L'intervista - Diego Guida: "Il guizzo di Napoli non basta più"
di MARCELLA CIARNELLI*
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Diego Guida è l’erede della famiglia di librai ed editori che per tre generazioni ha stimolato e accompagnato la vita culturale di Napoli nei trascorsi cento anni. Un secolo di impegno a passarsi il testimone, uno sforzo raccolto in un libro che ripercorre il passato per guardare al futuro. Con concretezza, senza rinunciare ai sogni.
Quanto è stato difficile raccogliere la storia culturale di Napoli vissuta attraverso gli scaffali e gli spazi di un luogo impegnativo della mente ma anche dell’imprenditoria quali sono una libreria e una casa editrice?
Non è stato facile. A tratti molto faticoso. Quando ho dato alle stampe il libro mi sono venuti tanti ripensamenti. Mi sono reso conto di avere dimenticato tante cose, tante persone. Ma ad un certo punto bisognava scrivere la parola fine. Ora mi è venuto il dubbio se mettere in vendita il volume.
Questa storia secondo lei va venduta? E’ giusto farlo? Si possono vendere i ricordi di una città?
Se me lo chiede io le rispondo di sì. E’ giusto
dare a molti, possibilmente a tutti, uno strumento per ricordare e,
specialmente ai giovani, per conoscere quello che è
stata capace di produrre, in intelligenze e personalità, una città che è troppo
spesso conosciuta più per i suoi problemi che per le sue positività. Una città
che aveva nella famiglia Guida un punto di riferimento certo. Allora, lo metto in vendita?
Certo. Così non rischia di
aver fatto solo un’operazione nostalgia riservata a pochi, specialmente in un
momento in cui il Covid sta condizionando e modificando le nostre vite ed in
cui il passato ci può aiutare a trovare il futuro. Bisogna parlarsi, bisogna
incontrarsi anche attraverso le pagine di un libro come questo.
La
pandemia, che cosa terribile. Avevo organizzato una grande serata al San Carlo
per presentare il libro assieme ai tanti che con la mia famiglia hanno
costruito e percorso strade e luoghi di cultura di Napoli. Per ricordare
i periodi magici delle grandi mostre, degli scrittori importanti che venivano
in città, era tutto un andirivieni. In un confronto costante con le nostre
intelligenze di cui per me Andrea Geremicca è stato un grande esempio, forse è
stato lui l’ultimo intellettuale in un’epoca che fu di riscatto… In quella
serata al San Carlo il libro lo avrei regalato a tutti. Ma non si è potuto
fare.
Lei ha parlato di riscatto. Anche in questi giorni, in occasione della morte di Maradona, si è parlato di riscatto della città. Ma da cosa Napoli si deve riscattare?
Di
questo atteggiamento verso di noi hanno responsabilità in buona parte i
napoletani. Da sempre paghiamo lo scotto di una incapacità di riconoscere
all’altro un valore, viviamo la difficoltà di comunicare all’esterno, non
riusciamo a sdoganarci dagli stereotipi, e quindi ci creiamo da soli difficoltà
che pure spesso con un guizzo riusciamo a superare. Ma è sempre una gran
fatica. Pensi a tutti quelli che se ne sono andati costretti a farlo per
realizzarsi nelle professioni, nei sogni. Non tornano. Il napoletano che se ne
va non ritorna. Noi siamo rimasti qui. A combattere l’idea che la cultura non è
un investimento. Per me continua ad esserlo. E ci fa anche campa'…
*MARCELLA CIARNELLI (Romana di ritorno, napoletana per sempre. Giornalista per passione
sempre all’Unità. Una vita a seguire le istituzioni
più alte fino al Quirinale senza perdere la curiosità per ogni altro
avvenimento. Tante passioni:
il cinema, il teatro, i libri, il mare, i viaggi, la cucina, gli umani nelle loro
manifestazioni più diverse…e la squadra del Napoli)
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