Guida turistica al Purgatorio / 8 Entracte. Tre piccole storie tossiche

di PAOLO BIROLINI*

Se volete fare una sosta c’è ancora il bar De Rosa. L’hanno spostato. Tutto è stato spostato. A un certo punto si è spostato tutto ma il bar vale un capitolo a parte di questa guida. Ora potete fare pausa. Alla fine avete percorso solo un chilometro, ma questo è un posto faticoso, magmatico.

Non lo so se ci sono dei tavolini in questa stagione, se ci sono sedetevi, prendete un biscotto amarena, un thè freddo con granita di limone o, banalmente, un caffè. Fumatevi una sigaretta, che qui, una volta, il massimo della trasgressione era fumare Marlboro di contrabbando e non era neanche una trasgressione, era la normalità. Per farvi una canna dovevate superare il confine dei tre ponti.

Poi non so cosa è accaduto ma la polvere di quel novembre ha buttato giù questi piccoli perbenismi da paese. Così, all’improvviso, è scoppiata la guerra. All’improvviso erano tutti camorristi, all’improvviso erano tutti spacciatori, all’improvviso erano tutti tossici e rapinatori. E così mi sono tornate in mente tre piccole storie tossiche legate a posti che vi ho mostrato e che vi mostrerò.

Corradino stava in via delle Puglie, i suoi avevano un negozio di abbigliamento. Era di quei tipi piccoli, minuti, bellino e quasi vomerese nel linguaggio, nei modi e nel vestiario. Avevamo poco in comune se non il quartiere, il circolo e la scuola media. Di particolare aveva una splendida sorella maggiore di cui tutti erano innamorati. Alle superiori ci perdemmo. All’Università non ci è mai andato, così l’ho ritrovato una notte, appena girato l’angolo che portava sulla strada di casa mia, nascosto dietro l’androne d’ingresso. Poca luce ma una voluminosa pistola in mano, sproporzionata rispetto alla sua figura, ancora più minuta in quella penombra. “Sei tu”, disse, “solo tu ti vesti così, ti è andata bene che ti ho riconosciuto, sennò prima ti sparavo e poi ti rapinavo.” Non l’ho più rivisto ma credo sia morto. Di sicuro è morto, è morta un sacco di gente in quel posto.

Un altro che era fissato coi miei vestiti era il fotografo di matrimoni e comunioni. Ricordate? Quello del lato destro. Era stato allievo del più famoso fotografo di matrimoni cittadino e fotografava matrimoni e comunioni entro il perimetro del Purgatorio. A suo modo era un originale ma si stupiva della mia, a suo dire, originalità. Mi fotografava per la tessera e mi fotografava per il curriculum. Era un giovane promettente del lato destro. Un bel ragazzo con cui si parlava volentieri di tutto. Poi sparì, (o fui io a sparire, non ricordo).

Lo ritrovai a Lambrate dopo anni, in stazione, che chiedeva soldi e non si reggeva in piedi. Lo reggeva una ragazzina triste dai denti neri. Mi si avvicinò per chiedermi dei soldi. Mi guardò a lungo ma non mi riconobbe. Forse avevo cambiato modo di vestire o forse aveva rimosso il quartiere. Non l’ho più rivisto. Forse è morto. Sicuramente è morto. E’ morta un sacco di gente che frequentavo nel quartiere.

Non so se è morto, ma credo invece si sia salvato, il mio primo sassofonista Gennaro. Si è salvato perché veniva da una famiglia di soldi. Le poche famiglie di soldi del quartiere salvavano sempre i figli. Io però non lo avevo mai incontrato nel quartiere, lo conobbi già ventenne, presentatomi dal batterista. E che fosse del quartiere l’ho scoperto solo dopo. Che producesse ceramiche lo scoprii quando mi dedicò un posacenere. Che fosse tossico lo sospettai la prima volta che si mise a improvvisare su Now’s the time e non riuscivamo a fermarlo e sudava e camminava e continuò a suonare uscendo dalla sala prove. Che fosse tossico mi fu confermato la prima volta che venne a prendermi per una serata, quando si fermò davanti al cancello del cimitero, al capolinea del tram, e mi chiese se poteva bucarsi un attimo, intanto che tirava fuori siringa e attrezzi. Tirò fuori una fiala, così scoprii che si faceva di morfina. Una roba minore. Che se hai una ceramica di famiglia e ti fai di morfina non muori mai. Al massimo costruisci un Hotel de charme a via Stadera.


1) Il prologo 

2) Strada o fiume?

3) Praticamente il West

4) Una casa di certo

5) Un tremore, forse

6) Una fabbrica è il fuoco

7) Una lapide e un sasso



* PAOLO BIROLINI (Napoli, 1959; in lui convivono un fratello furbo e un fratello scemo. Quello scemo fa il Dirigente d'azienda e mantiene quello furbo, che prova a fare il poeta)



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