Venezia ieri, oggi e (forse) domani

di PATRIZIO ROVERSI*

 Venezia post Covid. Lungo il Canale di Cannaregio, partendo dal Ponte alle Guglie, il prezzo dello spritz cala progressivamente: nel primo bar è 4 euro, poi nel secondo diventa 3 e più avanti, all'Osteria “Al Parlamento”, arriva a 2,50. I prezzi sono inversamente proporzionali alla distanza da Rio Terà San Leonardo – che più avanti diventa Strada Nuova – dove passava il “flusso”, cioè l'onda di piena dei turisti che da Piazzale Roma e la Stazione sciamavano verso Rialto e San Marco e che si riversavano nei locali più a portata di mano, stanchi e sudati, forzati del trolley.


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Fatto sta che adesso questa legge di turismo idraulico si è rovesciata: i turisti sono pochi e i primi bar sono quasi deserti e viceversa le osterie più marginali sono piene. Di Veneziani, con qualche viaggiatore semi-stanziale (studenti, amanti di Venezia che ci stanno dei periodi, qualche europeo). Per rendersene conto basta andare alle Fondamenta degli Ormesini che, nonostante siano un po' fuori mano, continuano ad essere piene di ragazzi che animano una movida sfrenata. Adesso, se hai bisogno di una informazione, puoi fermare per strada chiunque, e ti risponderà in veneziano. Soprattutto ti risponderà con gentilezza, senza la fretta di una volta. I Veneziani hanno rallentato, sono “emersi” e oggi sembrano anche di più dei 52.000 residenti ufficiali rimasti – un numero davvero esiguo, degno di una cittadina di provincia.

venice-2928212_960_720jpg(foto Pixabay)

 Campo Santa Margherita si anima soprattutto all'ora dell'aperitivo. In Campo Santa Maria Formosa si riesce a trovare un tavolino libero e a godere della musica soft del sassofonista di strada seduto sotto al campanile. L'Osteria Brassacollo sta davanti alla Chiesa di San Giovanni e Paolo, superato il Ponte del Cavallo, in Calle Gallina. Fanno ancora i tramezzini tradizionali, cioè triangolari. Anche i numerosi baristi cinesi hanno imparato a farli, ma li arrotolano come se fossero dei cannelloni. Al Brassacollo un tramezzino costa 2 euro e mezzo, 3 quelli col pesce. Ma l'aspetto più importante è che qui Venezia sembra aver ritrovato il suo “sound”. Nel senso del ritmo (rallentato) e delle parole, con la musicalità leggiadra della lingua goldoniana che finalmente sovrasta lo stucchevole cinguettio anglosassone o l'abbaiare teutonico. Seduti ai (pochi: 4) tavolini, signori veneziani che chiacchierano prima di andare a cena, sorseggiando Spritz Cynar.

Venezia ha frenato. E a me – turista – adesso piace più che mai. La sua bellezza è struggente, con la sua atmosfera che è tornata per incanto autentica. Ma mi assale un complesso di colpa: sto godendo di una disgrazia. Mangiamo una pizza squisita, in Calle Barbaria delle Tole: il gestore è napoletano, ed è allo stremo: aveva da poco allargato il locale e poi è stato allagato dall'acqua alta di Novembre. Contava sul Carnevale per riprendersi ed è arrivato il Covid. Adesso è davvero inguaiato, i due terzi dei dipendenti in cassa integrazione. Per non parlare di Gabriele, che non ha riaperto il suo albergo in Calle della Masena, coi bagni tutti rifatti da poco, che nessuno è ancora riuscito a usare. Venezia ha solo frenato o rischia definitivamente di franare?

venice-920862_960_720jpg(foto Pixabay)

Passeggiando per calli e campi l'impressione è quella dell'abbandono, della decadenza. Quasi tutte le finestre sbarrate. In alcune zone sembra una città fantasma. Ma se guardi i portoni di queste case vuote, sui campanelli non ci sono nomi, ma solo targhe che recitano “locazione turistica”. Leggo sul Fatto Quotidiano i dati dell'Osservatorio veneziano Civico Indipendente sulla casa: “Ogni anno perdiamo circa un migliaio di persone residenti. Sia per questioni anagrafiche, ma soprattutto perché trovare una casa in affitto qui è diventato sempre più complesso. Nel 2018 il numero dei posti letto per locazione turistica ha raggiunto il numero dei residenti: 52720 abitanti e 52996 posti letto. Di questi posti letto il 56% comprende Airbnb, affittacamere, residence. Al contrario della narrazione che fanno le piattaforme, non sono attività di integrazione del reddito delle famiglie, ma sono attività imprenditoriali di tipo estrattivo”. Estrarre significa “cavare, portare fuori, portar via”. Metodo estrattivo, come se Venezia fosse una miniera d'oro. Ma sfruttata da chi? Non dagli abitanti, ma da imprese che rastrellano gli alloggi e li vendono tramite le piattaforme internazionali. Falsando il mercato degli affitti, gonfiandolo. Fatto sta che la miniera sembra essersi esaurita.

