La sera andavamo a Port'Alba. Da Guida

di MARCELLA CIARNELLI*

leggi anche: "Intervista a Diego Guida: il guizzo di Napoli non basta più"

C’era sempre un gatto acciambellato nella vetrina della libreria Guida di piazza dei Martiri, il cuore chic di Napoli,  dove era giusto ci fosse l’insegna di quello che per i napoletani, e non solo, è sempre stato il logo dell’eccellenza dei libri, della cultura. Mollemente sdraiato sui volumi il felino intellettuale ti guardava e mostrava di apprezzare la visita nel locale di un appassionato di libri. Comprasse o no.

L’elegante vetrina per molti degli anni a conclusione del 1900 è stata un punto di riferimento. Una tappa imprescindibile del viaggio nell’anima colta di Napoli che la famiglia Guida, librai ed editori, ha sempre saputo individuare e valorizzare. Dall’intuizione iniziale, datata cento anni fa, ad un tragitto, complicato, esaltante, a volte difficile ma sempre stimolante, nel segno di una straordinaria simbiosi tra cultura, imprenditoria e città.

Le belle esposizioni tra scaffali e vetrine nel massimo sviluppo delle librerie Guida, luoghi di vendita e di incontro di menti, e poi l’impegno nell’editoria, sono state la conseguenza di una intuizione geniale. Quella di Alfredo, il capostipite, che nel 1920 aveva solo ventiquattro anni e una licenza elementare. Tornato da poco dalla prima guerra del secolo, decise che il modo migliore per guadagnarsi il pane fosse curare la mente, proponendo libri in mostra su un traballante carretto che girava per la città. I volumi erano proposti in affitto per un centesimo. Il poco ma interessato pubblico fu di stimolo. La strada era quella giusta ma bisognava renderla stabile. Nacque così la prima libreria Guida, quella di via Port’Alba al 20, una stretta strada di conquista del centro città, dove l’odore dei libri, ma succede anche oggi, si mescolava con quello delle pizze sfornate dai tanti esercizi della zona.

libreria anni trentajpg

(La libreria Guida nel 1930)


E lì, dietro una porta blu, cominciò a trovare forma e attuazione la convinzione che “quando si vende un libro ad una persona non gli si vendono soltanto dodici once di carta con inchiostro e colla. Gli si vende un’intera nuova vita”. Alfredo Guida, per la sua idea e gli sviluppi che ha avuto, è citato nell’enciclopedia Treccani nel dizionario Biografico degli Italiani.

Grandi crisi, un’altra guerra, il dopoguerra, il boom economico e la recessione, il fascismo. I Guida, librai ed editori in Napoli, sono stati i testimoni attivi della storia della città. Cominciata con quel carretto e poi in un negozio che bisognava riempire di merce. All’ inizio opere avute in dono e poi rivendute. La base di un’attività in cui prontamente furono coinvolti come soci anche i fratelli Mario, Raffaele e poi Oreste. Erano le presenze discrete e collaborative del viaggio di cui ognuno di noi è protagonista quando si avvicina ad un libro. In quel locale potevi incontrare Benedetto Croce e Gino Doria, Francesco Torraca e Giovanni Leone. E poi anche un giovane Giorgio Napolitano che, anche diventato presidente della Repubblica, una visita in libreria non ha mai mancato di farla.

La libreria. In breve diventarono le librerie. Dopo poco più di cinque anni cominciarono le nuove imprese in altre zone della città. Via Chiaia e poi Piazza dei Martiri, la preferita di Curzio Malaparte. I clienti sfogliavano, chiedevano, consultavano e potevano usufruire anche di un servizio rivoluzionario per allora, la consegna a domicilio.

Se la pagina scritta è un simbolo di libertà, inevitabile che nel periodo fascista qualche problema i Guida dovessero averlo. La loro scelta politica non era sconosciuta e, comunque, la loro clientela era chiaramente schierata. Che fare? Puoi esporre e vendere i libri di Lenin e Bakunin senza conseguenze? La soluzione fu tanto semplice quanto dimostrativa della pochezza del regime. Le copertine originali venivano ricoperte proponendole come opere di Stendhal e Zola, di Guy de Maupassant. I corpi del reato sfuggirono all’Ovra poiché dai modesti agenti del regime furono cercati nei posti più reconditi e non in bella mostra sugli scaffali come invece erano. I libri proibiti continuarono ad essere venduti a dimostrazione dell’impegno antifascista di chi non avrebbe mai accettato quell’ignorante censura del pensiero e delle idee.

