UNA FINESTRA SULLA NATURA - 12) Calimero, un'appendice

di LUIGI EPOMICENO* 

In questo periodo di ripresa primaverile della Natura è facile incontrare giovani o giovanissimi esemplari di animali vari.

Nell’ultimo racconto vi ricorderete del mio incontro con le rondinelle e del fortunato ritrovamento del pulcino di passero: quel batuffolo di piume che, incapace ancora di volare, è caduto, e per il quale ho provato a trovare un riparo dalle fauci dei gatti del circondario.

In quella circostanza non ho potuto sapere se i miei sforzi hanno avuto un esito positivo oppure no.

Voglio pensare di si.

Dopo circa 15 anni da quell' incontro ho vissuto un dèjà vu, questa volta con lieto fine.

 

Il giorno della Festa della Repubblica, a pochi passi dall’ingresso del Bioparco, accanto alle nostre Ara ararauna e Ara dalla fronte rossa, tra le foglie secche dei nostri bambù cadute per il vento,  proprio come già mi è accaduto, incrocio una minuscola palla di piume con un becco giallo appuntito che cinguettando quasi con voce rauca, con fatica cercava di spiccare il volo, per cadere dopo pochi battiti di ali.

Troppo pochi per superare qualunque esame di maturità.

Questa volta non temevo la presenza dei gatti, che durante il giorno evitano di incrociare i visitatori.

Temevo di più i numerosi Gabbiani Reali che risiedono ormai a Roma, e al Bioparco in particolare. Come per i numerosi Pappagalli e Colombe, il cibo non manca neanche per loro, ma nonostante la possibilità di rimpinguarsi a volontà questi uccelli tanto eleganti quanto feroci (e ormai molesti) attaccano prede varie a prescindere. Evito di descrivervi i dettagli dei resti trovati sparsi per il parco.

Con questo in mente, allargando le braccia per confondere il piccolo, chiudo le braccia attorno al suo corpicino e lo afferro con due mani. Dopo pochi attimi e qualche tenera beccata, si quieta e timidamente tenta un richiamo d’aiuto.

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(foto di Luigi Epomiceno)

 

Il maestoso e almeno centenario arbusto di Phillirea, ormai divenuto un vero albero, ricco di freschi germogli di foglie color verde bottiglia e amorevolmente curato dalla nostra Susanna, rimbombava di cinguettii di passeri.

Il nido era sicuramente sopra la mia testa.

E quindi i genitori non potevano essere lontani.

Purtroppo neanche i gabbiani.

A differenza di noi umani, che tendenzialmente entriamo nel panico quando il nostro bambino si allontana dai nostri sguardi, gli animali effettuano un atipico suono di richiamo che i propri cuccioli inconfondibilmente riconoscono.

E vice-versa.

Con l’intreccio di canti sopra di me non potevo riconoscere se i genitori del passero stessero richiamando il piccolo oppure no, ma ne ebbi certezza dopo pochi minuti.

Come due caccia dell’aeronautica, una alla mia destra e una a sinistra in picchiata si avvicinano poggiandosi su due diversi rami della Phillirea e guardandomi iniziano a inviarmi suoni per me troppo teneri per impensierirmi, ma che sicuramente partivano dai becchi come serie minacce.

L’agitazione del piccolo nella mia mano aumentava e dovevo cercare velocemente una soluzione, che poteva essere una sola: un nascondiglio tra la vegetazione vicina all’albero e lontano dagli sguardi penetranti dell’attento e vicino gabbiano.

Vi prego! Se volte salvare qualunque uccello caduto dal nido bisogna, sempre che non sia ferito, cercare di metterlo al riparo il più vicino possibile a dove lo si è trovato. Il nido probabilmente è lì vicino e quindi anche i genitori.

State tranquilli, la Natura farà il resto.

Posizionato il piccoletto tra le foglie lunghe di un’area dedicata agli Iris, lasciai che i due adulti si ricongiungessero al passerotto non più solitario.

Il concerto che si sentiva tra le foglie mi lascia pensare che si saranno scambiate infinite effusioni, il che mi ha riempito di gioia.


*LUIGI EPOMICENO (Nato nel 1957. Sono mezzo americano e mezzo italiano, pugliese di origine, forse greco di stirpe, romano di adozione, con soste prolungate a Firenze, Milano, Genova, Chicago e Londra e continue a Parigi, Marsiglia, Madrid, New York, Amsterdam, Eindhoven, Dusseldorf, Monaco di Baviera, Praga, Amburgo, Bruxelles e Lisbona. Ho girato tutta la Grecia, l’Albania, la Francia, la Spagna, la Turchia e gli USA e ho messo piede in tanti altri posti che neanche ricordo, da Seul a Iguazù, dal Canada al Marocco passando per le isole Lofoten. Ora sono in un altro mondo. Un mondo nel Mondo. Da quasi un anno e mezzo sono il Direttore Generale del Bioparco di Roma. Prima ho fatto tante altre cose. Alcune divertenti, altre meno)


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