Guida turistica al Purgatorio / 1 - Prologo

di PAOLO BIROLINI


Prologo

In realtà dovreste partire da un incrocio, perché è sempre dagli incroci che si parte. Però il Purgatorio dovete attraversarlo a piedi e se venite in auto all’incrocio di certo non potete lasciarla. Perciò venite in tram e scendete al capolinea dell’emiciclo. Di fronte vi trovate il cimitero ma saltatelo, così come avete saltato il carcere mentre eravate in tram. Quelli fanno parte della parte cittadina del quartiere, col Purgatorio hanno poco a che vedere.

Vi toccherà percorrere la coda di via Nuova Poggioreale, che è terra di nessuno, il nulla, che neanche vedrete, perché dovrete muovervi con lo sguardo perennemente rivolto a terra, ma dura poco, tre minuti e siete all’incrocio: dietro di voi il Cimitero grande ed il carcere e la città verminosa, a destra il vuoto di una strada senza nome che conduce a luoghi inospitali, a sinistra la salita del Pianto, di fronte i Tre Ponti: l’ingresso al Purgatorio.

Il ponte, (Tre Ponti è denominazione indigena), ha due caratteristiche notevoli: in alto riporta ancora un indelebile saluto al Duce; in basso, all’altezza di ognuna delle tre arcate, tre divieti di transito per pedoni. Ma non vi lasciate scoraggiare, da lì in poi niente più divieti. Passate.

Attraversato il ponte comincia il Purgatorio vero e proprio: un quartiere che si sviluppa lungo un’antica strada consolare che portava in Puglia, (credo ci si arrivi ancora ma chi vuoi che vada in Puglia oggi, passando per il Purgatorio).

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La prima cosa che vedrete a sinistra sarà un negozio di cucine, di quelli grandi, intestato al Re di Poggioreale. Ma il Re è morto da tempo, credo ci siano ancora gli eredi che ne sfruttano l’antica notorietà. Non ne conoscete la leggenda? Beh, sarebbe lunga da riportare qui. Cercatela su Google. A me serve per dirvi che il quartiere ha prodotto numerose celebrità e in periodi diversi: il suddetto Re di Poggioreale nel primo dopoguerra; un attore di secondo piano negli anni ’70, che divenne famoso per i poliziotteschi con Maurizio Merli (ricordate Napoli Violenta?) e per la sua alfetta verde. Negli anni ’80 mio cugino, bassista di cantanti noti e meno noti e un cabarettista, mio amico di scuola, che ebbe un grande successo con una tv locale ma anche con la conseguente partecipazione a show nazionali. E poi Patrizio Oliva, (mica vi devo dire chi è), la Zingara (vi ricordate la Luna Nera?) e, modestamente, il sottoscritto. Vedete che già solo i primi 50 metri del lato sinistro meriterebbero un libro a parte? Per non parlare del lato destro.

 A destra, passando, non vedrete nulla, se non case fatiscenti immutate dal dopoguerra e peggiorate dal terremoto. Da un cortiletto però, subito dopo il ponte, si intravede una specie di giardino interno da cui si intuisce, esageriamo, la grande storia dei fiumi sotterranei e della magia che ne consegue.

I fiumi hanno nomi antichi: Sebeto e Russuolo (o Rubeolo), suo affluente. Ma non li vedrete, sono spariti da secoli. Il primo è un mito per il quale esiste anche una fontana dedicata in città, non mi dilungo. Il secondo si chiama così perché pare che tanto tempo fa fosse luogo di conciatori che ne coloravano le acque di rosso. Per me era semplicemente un luogo di avventure quando, da bambino, ne frequentavo le acque residue e stagnanti nella parte alta del quartiere, alla ricerca di salamandre d’oro. Ma di queste parlerò nel capitolo dedicato a via delle Puglie. Per ora accontentiamoci dei primi cento metri. Mi sembra ci siano già tutti i motivi per organizzarvi e partire.

 

(1/continua)


2  Strada o fiume?

3  Praticamente il West



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