Vi piacerebbe vivere a Pianosa?

di BRUNO MISERENDINO *

(foto dal sito del parco dell'Arcipelago toscano)


Vorreste vivere in una piccola isola del Tirreno che è stata un carcere di massima sicurezza, ma che ora è vuota e spopolata per gran parte dell’anno? Dove il mare è splendido, la terra coltivabile, e dove ci sono magnifici  edifici dell’epoca napoleonica in cui abitare?  Se l’idea  intriga e amate natura, silenzio, e anche un po’ di avventura, attrezzatevi.  I posti disponibili sono solo cento e cinquanta persone pare che si siano già fatte avanti.  Anche se per ora c’è solo una cosa da fare:  aspettare e vedere come va a finire la richiesta di inserire l’isola di Pianosa, uno dei gioielli naturalistici e archeologici dell’Arcipelago Toscano, nel bando della Regione Toscana per la “rigenerazione culturale sociale ed economica dei borghi abbandonati o a rischio abbandono”.  Sì, l’isola è proprio Pianosa e i  soldi dovrebbero essere quelli del mitico “Pnrr”, il piano nazionale di ripresa e resilienza.  Senza i fondi  non se ne fa nulla.


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 Il progetto però c’è, l’ha  presentato qualche giorno fa il  sindaco di Campo nell’Elba, da cui dipende Pianosa, e ha un obiettivo ambizioso:  far rivivere l’isola piatta non solo d’estate, quando i turisti la visitano con escursioni a numero chiuso, ma tutto l’anno, ripopolandola come quando c’era il carcere.   Vivere sull’”isola del Diavolo”, come era definita Pianosa per la durezza della vita da carcerati,  ma per fare cosa?  “Attività culturali, ambientali, escursionistiche, lavorative e di inclusione sociale”, dice il sindaco del comune elbano Davide Montauti. “Vogliamo creare le condizioni per riportare sull’isola una comunità residente e rendere Pianosa un esempio virtuoso di riferimento a livello nazionale e internazionale, di sviluppo sostenibile”.  Ora l’isola, sottoposta a rigidi vincoli ambientali, è deserta e senza servizi essenziali. I residenti ufficiali sono meno delle dita di una mano, ci si arriva solo nella bella stagione  con escursioni a numero chiuso organizzate dal Parco. C’è un bellissimo porticciolo e ci sono gli edifici, notevoli e merlettati, ma sembrano le quinte di un film apocalittico.  Il progetto prevede invece un primo insediamento di circa 100 persone stanziali e attive in tre settori,  agricoltura biologica, polo didattico e scientifico e turismo contingentato.  Il resto dovrebbe venire da sé.  Illusioni?  L’opposizione  è scettica, accusa il sindaco di aver presentato in extremis una proposta velleitaria, dopo aver fatto poco o nulla per Pianosa in questi cinque anni. Ma a parte le dispute locali, l’idea è piaciuta visto che al comune di Campo nell’Elba sono arrivate già decine di candidature e richieste di informazioni.


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 Che Pianosa sia oggetto di interesse non è una novità: dal 1998, ossia da quando è stato chiuso il penitenziario, questa striscia di terra piatta e bellissima attira come il miele le proposte più disparate e bizzarre. Quindi il progetto può anche essere serio,  ma non bisogna illudersi.  Prima bisogna vedere come va a finire la storia del bando.


un ringraziamento a www.isoladelbaapp.com per l'ospitalità su facebook


Su Pianosa i progetti fioriscono da 25 anni perché nonostante Il suo destino sia stato a più riprese delineato dalle tante istituzioni che ne hanno competenza (ministero della giustizia, Parco dell’Arcipelago, Regione, comune di Campo nell’Elba)  incertezza e abbandono continuano ad aleggiare. E’ un’isola protetta,  (non ci potete sbarcare col gommone, tanto per intenderci),  è visitabile e abitabile a numero chiuso, è sede di ricerche scientifiche, agricole e archeologiche. Ma a differenza di altre piccole perle naturalistiche del Mediterraneo ha un patrimonio edilizio importante, legato alla sua lunga storia di colonia penale agricola e poi di carcere di massima sicurezza. Molti di questi edifici rischiano di andare in rovina. Quindi servono soldi, investimenti, e un’idea di turismo possibile.  Ecco perchè  nonostante l’impegno del Parco ogni tanto qualcuno la spara grossa: “lo Stato sta buttando i soldi, Pianosa è inutile e in abbandono, riapriamo il carcere”. O peggio:  “Portiamoci i migranti che sbarcano in Italia”. Come dire, trasformiamo l’isola in un grande Lager balneare.


