Route 17bis di Campo Imperatore, una wilderness magica che d'inverno chiude per neve

foto e testo di GABRIELLA DI LELLIO*

La strada regionale 17bis, che sta per compiere cento anni, inizia a Vascapenta, poco prima del casello di Assergi dell’autostrada Roma-Teramo, per collegare la funivia del Gran Sasso a Campo Imperatore e a Castel del Monte. E’ una diramazione della strada statale 17, che è una delle strade più lunghe d'Italia, con i suoi 340 chilometri che attraversano l'Appennino Abruzzese e Sannitico fino a Foggia, seguendo gli antichi tratturi che in passato venivano utilizzati per la transumanza delle greggi. 

Qui il 22 maggio del 1999 Marco Pantani vinse una tappa del Giro d’Italia e rimase nel cuore degli abruzzesi, che attesero ore al freddo in mezzo alla neve solo per applaudire le gesta del “Pirata”. Percorse questa lunga e impervia salita in soli 53 minuti, scrivendo una delle pagine più belle del ciclismo. Campo Imperatore è stato l'arrivo di una tappa del Giro d’Italia anche nel 2018:  Simon Yates ha tagliato il traguardo sulla 17bis. Il 13 giugno, la prima domenica di riapertura in zona bianca, si è svolta la “Bike Marathon Gran Sasso d’Italia”  da Fonte Cerreto al bivio di Campo Imperatore, corsa riservata alle categorie amatoriali.

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 la sbarra venendo dalla funivia Aq foto Gabry JPG

(La sbarra all’inizio della 17bis venendo dall'Aquila, bivio per Montecristo)  


Il punto di partenza ideale per questo viaggio nel cuore selvaggio della riserva naturale più grande d’Italia è Fonte Cerreto, base di partenza della Funivia del Gran Sasso d’Italia. E’ una traversata  iconica e sentimentalmente potente: con le sue praterie e canyon è la route 66 di tutti gli appassionati di montagna e di wilderness. Due sbarre di accesso la delimitano: una si trova a circa sei chilometri dalla base della funivia e l’altra a Castel del Monte. Corrispondono esattamente al tratto chiuso al transito durante i mesi invernali fino a primavera inoltrata, a causa della neve.

          sbarra finale Castel del Monte foto GabryJPG(La  sbarra alla fine della 17bis, lato Castel del Monte)     


In inverno è l’unico accesso possibile alla parte occidentale dell’altopiano di Campo Imperatore. In estate è uno dei percorsi più belli da percorrere sia in bicicletta che in moto. Bisogna fare attenzione all’incrocio di motociclisti che affollano l'itinerario, sia per il divertimento che offrono i tornanti sia per l’aria fresca che si respira.

La strada non è per tutti. Mi spiego meglio. Per molto tempo è stata dimenticata, e solo recentemente riscoperta dai turisti più che dagli amministratori locali. Ma non si rivolge a un turismo “facile”, perché non ci sono rifugi o ripari da possibili ed improvvisi mutamenti meteorologici tipici del Gran Sasso anche in estate. E poi, per la maggior parte del percorso non c’è copertura telefonica perché mancano i ripetitori. Nonostante ciò è affollata da un turismo misto di veri conoscitori e appassionati di montagna e improbabili visitatori che vengono letteralmente “scaricati” da enormi autobus parcheggiati in maniera selvaggia lungo la strada per le foto turistiche di rito. In altre parole manca la cultura, il rispetto e la tutela dell’ambiente che sarebbero necessari per un luogo simile.


mucche1 foto GabryJPG


La 17bis è una strada che porta con sé racconti, storie a volte drammatiche e montagne che sono vere e proprie icone. Decido di percorrerla interamente con la mia Smart. Da appassionata di montagna, la conosco bene e so che ogni volta provoca nuove emozioni. Il consiglio è di andare senza fretta, cogliendo le occasioni di sosta per godere della vista che man mano si propone.

Si parte dalla base inferiore della Funivia, dove si trova la piazza Marco Simoncelli, in memoria del campione motociclistico prematuramente scomparso, e dopo qualche chilometro si sale tra boschi di faggi, querce e castagni.