CamScanner 12-06-2020 0947jpg

(Raffaele La Capria)

Nonostante i tempi sempre difficili per la cultura, la voglia di fare impresa era troppa. Nel 1930 cominciò il programma ufficiale di pubblicazioni con il marchio AGE, conseguenza dei primi tentativi già avviati nel 1922. Si cominciò con l’opera omnia di Francesco D’Ovidio, avviandosi su un percorso politico e culturale. Arrivarono poi testi di Abbagnano, Lombardi, Sandulli. Ma anche Salvatore Di Giacomo e Roberto Bracco, Raffaele Viviani e Ferdinando Russo. Non furono pochi gli ostacoli da superare. Ci fu la guerra. Era difficile rifornire le librerie. Difficile raccogliere testi nuovi. Nella storia della famiglia fa testo un avventuroso viaggio di Raffaele al nord che fruttò tre carichi di libri. E poi l’intuizione per risollevarsi a conflitto terminato, mentre la città faceva i conti con tutte le sue macerie: stampare un dizionario tascabile in lingua inglese. Nella città in cui americani e napoletani stavano imparando a convivere fu uno strumento utile. E molto venduto. I proventi servirono a finanziare la pubblicazione del Manifesto di Marx ed Engels e La libertà di Stuart Mill.

bassanijpg

(Giorgio Bassani)

Librai, editori, ma anche aggregatori di cultura. Al numero 24 di via Port’Alba nel 1963 fu inaugurata la Saletta rossa. Il luogo dove Mario Guida realizzò il suo sogno di sollecitare e portare al confronto le intelligenze di una città che da ultimo il laurismo aveva provato a soffocare. Paolo Ricci, Max Vairo, Vittorio Viviani, Compagnone, Rea, Stefanile, nei mesi precedenti, spesso attorno a una pizza, discussero, proposero e poi dettero il via ad un’iniziativa che cominciò davanti ad una platea affollata stregata da Achille Millo che lesse poesie.

Quelli che affollarono la Saletta nei primi dieci anni furono i testimoni della crescita culturale della città. Di una potenzialità troppo spesso mortificata. Di lì passarono Pasolini e Ungaretti, Bassani e Kerouac, Sanguineti e Allen Ginsberg, Moravia e Umberto Eco. Il gruppo ’63 cominciò la sua battaglia. La folla si accalcava per ascoltare. Napoli guardò al futuro da un luogo che cresceva sotto la spinta di una incredibile richiesta. La sede di Port’Alba è stata dichiarata “Bene culturale dello Stato”.

CamScanner 12-06-2020 0951jpg

Altre librerie furono aperte. Anche nei quartieri più nuovi. Il Vomero. Una anche a Ischia. L’attività editoriale ebbe notevole ripresa. Libri e riviste. E poi cominciò la trasformazione della struttura aziendale, il rapporto con altri editori. Ci furono cambi di sede e di impegno. Cambi di struttura societaria. Alti e bassi. La più recente crisi economica non ha risparmiato le iniziative dei Guida. Nel 2013 quindici dei 18 dipendenti furono messi in cassa integrazione. Port’Alba fu chiusa nella indifferenza delle istituzioni, di chi avrebbe potuto (e dovuto) sostenere un simbolo della città. “Abbiamo dato tanto, ora dateci una mano” inutilmente chiese Mario Guida. La sede l’anno dopo fu venduta assieme agli oltre settecentomila volumi che vi erano accumulati. Chiusa la porta blu.

Ma non si è fermato l’impegno dei Guida. Ora tocca a Diego, il nipote di Mario e Giuseppe, che  conduce ai giorni nostri la casa editrice che ha sede in via Bisignano, a pochi metri dalla libreria di piazza dei Martiri, quella del gatto. Sulle spalle una tradizione familiare di cui andare fiero, un impegno politico con la giunta Jervolino di cui è stato assessore, il desiderio di riportare Napoli nel circuito importante con l’organizzazione di un salone del libro che ha avuto un grande successo mentre avevano problemi quelli di Milano e di Torino, l’esponente della terza generazione dei Guida è anche presidente nazionale dei piccoli editori e vicepresidente di tutti gli editori, associazione che raccoglie l’89 per cento di quanti fanno questa straordinaria professione.

Toni Servillojpg

(Toni Servillo)

Nel catalogo della casa editrice adesso ci sono libri di saggistica, attualità, narrativa. C’è molto spazio per i giovani. E nella testa dell’editore che ha preso le redini della storia c’è la voglia di ritrovare sotto altre forme e modi quello che la Saletta rossa ha significato per Napoli. I primi cento anni sono ora raccolti nel libro “Un secolo di storia” Verso nuovi percorsi culturali, edito in occasione del primo secolo di attività. Una attenta ricostruzione di Ciro Raia, l’impegno autografo di Diego Guida, le sfide del futuro appuntate da Ugo Cundari, tante foto, documenti e testimonianze di affetto e stima di scrittori, registi, attori, politici che di Guida sono stati clienti e autori. Ma sono soprattutto amici grati.

*MARCELLA CIARNELLI (Romana di ritorno, napoletana per sempre. Giornalista per passione sempre all’Unità. Una vita a seguire le istituzioni più alte fino al Quirinale senza perdere la curiosità per ogni altro avvenimento. Tante passioni: il cinema, il teatro, i libri, gli animali, il mare, i viaggi, la cucina, gli umani nelle loro manifestazioni più diverse…e la squadra del Napoli)

clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook
clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram