UNA VITA IN BICI - “Il Giappone è costoso”: falso, se sei in bici

di PAOLO BELLINO*

Questo è uno dei misteri meglio custoditi del pianeta: un viaggio in Giappone costa poco.

Avete presente, no? che fin dall'età della ragione siamo assediati dai luoghi comuni tipo “Roma non è fatta per le bici”, o restando in tema viaggi che in quel paese ci vanno solo i pedofili, in quell'altro la violenza di strada è pari a una guerra civile, lì ti prendi la filossera, là ti morde l'animale velenoso. Tra questi c'è “il Giappone: affascinante, peccato che costi troppo”. Ci sono caduto pure io per anni, finché poi per un caso sono andato lì invece che in Corea del Sud, prendendo una nave da Shanghai e sbarcando due giorni dopo a Osaka. Non ci volevo andare, causa allarmi vari post Fukushima ma - per brevità - durante il viaggio intorno al mondo è insomma andata così. Qui provo a spiegare perché il Giappone mi sia costato poco. I conti che seguono sono fatti in base al cambio 2021, gli appunti sono del 2014 e non ricordo più quale fosse il cambio di allora; quindi a naso potrebbero essere inferiori quelli di allora. 

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Primo: ho vagabondato per l'arcipelago con la bici. Ho dunque fatto essenzialmente vita di strada e mi ci sono trovato benissimo. Il rispetto per il ciclista, e in genere l'uno verso l'altro, è altissimo ma per me contava quello su strada ed è a livelli stellari, forse più alto che in Svizzera dove ho trovato un eccellente rapporto tra me e le lamiere a 4 ruote. Qui c'è il primo bonus: la vita in strada, sonno compreso, è accettata socialmente. Cioè se ti addormenti in un parco, su una panchina, addirittura se ti accampi con l'amaca in un parco, non verrà mai nessuna persona in divisa o comunque istituzionale né il benpensante che imperversa da noi a disturbarti. E' un vantaggio immenso, con il bel tempo. Ho dormito persino in un tempio shintoista, con visitatori che andavano e venivano (pochi, era in un boschetto, mi sarò svegliato forse tre volte e del resto non ho coscienza). 

Non appena arrivato c'era un allarme tifone, che ho aspettato con impazienza (sai, Conrad eccetera) ma non è mai arrivato se non sotto forma di piogge torrenziali e un vento un po' forte ma come il maestrale sulle nostre coste quando soffia seriamente. Sono stato alcuni giorni in ostello a Osaka e Kobe, pedalando tra le due città sotto la pioggia calda, e ho pagato l'equivalente di 20 euro, così come in altri luoghi, in alcuni anche meno. Poi sono dovuto andare via e prendere l'unico albergo che ho trovato sotto l'acqua, 70 euro a notte, una sola notte ma lusso sfrenato a non so più quante stelle, non smettevo di farmi docce su docce solo per starci sotto. 

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La strada è IL luogo di un viaggiatore in bici. E il cibo di strada da quelle parti, che ve lo dico a fare, l'eccellenza seconda solo a quello cinese: dai miei appunti vedo che per una ciotolona di noodles con carne, ciotoline varie di contorno e birra da 66 ho pagato 970 yen (sette euro e mezzo); la prima sera ho deciso di sfondarmi di sushi in una delle bettole di lì, mica i gioiellieri di qui, e sono uscito barcollando e cercando di assiepare serenamente le cose nello stomaco dopo aver speso 6470 yen, quasi 50 euro, per un doppio giro di tutto, ché quelli intorno mi guardavano ridendo mentre mi indicavano con le bacchette. Sono tornato in ostello a stento.

Poi ho capito che il sushi lo potevo prendere al supermercato, appena fatto dagli operatori dietro al vetro:  20 pezzi poco più di 1000 yen, circa 8 euro. Accompagnati dal vino rosso più vicino al Giappone, quello cileno: una bottiglia di Cabernet Sauvignon 995 yen, i soliti 7 euro e spicci. Vero che è barriccato ma chi se ne frega.


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Fumo, sì, lo ammetto: Lucky Strike a 460 yen, 3,5 euro. Lattine di birra, la mia marca è Kirin per assonanza con il keirin, disciplina della pista estremamente popolare lì, un euro e mezzo. La birra serve a recuperare potassio dopo gli sforzi fisici, fidatevi. 

Altro bonus per il cicloviaggiatore è che, a dare un'occhiata alle bici in giro, scarsamente legate - qualcuna, e comunque male, con le catenelle da Lidl, e solo a sé stesse - capisci che non ti fregheranno mai il tuo Ronzinante. Dormi sereno con il mezzo fuori casa - evento comunque per me raro, di solito la bici dorme con me.

La cosa però che mi è rimasta nel cuore sono i negozietti capillarmente diffusi ovunque e aperti h24, catene varie di cui cito due, Lawson solo perché è il primo che ho visto e che ho visitato non appena sbarcato quindi preso da amore di imprinting alla Lorenz, e 7Eleven, l'unico da cui potevo prelevare yen dal bancomat con il mio circuito, vai a sapere perché; della dritta non smetto di ringraziare il mio amico Cauz di Milano, ché non riuscivo ad estrarre carta moneta da niente e per fortuna ho incontrato casualmente un amico romano che mi ha regalato 10.000 yen (76 e rotti euro) con cui mi sono arrangiato prima di capire come estrarre denaro dagli Atm. 


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I negozietti h24 ti rendono il viaggio esente da preoccupazioni. Sono dappertutto anche in campagna, hanno tutto, dalla colazione alla cena, e dei cessi pulitissimi a cui manca solo la doccia. Ma quella te la fai al parco - dove poi dormirai - con la bottiglia e l'acqua calda presa dagli onnipresenti bagni pubblici.


*PAOLO BELLINO (Istigatore di ciclabilità in Italia, deciso a eliminare le automobili dalle città. Refusi creativi in un'agenzia di stampa dal 1991. Animatore del sito  http://www.movimentofisso.it/, del blog di politica della mobilità in bici https://www.rotafixa.it/ e del blog di viaggio  https://escoafareungiro.wordpress.com/ )