Non è raro incrociare mandrie di cavalli e mucche in libertà o il volo di aquile o falchi in un paesaggio di laghetti e praterie, dal Gran sasso ai calanchi. Si percorre un lungo tratto disabitato se non per qualche ricovero per pastori, e i tornanti si succedono come un filo immaginario. La vegetazione si fa più rada e le montagne diventano vicine.

ricovero pastori foto GabryJPG

 

Quando si arriva al bivio Ruderi di S. Egidio inizia la diramazione “C” che si apre sulla vastità dell’altopiano. La suggestione è forte perché gli spazi sono smisurati. L’asfalto non è dei migliori e le pendenze sono in alcuni tratti ripide; non impossibili però, quasi necessarie allo spettacolo che si presenta davanti agli occhi.

 Laghetto di Pietranzoni foto GabryJPG

(Il laghetto di Pietranzoni, sullo sfondo il Corno Grande)


Anche le  indicazioni stradali sono sempre più in degrado per la violenza del vento, per le continue e persistenti bufere nevose invernali e per l’incuria.

segnaletica 1 foto GabryJPG

segnaletica nella piana per Santo Stefano di Sessanio foto GabryJPG


Proseguendo verso Castel del Monte sulla piana, si scorgono sulla sinistra la vetta frastagliata del Monte Prena (2561 metri) e il versante sud del monte Camicia (2564 metri) che si presenta alla vista come un alto panettone erboso, ma che nella parete nord del lato opposto si trasforma in una parete rocciosa verticale, un obiettivo da raggiungere per rocciatori esperti e dove in troppi sono precipitati.

 Monte Camicia e Prena dalla strada per Castel del Monte foto Gabry jpg

In questo tratto si incontra il punto di ristoro Mucciante, un must per gli appassionati di arrosticini di pecora, sempre più famosi nell’immaginario collettivo come piatto tipico abruzzese. In realtà è l’agnello cacio e ova o a scottadito il vero piatto locale. Particolarmente buono è proprio quello proveniente da Castel del Monte. 

Volendo fare una deviazione, vicino a Capo di Serra (circa 1700 metri) si prosegue in direzione del Rifugio Ricotta e sempre su terreno sterrato sul sentiero che porta all’interno del Canyon della Valianara o dello Scoppaturo. Il cambiamento è immediato: dal paesaggio quasi lunare si passa ad un ambiente primitivo che sembra ostile ad ogni forma di vita. L’unico rumore che spezza il silenzio è il sibilo del vento che si incanala nel canyon. Qui sono state girate scene di moltissimi film, western e non. Chi non ricorda Continuavano a chiamarlo Trinità con Bud Spencer e Terence Hill? Il nome del canyon della Valianara è legato alle leggende sulle streghe di Castel del Monte. Nelle credenze popolari, Valianara è una delle streghe più potenti e a lei viene associato un imponente monolite che si trova proprio all’interno del canyon e la grotta poco più avanti.

 Monte Camicia dal canyon foto GabryJPG

(Monte Camicia dal canyon)

Quest’anno la 17bis è stata riaperta al traffico il 18 maggio perchè è caduta tanta di quella neve che in alcuni punti, oltre i 1500 metri, si è formata una coltre di sette metri. Sarebbe bellissimo poter percorrere questa strada anche in inverno, se ci fosse una migliore manutenzione, strutture di rifugio e segnale telefonico a garanzia di sicurezza. Ci sarebbe la possibilità di creare “anelli” da sci di fondo oltre alle piste già esistenti, circa 10 chilometri, vicino a Castel del Monte. La chiusura del tratto stradale procura danno agli operatori turistici esistenti e potenziali del Gran Sasso ed ai Comuni del bacino naturale di Campo Imperatore, in cui si potrebbe attuare uno sviluppo ecosostenibile, preservare l’ambiente e mantenere il collegamento tra i centri abitati, spesso isolati in inverno.



*GABRIELLA DI LELLIO (Sono aquilana e sorella minore di nascita. Mi sento ottimamente a Roma e meno a L' Aquila dal terremoto del 2009. Ho insegnato lingua e letteratura inglese nel Liceo Scientifico della mia città. Sono maestra di sci perché amante della montagna e della neve. Mi piace la fotografia analogica in bianco e nero, che ho ripreso a fare dopo trent'anni e a cui intendo dedicare il mio tempo. Sono cresciuta nella FGCI e nel PCI fino alla “deriva occhettiana")