Terre di Baronie - Rocca Calascio, fra i briganti e LadyHawke

di GABRIELLA DI LELLIO*

Proseguendo per altri cinque chilometri oltre Santo Stefano di Sessanio arrivo a Calascio, l’ultimo baluardo della Baronia, un borgo di un centinaio di abitanti a 1200 metri, sovrastato dalla sua Torre a 1400 metri circa.

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All’ingresso del paese incontro Franca Fulgenzi, ex insegnante di lettere che attualmente lavora nel suo bar, il Nido del Falco. Mi fermo a parlare con lei nei tavolini all'esterno del locale. E’ autrice dell’agenda di Calascio amata dai Calascini e dai turisti perché piena di storie locali, modi di dire, proverbi -   chi arru scult’ se ne vole j’, mazz’e corn’ sa dà s’ntì (chi ascolta di nascosto, gli tocca sentire cose spiacevoli a suo riguardo) - e ricette. Tipica del posto è la polenta prena (ripiena), la farina di mais cotta in acqua salata e poi mescolata con le lenticchie, lessate a parte e condite con un soffritto di aglio e olio.



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(Franca Fulgenzi foto di Gabriella di Lellio)


Mi racconta la storia del paese e della sua gente, di alcune famiglie più ricche di altre perché proprietarie di pecore, e famiglie di artigiani, fabbri e muratori. Suo nonno aveva una rivendita di laterizi e generi alimentari, una sorta di emporio, e tra l’800 ed il 900 costruì le case di Calascio e Santo Stefano in pietra e malta, arricchendole con affreschi. Mi spiega anche la struttura del paese di cui io stessa non avevo idea, pur venendoci spesso. Calascio ha tre livelli: la zona di sotto o della Via Nuova dove ci troviamo noi, la Via di Mezzo e il borgo antico di origine altomedievale con chiese antiche e palazzi nobiliari. Ma come in tutti i paesi sono i vicoli stretti a regalare gli scorci più belli.


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(Convento e chiesa di S.Maria delle Grazie,  XVI sec        foto di Gabriella Di Lellio)


Procedendo per altri tre chilometri c’è la frazione di Rocca Calascio, che è stato comune autonomo fino all’epoca napoleonica. Per entrare nel borgo si deve lasciare l’auto nel parcheggio accanto a un fontanile e proseguire a piedi. Sino a pochi anni fa era in totale abbandono, oggi molte case sono state ristrutturate ed è possibile trovare strutture ricettive. Durante l’inverno gli abitanti di Calascio e Rocca Calascio sono in tutto settanta e negli ultimi dieci anni sono nati solo tre bambini. 

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Proseguendo oltre il borgo per un sentiero di circa tre chilometri e con un dislivello di 230 metri, si arriva all’antica Torre di avvistamento, la torre di guardia e di difesa per il controllo della Transumanza. E’ ormai un’icona nonché set cinematografico, non a caso immortalata da Paolo Pellegrin nell’attuale esposizione al MAXXI de L’Aquila. Intorno agli anni ‘80, tutto il comprensorio aquilano del Gran Sasso ed in particolare la parte alta di Calascio è stato utilizzato come ambientazione per numerosi film.

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(Una scena di LadyHawke)


Chi non ha mai sentito parlare del film LadyHawke (USA, 1985)? Forse non tutti sanno che molte delle sue scene sono state girate qui. La Torre è visibile anche in alcune sequenze del film The American (USA, 2010) con George Clooney, interamente girato nella provincia dell' Aquila, in particolare tra Castel del Monte, Calascio e Castelvecchio Calvisio. Appare ne Il nome della rosa  e anche in alcune scene de La Piovra 7 e di Amici miei atto II.


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(Rocca Calascio              foto Gabriella Di Lellio)


In origine esisteva solo il Mastio che sicuramente aveva un piano in più rispetto a quello che possiamo vedere oggi, per controllare i confini ed il passaggio delle greggi. Grazie poi alla “cartina dei collegamenti ottici” si potevano fare avvistamenti fino al mare.


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Solo nel 1400 con l’arrivo dei Piccolomini sono stati aggiunti i quattro torrioni esterni di forma cilindrica ad uso militare. Per questa ragione la costruzione è conosciuta come il Castello. Altro elemento definitivo di confusione nella sua denominazione  è l’inserimento dell’antica Torre nella collezione di francobolli nazionali dedicata ai castelli più belli d’Italia. I frammenti murari con finestre e feritoie che si incontrano salendo verso la Torre sono i resti dell'antica cinta muraria.

Nella prima metà dell’800 c’era da contenere l’azione dei briganti presenti nel bosco di Voltigno, tra Calascio ed il confinante Castel del Monte, che arrivavano in paese e lasciavano messaggi scritti come gli attuali “pizzini” con richiesta di denaro, viveri e abbigliamento ma solo per lo stretto necessario alla loro sopravvivenza. In caso di risposta negativa, uccidevano gli animali dei paesani. Alcuni di quei messaggi sono ancora custoditi.


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Nelle vicinanze della Torre si trova la chiesa di Santa Maria della Pietà, un tempietto a pianta ottagonale sovrastato da una cupola ad otto spicchi. Fu edificato tra il sedicesimo ed il diciassettesimo secolo sul luogo dove, secondo una leggenda, la popolazione locale ebbe la meglio su una banda di briganti. Altre fonti raccontano che fu costruito nel 1451 su disegni del Bramante. Oggi la chiesa è adibita a semplice oratorio ma è ancora meta di fedeli e devoti.

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 (Santa Maria della pietà      foto da pixabay)


Rocca Calascio è il limite ultimo delle terre della Baronia, legato per scambi economici e di confine al limitrofo Castel del Monte ad appena otto chilometri di distanza, da sempre politicamente autonomo e luogo di snodo di antichi tratturi e transumanze.

Anch’esso conserva la sua storia e la sua bellezza oltre ad una produzione ovina di qualità, dal pecorino ottenuto da latte crudo alla ricotta, dal raro “marcetto” (crema piccante di pecorino fermentato) – alla “chiaranese”, carne di pecora cotta secondo l’uso dei pastori.

Magari ve la racconto un’altra volta.

(4 - FINE)

Leggi le puntate precedenti

3)SANTO STEFANO DI SESSANIO

2) CARAPELLE CALVISIO

1) IL PICCOLO TIBET



*GABRIELLA DI LELLIO (Sono aquilana e sorella minore di nascita. Mi sento ottimamente a Roma e meno a L' Aquila dal terremoto del 2009. Ho insegnato lingua e letteratura inglese nel Liceo Scientifico della mia città. Sono maestra di sci perché amante della montagna e della neve. Mi piace la fotografia analogica in bianco e nero, che ho ripreso a fare dopo trent'anni e a cui intendo dedicare il mio tempo. Sono cresciuta nella FGCI e nel PCI fino alla “deriva occhettiana")