architecture-2149059_960_720jpg(foto Pixabay)

Venezia. Venezia emblema della bellezza italiana, simbolo del turismo e adesso – più che mai – snodo perfetto per raccontare e monitorare il momento storico che stiamo vivendo, sovrastato dal fracasso dei suoi slogan: “Ripartiamo”, “Ne usciremo migliori!” “Andrà tutto bene!” e via blaterando.

Ma – sempre da cronista/turista – mi viene il sospetto che per “ripartire migliori” bisognerà ripartire da zero e cambiare davvero rotta. La Venezia del 2019 pre-Covid mi ricorda l'Avana e Cuba degli anni '80: ai tempi della Guerra Fredda, intenta a succhiare la tetta dell'URSS, coltivava solo canna da zucchero. Poi, con la caduta del Muro, ha pagato questa economia della mono-coltura col Periodo Speciale, cioè con la fame. Venezia mi ricorda anche la Cina, col suo sfrenato Capitalismo di Stato: tutti a correre nella stessa direzione, senza regole e con una sola Regola: lo “sviluppo”. Venezia, a mio modesto avviso, non è andata avanti col ritmo del remo della gondola, ma con quello dei 100 cavalli di un motoscafo, anzi, dei 100 metri di una nave da crociera. Un imprenditore veneziano me lo conferma: “Venezia non si poteva fermare, Venezia era cavalcare l'onda su un surf economico arrembante”. Ma Venezia non è New York e neanche Tokio (dove peraltro le varie bolle non hanno mai funzionato).

Le cose si cambiano con una visione diversa, con leggi e provvedimenti che vadano in una direzione coerente. Il turista/cronista, forte del suo bilinguismo dovuto alle origini lombardo-venete, tra uno spritz e l'altro può solo cercare di decodificare e ascoltare le chiacchiere dei Veneziani e captare qualche idea. Ad esempio quella di detassare tutti gli affitti che ritrasformano un B&B in casa per residenti, in modo che la bolla possa defluire con la stessa velocità di un'acqua alta. Per esempio qualificando ulteriormente tutte le attività culturali, che stimolano un turismo mirato. Sviluppare ancora di più le attività legate all'Università e alla Ricerca: Venezia come le Svalbard, cioè Laboratorio Ambientale per eccellenza. Cercare in tutti i modi di far rientrare in città tutte le attività artigianali. Magari sfruttando anche la Laguna, per allevamenti ittici. Sviluppare anche le attività agricole che già sono presenti nelle Isole, per rendere autonoma la città.grand-canal-1246629_960_720jpg(foto Pixabay

Ma tutto questo forse è un sogno. Riguardo al futuro, l'impressione è che i Veneziani siano in attesa. Bisogna capire se il Covid passerà, e se Cinesi, Giapponesi, Australiani, Canadesi e soprattutto Statunitensi torneranno, e quando. I Veneziani sanno che settembre è troppo vicino, forse qualcosa cambierà col Carnevale 2021. Aspettano anche di capire se a novembre stavolta il Mose funzionerà. Anche io spero che il Mose funzioni, ma spero soprattutto in un altro Mose: una grande paratoia legale, una Diga politica, economica che difenda Venezia dal pericolo della Grande Speculazione. Venezia è in ginocchio, sta tenendo duro ma se tra un anno non si trovano altre strade per tenere in piedi la sua bellezza, cadrà certamente nelle braccia di chi se la vuole comprare a metà prezzo, per trasformarla – stavolta davvero – in una patetica Dysneyland.

*PATRIZIO ROVERSI (Nato a Mantova, trapiantato a Bologna dove si è laureato al 24° anno fuori corso al DAMS. Ha fatto Teatro di Strada, ha gestito un Varietà in un Circolo Arci. Alla Festa Nazionasle dell’Unità di Bologna del 1987 ha battuto il Record Nazionale di durata in diretta televisiva (100 ore su Rete7 Emilia Romagna). Ha collaborato con Cuore e Satyricon di Repubblica. In TV ha fatto Lupo Solitario, Turistipercaso, Velistipercaso il Giro del Mondo, Evolutipercaso sulle tracce di Darwin, Linea Verde. Ora in edicola con Turistipercaso)  

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