Piccolo Tibet d'Abruzzo, tra wilderness e Baronìe/ 1

 di GABRIELLA DI LELLIO*

I monti dell’Abruzzo sono ruvidi, alti, spesso privi di vegetazione, scarni, e poveri in apparenza; però nascondono una ricchezza tutta da scoprire. Tra loro spicca, regale, il Corno Grande della catena del Gran Sasso, a 2914 metri la vetta più alta dell’Appennino. E’ un punto di riferimento degli aquilani: se lo vedi, ti orienti.

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(Corno Grande      foto di Gabriella Di Lellio) 


Ai piedi di Corno Grande, nel centro della zona protetta del Parco Nazionale del Gran Sasso, si estende un altopiano che viene soprannominato “Piccolo Tibet d’Italia”. È molto amato dagli appassionati di trekking, scalate, sci di fondo ed in estate anche da ciclisti e motociclisti, perchè si trova a 1500-1900 metri di altitudine per un'estensione di circa 20km. E’ stato modellato nei secoli lì dove circa 15.000 anni fa c’era il ghiacciaio più esteso di tutto l’Appennino, il Calderone. Oggi il ghiacciaio è quasi del tutto scomparso, ma da giovane ci andavo a sciare d’estate, salendo in quota con sci e pali per gli allenamenti in spalla.

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(Campo Imperatore           foto da pixabay)


Mio padre mi raccontava che gli alberi del Gran Sasso erano stati tagliati tutti, in epoca romana, per costruire le navi necessarie per le guerre puniche e che da allora per secoli ogni tentativo di rimboschimento fu ostruito dai pastori. In realtà non so quanto vero ci sia in questa storia, ma sicuramente la pastorizia è da sempre l’attività predominante della zona. In inverno, le pecore dovevano migrare verso climi più miti della Puglia, quel viaggio che com'è noto si chiama “transumanza”.


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(Vipera dell'Orsini)


Il grande altopiano é ancora oggi il regno del vento, delle stelle alpine, dei lupi, delle volpi, delle lepri, di roditori chiamati arvicole delle nevi e della Vipera dell’Orsini, che vive qui con la sua più importante popolazione al mondo. Da questa vipera viene il nomignolo dialettale, usato nell’aquilano, di “asprosordo”, riferito a persone intelligenti e sornione. Sono stata chiamata anch’io così. 

Nella parte meridionale del Parco Nazionale del Gran Sasso c’è la “Terra della Baronia”, una terra dove su montagne ed altopiani sorgono borghi antichi che hanno mantenuto la loro fisionomia originaria: Barisciano, passaggio obbligato ed ingresso per Carapelle Calvisio, e poi Castelvecchio Calvisio, Santo Stefano di Sessanio, Calascio, Rocca Calascio. Al di là del confine Castel del Monte. Nel basso Medioevo appartenevano quasi tutti alla “Baronia di Carapelle”, oggi un paesino di un’ottantina di abitanti, il più piccolo Comune del centro-sud. 



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(Adonide gialla)


Occorre tornare indietro nei secoli e precisamente nel 779, per avere una prima testimonianza scritta dell’insediamento da un punto di vista geografico, storico ed economico. Ci fu una vertenza tra i carapellesi insediati nel pianoro e dediti ad attività di coltivazione e il sovrastante Convento benedettino di San Lorenzo, l’attuale Castelvecchio Calvisio, circondato da boschi, prima fonte di sostentamento dei monaci per la produzione di legno, frutti selvatici, castagne, cacciagione ed allevamento brado dei maiali. 

Gli “Homines de Carapellas” disboscarono circa nove ettari di alberi pretendendo di non pagare i tributi dovuti al monastero. Siamo nel passaggio dalla dominazione longobarda a quella franca ed i Carapellesi rappresentavano la sacca di resistenza longobarda. 


