Capitale della Cultura 2024 / La corazzata ligure, Sestri e il Tigullio

Il 3 e 4 marzo si terranno le audizioni delle città che concorrono al titolo di Capitale della cultura italiana per il 2024 (quest'anno è Procida).

Le dieci "finaliste" sono l'Unione dei Comuni Paestum-Alto Cilento, Ascoli Piceno, Chioggia, Grosseto, Mesagne, Pesaro, Sestri Levante con il Tigullio, Siracusa, Viareggio e Vicenza.



di ROBERTO ORLANDO*

La chiamano anche "La Bimare", proprio come Carducci definì l'Italia. Ma Sestri Levante è una "bimare" persino più caratteristica dello Stivale perché il piccolo promontorio che la divide in due da un lato è bagnato dalle acque placide della Baia del Silenzio e dall'altro dal mare un po' più ribelle della Baia delle Favole. Che c'entrano le favole? Il luogo certamente ispira, ma per essere precisi il nome è un omaggio di Enzo Tortora allo scrittore danese di fiabe Hans Christian Andersen, il quale nella prima metà dell'Ottocento qui soggiornò felicemente, lasciando molte tracce di sé. Anche per questo in onore dell'autore della Sirenetta, della Piccola fiammiferaia e del Brutto anatroccolo Sestri Levante ha voluto istituire un premio letterario internazionale, assai prestigioso, che quest'anno festeggia la quarantesima edizione.

Ora dovresti già cominciare a capire perché a un certo momento della sua storia, qualche mese fa, Sestri Levante e 27 comuni di mare e di monte del Tigullio (e del Golfo Paradiso) si sono candidati, uniti come mai prima, a diventare "Capitale italiana della cultura 2024".     


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(Sestri Levante)


Ne sarebbe contento anche Ezra Pound, che di Rapallo si era innamorato: "Il battito della luce negli ulivi" scriveva il poeta americano per descrivere l'ondeggiare cangiante delle foglie al soffio dello scirocco. Del resto la famigerata "Rapallizzazione" all'epoca descritta dai suoi versi era ancora di là da venire e l'armonia del paesaggio naturale tutt'al più poteva essere disturbata dalle piccole fortificazioni costruite nel Settecento dagli Austriaci durante l'occupazione dei territori della Repubblica di Genova.    

Rapallo, nei secoli, è sempre piaciuta a tutti: dal pirata Dragut, che la saccheggiò seminando il terrore nel Cinquecento, ai Grandi del mondo che nel secondo ventennio del '900 qui firmarono storici trattati di pace: quello tra i regni d'Italia e di Serbia-Croazia e poi quell'altro tra la Repubblica di Weimar e la Russia comunista.     

leggi anche:   LA SINDACA DI SESTRI: "IL TIGULLIO, UN ATLANTE DI BELLEZZE E CULTURA"


E proprio mentre si imbastivano i panni della Storia, Rapallo veniva celebrata pure da Eugenio Montale che su questo lungomare adorava soprattutto prendere il caffè. Tanto da dedicarle una poesia della raccolta Ossi di Seppia:     

"Son giunte  / a queste native tue spiagge,   

le nuove Sirene!; e qui manchi /  Camillo, amico, tu storico   

di cupidige e di brividi"    

Dove le Sirene erano le clienti belle e ingioiellate del bar e Camillo era nientemeno che l'amico Camillo Sbarbaro.    


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(Rapallo)


Guglielmo Marconi tuttavia preferiva Santa Margherita Ligure, che si trova a un tiro di onde radio da Rapallo. L’inventore negli anni Trenta aveva stabilito qui, sulla Nave Elettra ma non solo, la base operativa per i suoi esperimenti di comunicazione via etere con le onde corte e cortissime. Marconi alloggiava al Grand Hotel Miramare, stanza 105, e anche dalla terrazza dell'albergo lanciò i suoi segnali telegrafici fino all'altro capo del mondo.    

Sestri Levante invece era la città natale di Carlo Bo, che di Sbarbaro era stato allievo, fondatore della Scuola superiore per traduttori e interpreti, rettore dell'Università di Urbino dal 1947 fino alla sua morte nel 2001, ritenuto tra i maggiori studiosi ispanisti e francesisti italiani del Novecento.  

E' comune di Sestri Levante anche la frazione di Riva Trigoso, famosa non solo per ospitare uno dei cantieri navali più antichi d'Italia (fondato nel 1897 da Erasmo Piaggio, ora Fincantieri) dove è nata tra l'altro la prima portaerei italiana, la nave Cavour, ma anche e probabilmente di più per la sagra del "Bagnun" che si celebra ogni anno a luglio: il bagnun è una zuppa di pesce tipica a base di acciughe, pomodoro, aglio, olio e pane secco. Era nata come vettovaglia per le lunghe navigazioni, ora genera lunghe code di turisti.   


