Uzbekistan, le città gioiello sulla via della seta

di FILIPPO VELTRI *

Un paese dalla storia millenaria, ma un'anima sorprendentemente giovane, e briosa. L’Uzbekistan conserva magicamente alcune delle città più antiche al mondo, città cresciute sotto l’impero achemenide e divenute in seguito i centri commerciali dell’antica via carovaniera che si estendeva da Chang-an fino a Costantinopoli: la via della Seta. Quella del Milione di Marco Polo.

Samarcanda, la capitale del vasto impero timuriade, è ancora oggi sfavillante di monumenti di varie epoche, a cominciare dalla piazza Registan e dal mausoleo di Tamerlano. Khiva e Bukhara sono altre due città-gioiello: la prima custodita da antiche mura di fango all'interno delle quali vive ancora parte della popolazione locale; la seconda più estesa, frizzante ma al contempo ricca di testimonianze religiose, tra cui moschee e mausolei che risalgono allo scorso millennio.  

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(Il minareto di Chodja islam, a Khiva)

Arrivo a Tashkent la mattina presto e parto subito per Samarcanda (circa 4 ore in pullman su strade non certo confortevoli). Inizio la visita della città sede del potere di Tamerlano da piazza Registan, circondata dalle madrasse di Ulugbek,  Sher-Dor e Tilla Kori. Visito il mausoleo di Gur- Emir dove sono sepolti Tamerlano e i suoi discendenti. Proseguo con una puntata all’ osservatorio astronomico di Ulugbek, interamente rifatto nel secolo scorso, e al museo di Afrosiab (il vecchio nome della città), il cui pezzo forte sono gli affreschi ben conservati del VII secolo.registan-square a Samarcandajpg

(Piazza Registan a Samarcanda)


 Samarcanda meriterebbe molto più tempo. Nel pomeriggio vado a tappe forzate dalla moschea Bibi-Khanum, dedicata alla moglie prediletta del re, alla magnifica necropoli Shakhi-Zinda, un luogo di pellegrinaggio importante e un vero tesoro architettonico, ricca di moschee e mausolei finemente decorati. Poco lontano c'è il coloratissimo Siab Bazaar.

  Il bello viene la mattina dopo: parto in pullman per Bukhara (circa 4 ore e trenta, 300 chilometri), ci addentriamo nel deserto. Strade terribili, che il gelo e la calura spaccano ogni anno (d'inverno si raggiungono i 35 gradi sotto zero, d’estate i 50 sopra). Lungo il tragitto ci fermiamo a Gijduvon: qui si trova una delle tre madrasse fatta erigere da Ulug Bek tra il 1432 e il 1433 (le altre sono a Samarcanda e Bukhara) e il mausoleo dell'eminente filosofo centro-asiatico Abduholik Gijduvoni. Nel corso della storia Gijduvon è stato un importante centro d'istruzione religiosa e culturale, oggi è un centro commerciale con un interessante artigianato. Le sue ceramiche sono famose, i laboratori fiorenti. I prodotti si distinguono per la forma e gli ornamenti geometrici.

  Arrivo a Bukhara che è già buio. Mi consento una passeggiata a piedi nel centro storico della città, ricco di edifici d’epoca e di pathos. Percorrere al calar del sole le vie antiche della città è  un’esperienza suggestiva: le madrasse, i minareti ed i mausolei si tingono d’oro davanti allo sguardo emozionato del viaggiatore, grazie al gioco delle luci che ne esaltano il mistero.

 Di mattina visito il complesso di Lyabi-Khauz e le sue madrasse del XVI e XVII secolo:  Kukeldash, Nodir-Divan-Beghi, Khanakas. Poi la moschea Magoki-Attari, unica con i suoi ornamenti che riprendono temi zoroastriani e buddisti.

  Nel pomeriggio "affronto" Chor Minor, il simbolo forse di tutto il viaggio: una madrassa insolita,  con 4 minareti, e il mausoleo dei Samanidi, capolavoro dell’architettura del X secolo. Meritano la visita anche la cittadella di Ark, una volta residenza dell’emiro, e il complesso Poi-Kalyan con  monumenti di ineguagliabile bellezza, tra i quali l’omonima moschea e la madrassa Bib I Arab.

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(La fortezza di Tamanna Kala a Bukhara)  

Il resto del (poco) tempo è dedicato ai tre bazar coperti e facilmente individuali per le caratteristiche cupole: il  Tok-i-Zargaron – dei gioiellieri; il Tok-i-Tilpak Furushon – dei cappellai; il Tok-i-Sarrafon.  Nella fascinosa madrassa Nodir Divan Begi di  Bukhara - la città che fra le tante in Uzbekistah vanta una scelta di manufatti e prodotti dell’artigianato locale ancor più ampia di Samarcanda – si esibiscono danzatrici e musicisti.

  Ma è già la volta di Khiva, attraverso il deserto del Kyzylkum (circa sei ore). Khiva la leggendaria, una cittadina medievale racchiusa all’interno di mura di fango. La Ichan Kala è un sito di valore universale protetto dall’Unesco che include la città antica e la fortezza Kunya-Ark, la moschea Juma dalle colonne lignee, il minareto Seyid Allauddin del IX secolo e la moschea Bagbanli, il caravanserraglio, il mausoleo Seyid Allauddin, il palazzo Tash-Khauli, la madrassa Allakuli-Khan.

  Un gioiello autentico. Si riparte infine per la capitale dell’Uzbekistan, Tashkent, sovietica nello stile ma dinamica nello spirito. C'è anche una bella metropolitana, che convive con l’orrenda piazza dell’Indipendenza e il Teatro dell’Opera, il complesso di Khast Imom, le Madrasa di Barak Khan e Kukeldash, il museo delle arti applicate istituito nella residenza di un diplomatico del periodo zarista.

  Il viaggio finisce qui, sulla pista dell’aeroporto di Taskhent verso l’ Italia; lo spirito di Marco Polo ancora aleggia e quella che fu la via della Seta ha ancora qui i suoi sacerdoti.


*FILIPPO VELTRI (Nato a Cosenza nel 1954, è stato caposervizio ed inviato all’Unità, all’ Ansa responsabile della sede della Calabria, collaboratore di Repubblica e Sole 24 ore. Ha scritto fra gli altri “Braccianti in Calabria” e “Elezioni, come nascono le candidature”)


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