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(La Baronìa di Carapelle)

Solo più avanti nei secoli, durante la dominazione Normanna, che legittima i pastori per la Transumanza in Puglia, si realizza una divisione del lavoro tra le zone a vocazione agricola - Carapelle e Castelvecchio con aziende miste di allevamento e coltivazione - e quelle a vocazione di allevamento - Calascio, Rocca Calascio, Santo Stefano di Sessanio ed il confinante Castel del Monte - che praticano la transumanza. 

La Baronia probabilmente si costituisce nel sedicesimo secolo, perchè il Demanio di Carapelle è citato nell’atto giuridico di Carlo I D’Angiò che riunisce tutti i borghi della Baronia, terra successivamente contesa tra Francesi e gli Aragonesi. Solo con l’unità d’Italia, nel 1860, Calascio, Rocca Calascio, e Santo Stefano di Sessanio si resero autonomi.

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 (I borghi delle terre della Baronìa)

 

Sul grande altipiano della Baronia, un tempo chiamato Campo Radduro o Campradore, hanno pascolato per secoli centinaia di migliaia di pecore. E’ infatti il valore di queste distese erbose a spiegare perché la famiglia fiorentina dei Medici, che basava la sua ricchezza sulla lavorazione della lana, abbia acquisito nel 1579 terre e feudi al margine meridionale dell’altopiano. Di questa presenza nobile resta solo qualche rudere e una torre Medicea.                                                              

L’accesso principale alla Baronia venendo da L’Aquila è il paese di Barisciano. A 940 metri di altitudine è già in montagna, un   paese di confine rivolto più verso L'Aquila, che contribuì a fondare, che verso la Baronia. Per conoscere questi luoghi è fondamentale conoscere persone locali. Così davanti ad un caffè nella piazza principale del paese, incontro un po' di amici che si sono offerti di farmi da guida perché solo i locali possono rivelare i segreti del luogo. C’è Domiziana Salvatore, conoscitrice degli itinerari montani di zona, Luca Pasquali, autore del progetto Frequenze.altervista.org,  un interessante blog sulla storia e le tradizioni locali,  Luca Lancioni, specializzato in storia contemporanea e conoscitore della storia locale, e Giulio Pacifico, professore di storia. 

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(Al castello di Barisciano)

Mi raccontano con orgoglio che il borgo ha origini antiche: la strada sterrata che lo costeggia probabilmente è la via Claudia Nova, costruita nel 47 d.C. dall’imperatore Claudio. Nel medioevo poi il borgo è sempre stato politicamente autonomo ma , essendo al confine della Baronia, si disputava i pascoli di Campo Imperatore con Carapelle. Il Castello-recinto di Barisciano è testimonianza degli antichi conflitti. Posto sulla collina sovrastante il paese con quattro torrioni ed un puntone di forma pentagonale, vigila sulla strada che va in direzione di Campo Imperatore. In realtà è proprio Campo Imperatore a legare tutti i paesi che operano nella pastorizia, quasi una proiezione in altitudine dell’organizzazione sociale.

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(Il castello di Barisciano da un drone)


Se Carapelle era la sede della Baronia, Barisciano era la sede del mercato e della fiera di Santa Caterina, ancora in funzione, dove si comprano e vendono il bestiame e i prodotti locali, e dove una volta si fissava il prezzo dello zafferano.

  

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A fine incontro con le mie guide locali ho avuto in omaggio un calendario particolare, il “Calendiluglio” , così chiamato perché fa iniziare l’anno dal mese di luglio in onore dei migranti locali che tornavano in estate da luoghi in America, Belgio e Francia, con cui Barisciano ha tutt’oggi un gemellaggio per la città di Villeroy. 


*GABRIELLA DI LELLIO (Sono aquilana e sorella minore di nascita. Mi sento ottimamente a Roma e meno a L' Aquila dal terremoto del 2009. Ho insegnato lingua e letteratura inglese nel Liceo Scientifico della mia città. Sono maestra di sci perché amante della montagna e della neve. Mi piace la fotografia analogica in bianco e nero, che ho ripreso a fare dopo trent'anni e a cui intendo dedicare il mio tempo. Sono cresciuta nella FGCI e nel PCI fino alla “deriva occhettiana")


 

(1 - continua)