come una mamma straordinaria. L'orsa è stata osservata molto anche da Ezechia Trella, anche lui guardiaparco, durante tutto l’inverno, a distanza per non disturbare la famiglia. Amarena è rimasta sempre nella valle del Giovenco e quando si spostava mamma e figli sembravano un tutt’uno. La neve ha molto aiutato l'azione di osservazione perché è come una lavagna, vi si legge tutto: giacigli, spostamenti, giochi dei cuccioli e raspate per tirare fuori la faggiola dalla neve.
A febbraio- marzo dopo una nuova nevicata Amarena si è spostata più a valle. I cuccioli sono cresciuti ed ora è più
difficile trattenerli. Infatti tre di loro spesso si allontanano per le prime fughe
avventurose ed è così che nella prima settimana di marzo hanno rischiato di
essere investiti da un’auto. Ora i
ranger monitorano Carrito perché dei quattro cuccioli di Amarena è il
più intraprendente; c’è anche un fratello che si è fatto vedere, ma che non si
comporta come lui. Li hanno avvistati che si incontrano sporadicamente nelle
zone di pre-parco di Villalago e Bisegna.
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Il primo aprile del 2021 l’intera famiglia di
Amarena ha attraversato tutta la valle saccheggiando due pollai, rischiando la
vita nella fuga quando hanno
attraversato la A25 mentre passava un camion. Per Amarena è normale, aveva già
percorso precedentemente quel tratto autostradale. Dopo qualche giorno sono
stati segnalati vicino a un centro abitato
fuori del Parco e dopo una settimana di vagabondaggio è avvenuto l’incontro con
un grosso maschio che rappresentava un pericolo per i piccoli. Ed è in questo
preciso momento che è avvenuto l’allontanamento dei cuccioli. Amarena li ha difesi, ponendosi tra loro e l’orso
maschio, ma li ha anche scacciati. Non sono più cuccioli e devono cominciare ad
essere autonomi.
(Il guardiaparco Ezechia Trella foto dal web)
I giovani orsi la cercano in tutti i posti che lei ha frequentato. I ranger ne hanno visti due insieme in una valle ed uno solo in un’altra, a distanza di chilometri. Rimangono dubbi sulla sopravvivenza del quarto orso, forse non è confidente, forse non riconoscibile o forse non sopravvissuto. A giudicare dal comportamento di Carrito, Amarena potrebbe aver tramandato loro la cattiva abitudine di temere troppo poco l’uomo, che porterà loro pericolo e difficoltà. Oggi l'orsa è sola e rimane nella zona della valle del Giovenco e della valle del Sagittario. Non porta il radiocollare fin dall’anno prima del parto, perchè si era scaricato.
Per Romano e gli altri ranger questi animali sono quasi una famiglia, con i quali condividono la “foresta vetusta”, il vero regno dell’orso e una delle foreste più antiche d’Europa, protetta dall’UNESCO.
(La foresta vetusta foto di Gabriella Di Lellio)
All’ingresso nella foresta sentiamo il verso di una ghiandaia, la sentinella del bosco, che avverte gli altri animali della nostra presenza. Decidiamo quindi di cambiare zona e di andare verso il Rifugio del Diavolo, in direzione della Cicerana, nel Comune di Gioia dei Marsi. E’ una zona poco frequentata e poco conosciuta perché marginale, anch’essa regno dell’orso marsicano. Non ci sono percorsi di grosse difficoltà tecniche e le “sterrate”, che sono vere e proprie strade sassose, sono tutte bloccate da sbarre all’ingresso per limitare il flusso dei turisti e l’uso delle automobili.
(L'area della Cicerana foto di Gabriella Di Lellio)
Qui incontriamo Cesidio Pandolfi, presidente e
fondatore di Ecotur, accompagnatore di media montagna che collabora con il
Parco nei censimenti faunistici. Conduce i turisti in vari percorsi, tra cui
la “via dei Lupi”, un trekking di 120 km che collega alcune tra le
principali aree protette dell' Appennino tracciato da Stefano Ardito, dalla Campagna Romana fino al
confine tra il Lazio e l'Abruzzo attraversando
Parchi regionali e nazionali,
e la “via del tratturo”, il regio tratturo che collega Pescasseroli a
Candela di Puglia. A Civitella Alfedena infatti è stato aperto un punto di
informazione sul sentiero del tratturo che attualmente arriva solo fino a
Campobasso, in attesa delle autorizzazioni di altre città o paesi che si
trovano sul percorso.
(Cesidio Pandolfi, fondatore di Ecotur foto di Gabriella Di Lellio)
Il tempo è trascorso velocemente, dobbiamo
rientrare e di orsi, per fortuna o forse no,
non ne abbiamo incontrati. Solo qualche giorno dopo la mia visita un
orso è stato visto proprio a Opi nei pressi delle abitazioni a valle, mentre un
cervo si è avventurato sull’autostrada A25 e purtroppo è
stato ucciso da un’auto.
(La volpe "accattona" foto di Gabriella Di Lellio)
Sulla strada del ritorno verso Pescasseroli, Romano mi fa notare una volpe sul ciglio della strada. Pare che sia sempre lì in quel punto, “l’accattona” come la chiama lui, in attesa che qualche auto si fermi per darle da mangiare. Ci fermiamo anche noi e non la vedo più. Romano la chiama e lei compare di nuovo avvicinandosi tranquillamente. Non era scomparsa, si era rifugiata sotto l’automobile del guardiaparco.
*GABRIELLA DI LELLIO (Sono aquilana e sorella minore di
nascita. Mi sento ottimamente a Roma e meno a L' Aquila dal terremoto del 2009.
Ho insegnato lingua e letteratura inglese nel Liceo Scientifico della mia
città. Sono maestra di sci perché amante della montagna e della neve. Mi piace
la fotografia analogica in bianco e nero, che ho ripreso a fare dopo trent'anni
e a cui intendo dedicare il mio tempo. Sono cresciuta nella FGCI e nel PCI fino
alla “deriva occhettiana")
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