Yellowstone, fermo per Covid il Serengeti d'America / 2

di VITTORIO RAGONE

A Yellowstone da quando esiste  (fondato ufficialmente nel 1872, diventò operativo nel 1915, quando furono ammesse le prime auto) gli incidenti mortali sono stati oltre trecento. Cadute, frane, annegamenti, incontri fatali con il grizzly - pochi: otto. Ma soprattutto l'imprudenza degli umani,  maldestri nel disimpegnarsi fra i diecimila geyser, sorgenti, pozze bollenti, fumarole che per secoli hanno stupito e terrorizzato nativi, trapper, esploratori e avventurieri. I visitatori di città, davanti allo spettacolo senza sbarre protettive, mastodontico e primitivo, possono impazzire. E quando perdono i freni inibitori, muoiono.

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(foto di Vittorio Ragone)

Ma questo è il lato Inferno del parco.  Per uscirne indenni, serve disciplina.  Basta seguire i consigli dei ranger, e gli innumerevoli cartelli che punto per punto indicano ciò che si può fare e ciò che si deve evitare: rimanere a un minimo di 25 metri dagli erbivori, a cento da orsi, lupi e altri carnivori.  Mai lasciare in giro avanzi di cibo, isolarli invece nei contenitori ermetici disseminati nelle aree picnic.  Non avventurarsi all'interno dei bacini termali. Mai camminare nei boschi in meno di tre persone. Portare con sè lo spray antiorso, sempre.  Mai imboccare un sentiero chiuso dai cartelli di allarme. 

Le star di questa generosa Wonderland,  oltre ai grizzlies,  sono i geyser,  con tutto il corredo di acque bollenti  alimentato dall’idraulica sotterranea che terremoti, crolli, fenomeni geologici ancora in gran parte da studiare modificano ogni giorno. Pozze nascono all’improvviso fra i boschi,  bocche esplosive vanno in sonno. Un censimento attendibile è complicato da fare, naturalmente, ma siamo nell’ordine di almeno diecimila cosiddette thermal features. Il patriarca di questo mondo di fumi e calore è lui, l' Old Faithful.  Il padre di tutti i geyser, che a intervalli più o meno stabili (da qui il nome, Vecchio fedele) di 90 minuti  comincia a bollire, e nell’arco di 45 minuti si carica fino allo show, colonne di acqua e vapore che superano i  cinquanta metri d’altezza.

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(foto di Vittorio Ragone)

Old Faithful, insieme al bisonte, al grizzly e alle cascate, costituisce il poker di  icone storiche del Parco. La periodica esplosione del gigante i turisti la osservano su panchine che come un anfiteatro circondano il cono. A mano a mano che l’acqua cresce, e fa le prove generali dello spruzzo finale, centinaia di persone commentano, in un ovvio e eccitato crescendo. I più pigri – e i più agiati – osservano invece il teatro naturale dal terrazzo dell’adiacente Old Faithful Inn, l’antico lodge costruito tutto in ciocchi di pino, la cui hall immensa  è dominata da un gulliveriano camino e incastellata su tre piani, anch’essi in legno, come una barriera di rami dentro una foresta.

Geyser, sorgenti calde, fumarole e pozze di fango sono le manifestazioni che il sistema vulcanico-idraulico di Yellowstone produce in superficie.  I geyser, le aperture attraverso cui l’acqua, sospinta dalla pressione sottostante, esplode verso l’alto a temperature altissime, sono oggetto di pellegrinaggio.  Dopo l’Old Faithful  si può esplorare il Lower basin che lo circonda, e che offre una sterminata famiglia di fenomeni dai nomi domestici:  i coprotagonisti dell’Old Faithful sono il Beehive (l’Alveare),  che lancia il suo getto ogni 22/36 ore ma ogni tanto si fa aspettare anche due intere settimane, e con un conetto minore preannuncia l’evento maggiore; e il Castle Geyser, età stimata fra i 5 e i 15mila anni, che dalla bocca  alta quasi quattro metri spinge l’acqua a ottanta metri d’altezza, con intervalli di 9/14 ore.

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(foto di Vittorio Ragone)

 La fantasia onomastica negli anni anche qui si è scatenata: così gli otto bacini in cui è raggruppata la maggior parte delle attività vulcaniche di Yellowstone (per lo più nella zona occidentale del parco) presentano un elenco pittoresco e colorato, in cui l’estetica va a braccetto con la storia. Plume e Lion, Steamboat e Grand, Clepsydra (nell’Ottocento eruttava con precisione millimetrica ogni tre minuti) e Lone (si erge solitario nelle foreste dello Shoshone lake), Castle e Riverside, Artemisia e Oblong, Giant e Giotto.  Le sorgenti  non sono da meno: Morning Glory e Opalescent, Tourquoise e Sapphire,   Grand Prismatic e Emerald. Una tavolozza di immagini e di colori che fa della Pietra gialla non solo un mastodontica passerella per il turismo internazionale ma anche un repertorio unico al mondo per geologi, ingegneri idraulici e vulcanologi.  

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1A PUNTATA


*VITTORIO RAGONE (ha fondato www.foglieviaggi.cloud. Nato a Castellammare di Stabia nel 1955, ha lavorato prima all'Unità poi a Repubblica. Ama il trekking e l'opera, lo appassionano le nuove tecnologie e la fantascienza. Tifa Juve Stabia e Napoli, in sequenza)


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