Guida turistica al Purgatorio / 11 La fine e la forestiera

di PAOLO BIROLINI*

 Sono dieci passi dalla casa natale alle origini. Siamo ancora nel deserto ma, passato il confine, vi mostrerò i luoghi del cibo e faremo una sosta.

Per ora fate questi dieci passi. Attraversate un carrozziere che ha una storia lunghissima e una moglie che mi mostrava le cosce dal balcone a fianco e non amava il mio canto. Non ci badate, è un’altra storia.

Il palazzo che vedete è la terza revisione. La miseria umana 3.0, ma è lì che è cominciato tutto. Io sono arrivato dopo, quando la storia già intravedeva la sua fine, quando si era persa la tradizione del racconto. Ma raccontare è arte durissima se volete mantenere il vero e il verosimile. Perché, come sempre, sulla strada c’erano botteghe, ma io non le ricordo più, le confondo. Come sempre si entrava e c’era un cortile e sul cortile gli occhi di mille fantasmi. I più poveri, i più bambini, i più affamati.

Però c’era anche la barberia interiore di Peppe lo Sceriffo, che era diventato parente, che aveva baffi argentini e cappelli da cow-boy attaccati al muro,sopravvissuti alle mattinate del cinema Lora. Con la sedia a forma di cavallo e la voce cantante e il taglio delinquenziale. Lo sentivo arrivare la domenica mattina a fare la barba a mio padre e mio nonno, a canzonarmi per la mia inappetenza. Aveva gli stessi baffi del padre. Tutti avevano gli stessi baffi da gaucho, gli stessi capelli con onde oceaniche, lo stesso profumo di talco e sudore.

Salite le scale e c’è un buffo intermezzo, un attimo prima del buio c’è un terrazzo incomprensibile che spezza il vuoto delle scale. A destra la loggia e i panni e il lavatoio e la casa della comare Maria, più civile perché esposta al sole del bucato. A sinistra il lungo budello dei morti, la comare Nunziatina che si era sposata male, come mia zia Ninuccia. Due fratelli vicentini, due fratelli ubriachi e una domanda inevasa. Dove li avevano trovati quei due bracchi, come aveva fatto il mio amore segreto, il sogno di ogni sogno, a trovarlo?

Il corridoio lo vedete che è la notte. Lo vedete che è meglio non percorrerlo, che è meglio non fermarsi a quel cesso comune e fangoso, con una saittella per prendere luce e aria e una saittella per pisciare.

A destra la loggia dei panni e Maria e il lavatoio, a sinistra la notte dei morti e Nunziatina e Norina che ne ebbe origine e che ancora assembla scatole di cerini nella fabbrica sparita, di fronte la casa dove tutto è incominciato. In 20 metri quadri c’è nata mia madre, quella delle Cotoniere e i sei zii, le sei derivazioni: il fascista, il socialista, il filosofo, il fumatore di toscani, l’ostessa, la bellissima che ha profumato di sorrisi l’infanzia, la madre dolcissima e infinita.

Venti metri quadrati di cemento. Un angolo col carbone e un letto e la capostipite col bastone e il sangue di tutti i figli, il sangue di tutti i figli perduti.

Potete continuare a salire, se volete e ne avete il coraggio. Nella gabbia del sottotetto la forestiera e il figlio torturato. La vecchia storta e volgare e il figlio pazzo per le unghie strappate e per le guerre. Non è più divertente come allora. Non scappiamo più se il matto esce a prendere aria e ci rincorre, preso dai suoi desideri e ci salva la vecchia cattiva col bastone. Potete continuare a salire o potete uscire e respirare. Ora siete al centro del racconto. Finiamo con un confine, ricominciamo con un confine. Da qui passa la pelle nuova. Non vi annoiate.

Ognuno ha un'ossessione, una cosa che a un certo punto ti abbraccia e sai che non te ne potrai liberare, se non andando a fondo con lei. Io ho questa spiegazione da darmi, questo salto di mondi, questa povertà di cui non voglio fare a meno. Come una canzone che non vi togliete dalla testa, come due occhi che avete intravisto per caso e che vi osserveranno per tutto il tempo che vi resta.

Allora la dipingete, continuate a farlo all'infinito, non c'è soluzione: camminare, raccontare, guardare attraverso i muri, esorcizzare i fantasmi, cantare.

(FINE - per ora)



1) Il prologo
2) Strada o fiume?
3) Praticamente il West
4)Una casa di certo
5)Un tremore, forse
6)Una fabbrica è il fuoco
7) Una lapide e un sasso
8)Entracte
9)Gli ultimi padri
10)La ringhiera e la loggia

* PAOLO BIROLINI (Napoli, 1959; in lui convivono un fratello furbo e un fratello scemo. Quello scemo fa il Dirigente d'azienda e mantiene quello furbo, che prova a fare il poeta) 

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