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Il fatto è che nell’immaginario collettivo, come anche nella realtà, il peso del carcere di massima sicurezza si sente ancora.  Ci sono stati i capi delle Br e i grandi boss mafiosi. Una sezione del penitenziario è ancora operativa per casi di emergenza, e qualche anno fa furono ospitati in gran segreto dei palestinesi oggetto di un complesso scambio di prigionieri con Israele, con la mediazione dell’Italia.  L’identità dell’isola oscilla tra questo suo pesante passato e i vincoli ambientali di oggi,  e  non a caso il simbolo è il famoso Muro. Chi non c’è stato non lo sa o non  lo ricorda. Ma proprio vicino ai resti della villa romana di Agrippa, dove si può fare un magnifico bagno nell’acqua turchese, si erge il famoso bastione di cemento armato, lungo ed enorme, che il generale Dalla Chiesa volle negli anni di piombo per scoraggiare un improbabile assalto dei brigatisti. Un mostro forse giustificabile allora, inspiegabile adesso.  La Regione aveva stabilito di demolirlo  ma recentemente la decisione è tornata in alto mare. Ora si parla di affrescarlo con murales, che è una cosa un po’ diversa.  

Il sindaco di Campo nell’Elba, che è anche architetto,  dice di aver trovato una soluzione all’annoso problema: “Quest’opera di cemento armato che divide in due l’isola potrebbe trasformarsi da problema in opportunità, potrebbe essere in parte recuperato e trasformato per diventare fonte di produzione di energia pulita attraverso la messa in opera di pannelli fotovoltaici fino a coprire il fabbisogno della comunità residente”.


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Insomma, non murales, ma mezzo muro. Ricoperto da pannelli fotovoltaici. Bisognerebbe vedere qualche disegno.

Tutto questo spiega perché andare a Pianosa dà una sensazione strana, tra bellezza, silenzio, passato e abbandono.  Alcuni tratti di mare sono tra i più belli dell’Arcipelago, e basta vedere la ottima ristrutturazione della Villa dell’Agronomo, fortemente voluta dal Parco e finita proprio l’anno scorso, per capire che splendore potrebbe diventare il piccolo centro di Pianosa. Tra l’altro il progetto di “ripopolamento e rinascita” prevede che si possano ottenere in concessione edifici o parti di edifici , purchè ci si impegni a ristrutturarli. Ci sarebbe lavoro per architetti e geometri. L’isola è coltivabile, (infatti Napoleone voleva farne il granaio dell’Elba), avrebbe persino una pista di aeroporto (l’avevano tracciata i tedeschi nell’ultima guerra).

 Teoricamente già ora  a Pianosa ci si può dormire perché nella bella stagione è aperto un piccolo albergo:  ha una dozzina di stanze e bisogna prenotare con vasto anticipo. C’è un ristorante collegato in cui vengono offerti i prodotti agricoli dell’isola. D’inverno i collegamenti sono pochissimi, d’estate va meglio perché ci sono le visite guidate e c’è un servizio giornaliero privato dall’Elba. In più sull’isola non è facile spostarsi, non ci sono mezzi, non tutto è visitabile, e ci si può muovere solo a piedi o in bicicletta, ma sono pur sempre dieci chilometri quadrati. Ci sono spesso studiosi, perché è sede di ricerche scientifiche europee su clima, meteorologia, agricoltura, e soprattutto c’è una crescente attività di ricerca archeologica, perché Pianosa è piena di reperti sia preistorici sia romani e la ricchezza del suo patrimonio solo ora inizia a essere divulgata. E’ l’isola di Agrippa, il nipote che Ottaviano Augusto voleva come successore, ma che poi disconobbe. Lo mandò in esilio lì, lontano da tutto e tutti e alla fine  fu anche ucciso.  Adesso dall’acqua affiorano le terme della Villa.


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Per vivere stabilmente nell’isola piatta serve molto di più. Bisogna renderla fruibile, dotarla dei servizi essenziali, garantire autonomia energetica, idrica, fognaria. I soldi del Pnnr sono il primo passo, poi bisogna offrire una fonte di reddito a chi ci vive. E non può che venire dal turismo. Consapevole, non invasivo, controllato. Se si tolgono i vincoli, si sa come va a finire: arriva la speculazione e diventa un’isola per ricchi.  

Intanto fateci una gita, o dormiteci una notte.  Quando scende la sera, e lo sguardo spazia tra le vette della Corsica, il massiccio del Monte Capanne dell’Elba e Montecristo, sembra di stare su grande barca circondati dal mare, in un silenzio innaturale. Ben vengano i nuovi abitanti, se non è la fine di questo meraviglioso silenzio.

 

 

*BRUNO MISERENDINO (Nato a Roma nel 1951, inutile laurea in Storia, insegnante e poi giornalista all’Unità per 33 anni, inviato di politica per troppo tempo e per questo pre-pensionato felice. Amo la musica, anche se il violoncello non se ne accorge, alle città preferisco montagne, deserti e mare. Prima o poi andrò a vivere all’Elba. Ma devo sbrigarmi)


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