Kyiv e Roma: Due Capitali, Due Fiumi

di ANNA DI LELLIO*

L’Ucraina così lontana da noi e martoriata da sabato sera è in mostra attraverso alcuni suoi artisti e fotografi in tre librerie del quartiere Trieste/piazza Bologna: il Punto Einaudi, Tra Le Righe, e L'Altracittà. Il titolo delle diverse mostre ed eventi è “Due Fiumi, Due Capitali.” E sabato Ala Zarvanytska, curatrice del gruppo romano, fa gli onori di casa all’Altracittà, una deliziosa libreria a via Pavia 106, ambiente caldo dove ci si muove tra libri messi dappertutto ma ci si può anche sedere su una comoda potrona a leggere o assistere agli eventi culturali in calendario. 

Ala è una romana di adozione, dato che a Roma è venuta a studiare architettura molti anni fa e poi si è fatta una famiglia ed è rimasta. Non è la prima volta che organizza un evento del genere, anche due anni fa l’aveva fatto, in un clima completamente diverso. Quest’anno la  mostra era prevista come un modo per ravvivare gli incontri culturali e artistici tra Roma e Kyiv, ma anche per rompere la lunga chiusura imposta dal covid ad eventi culturali. Invece, ci si ritrova inevitabilmente a parlare di guerra.

A Kyiv, Ala ha ancora un fratello con la sua famiglia. “L’ho sentito  ieri, mi ha detto che hanno visto volare dei jet russi e poi hanno visto i ‘nostri’ seguirli e  una grande esplosione dopo. Erano contenti.” La vostra resistenza ci meraviglia, le dico. “Per essere onesti ha meravigliato anche noi. Non sapevamo di essere così forti.”   

La mostra è esposta a metà. Gli artisti che non sono riusciti né a venire di persona  né a mandare i loro lavori hanno però mandato messaggi.

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Ala oscilla tra la determinazione e la rabbia. L’odio che un artista di Kyiv ha espresso per i russi nel suo messaggio di saluto al pubblico romano è palpabile anche  nelle parole di Ala. “Alla fine si sono rivelati per quello che sono, i russi. Quando lo dicevo nessuno mi credeva. La verità è che in cento anni hanno prodotto solo tre dittatori, Lenin, Stalin e Putin. Hanno sempre cercato di rubarci tutto. Gli artisti di cui si vantano sono ucraini, ma loro dicono che sono russi: Di dove erano Malevich, Tchaikosvky, Checkov, Mayakovsky, tanto per nominare i più famosi? Certo non russi. Eppure Kazimir Malevich passa per suprematista russo.”

L'orgoglio nazionale si sente nelle parole della storica dell’arte Kseniia Konstantynenko,che in un collegamento via zoom ha proposto una vivace rivista dell’arte ucraina attraverso i secoli. Pensavo di raccontarne dei passaggi, ma la libreria ha messo a disposizione l’intera lezione su you tube e ascoltare la professoressa è un piacere. Invito i lettori a farlo.



E se si volesse guardare con più attenzione alle meravigliose opere di cui parla con visibile orgoglio, un suo saggio è disponibile sull’Internet:

http://www.viceversaitua.it/blog/storie-della-cultura-ucraina-le-icone 

Non guarderò mai più le opere di Malevich senza pensare alla provenienza dei suoi colori accesi e a cosa disse al proposito: “Ho squarciato la sfumatura blu dei vincoli del colore.”  

 

*ANNA DI LELLIO  (Sono Aquilana di nascita, ma mi sento più a casa a New York, Roma, e Pristina. Un po' accademica, un po' burocrate internazionale, e un po' giornalista. Ovviamente ho lavorato per l’Unità. Tra le mie grandi passioni giovanili c’erano lo sci, la lettura, i viaggi, il cinema e la politica. A parte lo sci, sostituito dallo yoga, le mie passioni attuali sono rimaste le stesse)

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