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(Chiavari)


Se da Riva si procede verso levante si può raggiungere, non facilmente, Moneglia, uno dei borghi meglio custoditi della Riviera che si affaccia su una delle più belle spiagge della Liguria. Dico non facilmente perché per arrivarci bisogna attraversare un senso unico alternato quasi tutto in galleria e lungo 7 km che è regolato da un semaforo: il rosso dura 20 minuti. Insomma, arrivarci in treno è molto meglio, anche perché i parcheggi non sono certo numerosi.   

Tanto è riservata e nascosta Moneglia quanto è mondana Portofino che del Tigullio è senza dubbio la reginetta mediatica: l'ex borgo di pescatori è divenuto famoso in tutto il mondo per il fascino della sua baia così ben frequentata dal jet set internazionale, per le sue ville esclusive a picco sul mare, per la straordinaria bellezza del Parco naturale che porta il suo nome e delle spiagge esclusive quanto incantevoli di Paraggi e San Michele di Pagana. Di Portofino si sa già quasi tutto, pertanto mi limito a raccontare un aneddoto che riguarda il suo nome. Secondo Plinio il Vecchio deriva dal fatto che il tratto di mare davanti al borgo in epoca imperiale fosse frequentato da un numero notevole di delfini. E così questo porto naturale colonizzato dai celti-liguri a partire dall'VIII secolo a.C venne battezzato dai romani Portus Delphini. 


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(Camogli)


E poi c'è Chiavari, città con ambizioni - deluse nel 2001- da capoluogo della provincia tigullina, con tanto di sigla nella targa delle auto. Anche se qui tutti vanno in bicicletta, da tempi non sospetti: è una vera rarità in Liguria, principalmente per ragioni orografiche. Così come è praticamente unica in tutta la Riviera la fitta rete di portici che caratterizza il centro storico della città. Ma inimitate sono pure le sedie artigianali in stile impero rielaborato, inventate nel 1807 dall'ebanista chiavarese Giuseppe Descalzi. Le battezzò, per non sbagliare, Chiavarine e noi liguri adesso non ne facciamo gran pubblicità, però nella prima metà dell'Ottocento la Chiavarina qui dava lavoro a ottocento operai.      

Ma il vero motivo per cui non si dovrebbe esitare ad assegnare al Tigullio e dintorni il titolo di capitale della cultura è che Chiavari può essere considerata la vera patria, addirittura genetica, del Risorgimento e quindi dell'Italia unita: qui infatti sono nati per curiosa combinazione i padri di Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi e Nino Bixio.     


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(San Fruttuoso)


E se vogliamo continuare a spezzare lance a favore della candidatura del Golfo non possiamo esimerci dal ricordare che se nelle scuole esistono le lavagne è per merito delle miniere di Lavagna, o meglio del vicino entroterra, in Val Fontanabuona, dove l'ardesia si estrae e si lavora da un paio di migliaia di anni. Nella valle, che ha la caratteristica di essere parallela alla costa e quindi di avere un microclima particolarmente mite perché al riparo dai venti freddi da Nord, si trovano una dozzina di comuni che aderiscono alla candidatura per il 2024. Sempre per parlare di cittadinanze illustri, secondo alcune fonti era originaria della Val Fontanabuona la famiglia di Cristoforo Colombo. Era sicuramente nato qui, a Favale di Malvaro, Luigi Giannini, padre del fondatore della Bank of America, Amadeo Peter Giannini. Se non vi bastasse sempre qui vicino, a Rossi di Lumarzo, era nata Natalina "Dolly" Garaventa, cioè la madre di The Voice Frank Sinatra. L'America insomma qui ce l'avevano nel sangue, come purtroppo la miseria che nell'Ottocento spinse migliaia di abitanti della valle a cercare fortuna oltreoceano, spesso con successo. 


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(Recco)    


Nell'elenco dell'agguerrito sodalizio tigullino ci sono, addirittura nel gruppo dei sei comuni promotori della candidatura, anche due intrusi d'eccezione: Recco e Camogli che geograficamente fanno parte del Golfo Paradiso e si trovano appena prima del Tigullio, venendo da Genova. Recco con le sue trofie al pesto, la sua leggendaria e unica focaccia col formaggio Igp. E Camogli che è un borgo di mare tra i più belli e conosciuti, con una solida tradizione nella marineria commerciale, tanto da essere ribattezzata nel XIX secolo “la città dei mille bianchi velieri”. Anche Camogli ha la sua sagra, quella del pesce, famosa perché le acciughe vengono fritte nella piazza del porticciolo dentro una padella di 4 metri di diametro che pesa 28 quintali e ha un manico lungo 6 metri. Ogni seconda domenica di maggio vengono cucinate e distribuite gratuitamente 30mila porzioni di pesce, cioè 3 tonnellate di acciughe fritte in 3mila litri d’olio.   


*ROBERTO ORLANDO (Nato a Genova in agosto, giornalista professionista dal 1
983. Ultimo capocronista del Lavoro. Dopo uno scombinato tour postrisorgimentale che lo conduce in molte redazioni di Repubblica è rientrato tra i moli della Lanterna. Viaggia, fotografa e scrive. Meno di quanto vorrebbe)


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