Venerdì santo a Procida, la processione salvata dai ragazzini

di TINA PANE* 

Per la seconda Pasqua di seguito, Procida resta senza la processione del Venerdì Santo, quel rito di secolare e sentita tradizione (https://www.foglieviaggi.cloud/blog/capitale-italiana-della-cultura-procida-lisola-dei-misteri) che unisce ogni anno tutta la comunità intorno alla costruzione dei Misteri, carri allegorici degli episodi della Bibbia che vengono portati a braccio per le vie dell’isola. L’anno scorso eravamo in piena pandemia e quest’anno, ahinoi, pure.

“Che fare?”, si è chiesto allora qualche mese fa Nico Granito, tornato a tempo pieno al suo lavoro di docente di Arte e Immagine nella scuola secondaria inferiore dopo aver fatto l’assessore alla Cultura nella precedente giunta comunale. E la risposta è stata: una processione in miniatura, un incredibile manufatto, che ripropone fin nei minimi particolari la storica celebrazione organizzata da più di quattro secoli dalla Confraternita dei Turchini.

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Professore, ci racconti tutto dall’inizio.

E' un progetto didattico, nato all’interno dell’I.C. Antonio Capraro nell’ambito dell’insegnamento trasversale dell’Educazione Civica, con la partecipazione dei docenti di tutte le materie e l’entusiastico sostegno della dirigente scolastica, Rossella Salzano. Materialmente i ragazzi hanno iniziato a lavorare dopo Natale, a distanza, ognuno al suo pezzo e coinvolgendo i familiari quando c’era bisogno dell’aiuto di una sarta o di un falegname. E poi gli stessi genitori raccoglievano i pezzi finiti e li portavano a scuola dove venivano assemblati.

Un lavoro di squadra, insomma.

Sì, e soprattutto un lavoro sulla memoria e sul recupero delle tradizioni. Il prof di Religione proponeva temi da mettere in scena (e ne sono usciti alcuni come Giona e la balena e Giuda appeso alla quercia che non venivano rappresentati da anni). Il prof di Musica ha fatto fare ricerche sulle marce funebri della tradizione e quello di Tecnologia ha fatto lavorare sui materiali riciclati, introducendo il tema del basso impatto ambientale.

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E i ragazzi si sono coinvolti?

Certo, e hanno iniziato a far domande ai nonni, per sapere come era la processione ai loro tempi e hanno scoperto antiche tecniche, come quella della “cena increspata”, un Mistero completamente ricoperto di carta crespa di colore bianco e turchino. Calcoli che tra ragazzi, familiari e associazioni di territorio - tra cui in primis l’Associazione Isola dei Misteri - almeno mille persone hanno partecipato all’iniziativa, e soprattutto si è rimesso in moto qualcosa che ha svegliato la comunità dal torpore in cui ci tiene la pandemia.

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La scuola dunque ha ridotto le distanze…

Anche in DAD non si piange, ma si fa. Ho sempre creduto che la scuola abbia un ruolo fondamentale per formare da subito i ragazzi alla consapevolezza del patrimonio culturale. Per questo abbiamo chiamato il progetto “La Processione salvata dai ragazzini”, parafrasando il titolo del libro di Elsa Morante, per sottolinearne l’aspetto socio-culturale, che non riguarda solo gli studenti ma l’intera comunità.

Come è fruibile questa processione?

È stato realizzato un documentario, per la regia di Cristiano Esposito, che oltre a rendere onore al lavoro svolto dai ragazzi raccoglie anche le loro testimonianze, e verrà mandato in onda sul canale 859 del digitale terrestre e su vari canali social proprio la mattina del venerdì santo. Non si tratta di sostituirsi alla processione a cui dobbiamo rinunciare per il secondo anno di fila, una cosa mai accaduta prima, ma di tenere viva la tradizione e unita la comunità isolana in un momento così difficile.

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La comunità, intanto, nella giornata di venerdì potrà seguire in presenza i riti religiosi che prevedono l’adorazione del Cristo Morto nell’Abbazia di San Michele e il rito dell’Agonia alla Congrega dei Turchini, dove vi sarà anche un’esposizione di statue fisse. A questi riti della Settimana Santa, che abbondano in tanti altri centri del Paese, si affiderà la speranza principale, la rinascita di cui tutti abbiamo bisogno: uscire dalla pandemia e riprendere a vivere normalmente.



* TINA PANE (Napoli, 1962. Una laurea, un tesserino da pubblicista e un esodo incentivato da un lavoro per caso durato 30 anni. Ora libera: di camminare, fotografare, programmare viaggi anche brevissimi e vicini, scrivere di cose belle e di memorie)

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