Albania - Kosovo 7) Il lago Koman

di LUISA PECE*

Partiti da Scutari di buon’ora, lungo una strada che gli amanti del motocross e della guida estrema adorerebbero, arriviamo al traghetto che attraverserà il lago di Koman. Fa freddo e la prima impressione è di una confusione assoluta. Invece i ragazzi addetti all’imbarco delle auto e dei passeggeri sono bravissimi, efficienti e gentili. Fanno anche scendere da un’auto a noleggio un confuso e spaventato turista spagnolo e gli parcheggiano loro l’auto, a un millimetro dalla nostra. Un’immagine divertente è quella del traghetto per soli passeggeri. Con inventiva tutta albanese, hanno preso un vecchio pullman e lo hanno installato sulla chiglia di un barcone, et voilà!!!!

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Il nostro traghetto è strapieno, mi rifugio nella “saletta” coperta, in mezzo a turisti provenienti da tanti paesi – belgi, ucraini, arabi, indiani – sono l’unica italiana. E inizia la traversata di questo specchio d’acqua davvero meraviglioso. 

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Il lago di Koman è in realtà un bacino artificiale, alimentato da due fiumi (Shala e Valbona), là dove un tempo esisteva una vallata con piccoli insediamenti umani. La creazione del bacino artificiale per alimentare una delle tante centrali idroelettriche volute dal regime risale ai primi anni Ottanta del Novecento, con l’allagamento della vallata e il conseguente inurbamento degli abitanti soprattutto a Scutari. Il lago, che si snoda tipo fiordo tra montagne e colline, ha una superficie di circa 13 km2 e ci sono pochissime case lungo le coste.

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Mentre navighiamo, lo sguardo acuto di chi mi accompagna in questo viaggio individua un’aquila che volteggia elegante sulla cima di una collina – finalmente, era da almeno tre anni che aspettavo di vederne una nel Paese delle Aquile!

Il colore del lago è molto intenso, come potete vedere dalle foto.

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A un certo punto, lungo il percorso si incontra un isolotto roccioso coperto di vegetazione, dove svetta una grande croce bianca. È Ishulli i Paqes, l’Isola della Pace, lunga 160 metri, dove si dice venissero composte le controversie tra famiglie rivali, sempre riferendosi al Kanun.

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Dopo tre ore di viaggio arriviamo a Fierze, sbarchiamo e ci avviamo verso Valbona, la strada è asfaltata, un po’ stretta ma si viaggia bene. Una piccola sosta per uno spuntino sul bordo di un fiume con un’acqua gelida e cristallina.

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Il Parku kombëtar Lugina e Valbonës (Parco Nazionale della Valle di Valbona) è di una bellezza che toglie il fiato: 8000 ettari di boschi cedui e sempreverdi, picchi altissimi, torrenti, sentieri, fiori, profumi. Le montagne sono alte e imponenti, qui c’è la vetta più alta dell’Albania, il Jezerca, 2694 metri. E l’aria è purissima, fa girare la testa.

Il villaggio, a 1000 metri di altitudine, molto remoto, sorge nel bel mezzo di niente, poche case dall’architettura molto caratteristica, qualche albergo.

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La valle dove scorre il Valbona, circa 51 chilometri, offre un percorso particolare, che ci siamo goduti verso sera. È un lungo tratto del letto del fiume, fatto di ciottoli di un bianco quasi accecante, amplissimo. Non c’è acqua, perché il fiume, mi dicono, a un certo punto si inabissa e scorre sotterraneo per poi riaffiorare più a valle. Anche questo è un paradiso per chi è appassionato di trekking, la lunga camminata offre scorci di inusitata bellezza, tra il verde degli alberi, il bianco dei ciottoli, il rosso delle foglie autunnali degli abeti autoctoni. La parte bassa della passeggiata è rilassante e facile. Uno dei luoghi più belli che io abbia mai visto.


LEGGI LA PRIMA PUNTATA   La laguna di Patok

LEGGI LA SECONDA PUNTATA  Il santuario di Kisha e Shen Ndout

LEGGI LA TERZA PUNTATA Verso le faggete del Parco di Theth

LEGGI LA QUARTA PUNTATA L'Occhio blu

LEGGI LA QUINTA PUNTATA  Le Torri e il Kanun

LEGGI LA SESTA PUNTATA  Da Theth a Scutari



*LUISA PECE (nata a Bologna tanto tempo fa, malata di adolescenza senile, appassionata viaggiatrice, attrice per diletto, un passato lavorativo tra i libri - Il Mulino - , poliglotta, curiosa come un gatto rosso)


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