Rifiuti e traffico: quando i bidoni sono mal disposti e i semafori sono mal gestiti

di LUIGI EPOMICENO 

Mi capita non di rado di incontrare bidoni per i rifiuti stra-pieni e magari appena 100 metri dopo di vederne altri semi-vuoti. Il ripetersi tra tante vie di Roma della stessa scena mi lascia supporre che il posizionamento dei bidoni lungo le strade segua un criterio casuale e non basato su un calcolo di necessità.

La capacità produttiva di una qualunque macchina si esprime in termini di produzione in un certo lasso di tempo: ad esempio una macchina che produce chiodi cha abbia una capacità di 10 unità al secondo, produrrà 600 unità al minuto ovvero 36.000 ogni ora. Nell’arco delle 24 ore sono 864.000 chiodi.

Se il contenitore che raccoglie i chiodi prodotti contiene non più di 432.000, vorrà dire che all’approssimarsi di tale numero è necessario che via sia pronto un secondo contenitore.


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Quando vengono posizionati, all’angolo della strada, un bidone per l’indifferenziata, uno per la carta e uno per la plastica (l’esempio è reale e riguarda la via dove abito) senza considerare quanti nuclei famigliari faranno riferimento a questi bidoni per i propri rifiuti è come se nella nostra produzione di chiodi posizionassimo il contenitore senza considerare la capacità produttiva della macchina. E’ molto probabile che dovremmo raccogliere una gran parte della produzione dal pavimento della fabbrica.

L’analogia con i bidoni dei rifiuti è evidente.

Il posizionamento e il numero dei bidoni deve rispettare la capacità produttiva dei rifiuti delle famiglie che faranno riferimento a quei bidoni.

Se ad esempio la media di produzione di rifiuti per un nucleo famigliare di quattro persone è di ½ metro cubo in 24 ore, se la capienza del bidone è di 4 metri cubi, vorrà dire che un bidone può raccogliere i rifiuti di 8 famiglie al giorno. Quindi posizionare un bidone all’angolo di una strada dove ci sono 8 palazzine con circa 10 interni, ovvero (per semplicità di esposizione) 80 famiglie, vuol dire, inevitabilmente, che la nona famiglia si vedrà costretta o a portarsi il sacchetto dei rifiuti a casa, o a cercare un altro bidone oppure, pare che accada spesso, lasciarlo ai piedi del bidone stesso.

Essendo l’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti a conoscenza delle composizioni dei nuclei famigliari di ogni appartamento censito, il posizionamento può quindi essere fatto con calcolata precisione, anche tenendo conto dei vincoli esistenti per gli intervalli di raccolta.

Lo stesso approccio trova campo anche per la gestione del traffico.

Vi sono numerose vie lunghe su cui sono posizionate semafori con lo scopo di intervallare i flussi in più direzioni. Servono anche per consentire il passaggio ai pedoni nonché a regolare la velocità delle vetture in transito.

Proprio stamani ho dovuto percorrere un tratto di strada fitto di semafori trovandomi nella situazione in cui non appena scattava il verde al semaforo dove ero fermo, quello successivo diveniva rosso, consentendomi di percorrere non più di 3-400 metri prima di fermarmi di nuovo.


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La gestione del traffico nelle ore di punta deve avere come obiettivo la fluidità e non il rallentamento prudenziale delle ore notturne (per evitare folli corse). La semplice sincronizzazione dei semafori consentirebbe il movimento di interi blocchi di vetture che si muoverebbero in modo compatto e fluido anziché seguendo un movimento stop and go.

Come nel caso dei rifiuti, il principio è di misurare la capacità di una strada di smaltire le vetture che vi transitano in un lasso di tempo. Mappando e misurando i flussi di traffico di tutta città (o per lo meno delle principali vie), diventa possibile una sincronizzazione dei tempi semaforici in base alla necessità di rendere più o meno fluido il flusso di vetture nelle strade in questione.

Il principio si estenderebbe anche alla determinazione di dove installare i semafori, i sensi di percorrenza delle strade, le fermate dei mezzi pubblici, le aree di divieto di sosta, dei parcheggi comuni e persino sull’opportunità di creare o meno una pista ciclabile.

E’ chiaro che questo approccio non può essere sufficiente per risolvere i gravosi problemi sia del traffico che dei rifiuti, ma può servire come spunto per una migliore gestione dei servizi.

 

*LUIGI EPOMICENO (Nato nel 1957. Sono mezzo americano e mezzo italiano, pugliese di origine, forse greco di stirpe, romano di adozione, con soste prolungate a Firenze, Milano, Genova, Chicago e Londra e continue a Parigi, Marsiglia, Madrid, New York, Amsterdam, Eindhoven, Dusseldorf, Monaco di Baviera, Praga, Amburgo, Bruxelles e Lisbona. Ho girato tutta la Grecia, l’Albania, la Francia, la Spagna, la Turchia e gli USA e ho messo piede in tanti altri posti che neanche ricordo, da Seul a Iguazù, dal Canada al Marocco passando per le isole Lofoten. Ora sono in un altro mondo. Un mondo nel Mondo. Da quasi un anno e mezzo sono il Direttore Generale del Bioparco di Roma. Prima ho fatto tante altre cose. Alcune divertenti, altre meno)


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