RECENSIONE - Transizione ecologica, sfide multiple da vincere tutte insieme

di LUIGI EPOMICENO*

L’ultimo libro di Edo Ronchi,  “La sfida della transizione ecologica” (Edizioni Piemme), è insieme un grido d’allarme, una chiamata alle armi e un piano tattico per la vittoria.

Fino a oggi, la scienza ha certamente fatto la sua parte avvisando tutti dell' aggravarsi della situazione climatica. Le avvisaglie sono continue: il riscaldamento terrestre, la frequenza delle manifestazioni meteorologiche estreme, l’effetto serra. Ronchi, per non fare la fine della rana che si lascia bollire nella pentola e evidenziando, dati alla mano, il ritardo nell’affrontare la crisi climatica, non solo segnala la necessità e urgenza di intervenire ma traccia anche un percorso  realizzabile, politicamente fattibile ed economicamente vincente.

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(immagine da pixabay)


Questo libro non è la soluzione dei problemi che la transizione verso una co-esistenza neutrale con la Natura deve risolvere, ma è un manuale d’uso per affrontarli e superarli. Attenzione però. Al risalto dato dai media al problema bisogna che segua una diffusa e reale convinzione e conseguente strategia di azione. Insomma, bisogna fare di più.

Indubbiamente, la sensibilità verso la tematica ambientale ha ricevuto una forte spinta grazie a Greta Thunberg e al movimento “Fridays for Future.” Sebbene la portata degli eventi pandemici stia rafforzando la consapevolezza della necessità di cambiare, l’emergenza rischia di annebbiare la visuale degli obiettivi di lungo termine, e bloccare la transizione ecologica di cui il Pianeta ha bisogno. E’ necessario intervenire per affrontare l’emergenza sanitaria mondiale, ma costruire una ripresa economica con un’ottica di business as usual, senza considerare l’emergenza climatica, comporterà una ripresa miope, fragile e destinata ad essere travolta nel tempo dalla crisi ambientale. Sarebbe illogico riconoscere l’emergenza climatica e nel contempo investire nel vecchio modello di sviluppo.

Partendo dalla sfida climatica, Ronchi spiega le interdipendenze tra le altre: l’energetica, la gestione circolare dei rifiuti, la conversione del modello di economia ed infine quella del coinvolgimento delle parti alla base dell’approccio Green City. Vincere ognuna di queste sfide è condizione necessaria per la transizione, ma nessuna è singolarmente sufficiente.

Anche se la pandemia ha acceso ulteriori riflettori sulla problematica ambientale, serve una visione di lungo termine per superare il problema climatico. Celebrare il successo nella riduzione delle emissioni di CO2 dovuta più a una recessione economica che a una politica ambientale vuol dire trovarsi impreparati all’inevitabile aumento delle emissioni che una ripresa comporterà. In altre parole l’obiettivo della neutralità climatica del Green Deal europeo potrebbe restare molto lontano.


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(immagine da pixabay)


Dalle prime discussioni sull’emergenza climatica degli anni ’90, passando per il Protocollo di Kyoto del 2005 e per la Conferenza di Parigi del 2015, l’energia derivante dall’uso di fonti fossili rappresenta ancora l’81% del consumo totale. D’altro canto l’attuale sistema produttivo e i mezzi di trasporto prevalentemente in uso richiedono energia di origine fossile e quindi in contrasto con la necessità di contenere l’aumento della temperatura media globale entro il limite, segnato nell’Accordo di Parigi, di 2°C. La neutralità carbonica deve diventare una priorità ed impone nell’immediato interventi decisivi soprattutto in quei settori che contribuiscono maggiormente alle emissioni nocive. Non a caso l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), visto il ritardo nel percorso di cambiamento, stima che per raggiungere l’obiettivo di 2°C oggi occorrerebbe investire il 2,5% del PIL annuo per i prossimi vent’anni.

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(immagine da pixabay)


Di pari passo va la trasformazione di un’economia lineare a circolare. Il modello sequenziale che parte dal prelievo di risorse, prosegue con la trasformazione dei materiali e termina con gli scarti non è più sostenibile. Dal 1970 il consumo di materiale è quintuplicato arrivando nel 2017 a oltre 100 miliardi di tonnellate. Nei prossimi trent’anni si aggiungeranno altre 70-80 miliardi di tonnellate. E’ imperativo quindi avviare un modello produttivo che preveda una intrinseca capacità rigenerativa di risorse.

Qui Ronchi mette in guardia: l’economia circolare non è limitata al riciclo dei rifiuti bensì comporta un cambiamento radicale del sistema produttivo in cui il trinomio prelievo-trasformazione-scarto deve essere interamente gestito in modo sostenibile e tendente a un equilibrio totale con la Terra. La gestione dei rifiuti quindi è solo una delle leve essenziali per la transizione a cui vanno saldamente abbinate una politica di approvvigionamento dei materiali in modo innovativo (se non rivoluzionario) ed eco-neutrale, altrettanto innovativi processi produttivi che prevedano un minore utilizzo di materiali vergini e un maggiore uso di quelli riciclati ed infine una gestione dei rifiuti che minimizza lo scarto non più utilizzabile.

La transizione quindi verso una Green Economy deve puntare alla soddisfazione di bisogni ed esigenze diversi e che includono il capitale naturale, la resilienza degli ecosistemi, la de-carbonizzazione, il riciclo e la rigenerazione delle biomasse, e dove una diversa fiscalità e finanza, la digitalizzazione, l’intelligenza artificiale e lo sviluppo tecnologico in genere svolgeranno un ruolo fondamentale.

E infine il ruolo della comunità, che vede protagonisti le amministrazioni e i cittadini attraverso la Green City Approach, dove pianificazione urbanistica, ideazione e gestione delle infrastrutture urbane, la mobilità intelligente e la tutela del verde contribuiscono ad elevare la qualità della vita segnando un vero cambiamento di civiltà. Infatti una città sostenibile porta con sé modelli di vita altrettanto sostenibili e lì di fatto avviene una conversione della collettività con l’adozione di stili di vita ad alto impatto ecologico. Qui Ronchi mette in luce, fra l'altro, come Roma risulti all’ultimo posto in una classifica di 13 città valutate nella mobilità sostenibile. La sua autorevole voce suona come una bacchettata alla classe politica, che pare non affronti l’emergenza climatica con la dovuta determinazione.



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(Le sfide della transizione ecologica, di Edo Ronchi   ed Piemme   pagg 304  euro 17,96)


La transizione ecologica impone sfide che entro i prossimi trent’anni dobbiamo superare, ma impone anche la realizzazione entro i prossimi dieci di importanti cambiamenti per evitare i costi economici e sociali molti elevati dell’insuccesso. Questo libro è un esaustivo strumento di lavoro, un manuale che abbraccia l’agricoltura, l’industria, i servizi e la finanza. Non include profezie, né celebra successi effimeri. Indica obiettivi intermedi da raggiungere, suggerisce priorità, azioni da intraprendere o correggere, propone anche cambi di paradigmi. Soprattutto insiste sulla necessità di maggiore sensibilizzazione del problema e diffonde un senso civico non solito, richiamando tutti, cittadini, società civile, governanti e imprenditori, ad assumere un ruolo attivo e responsabile per vincere la corsa contro il tempo.

 

*LUIGI EPOMICENO (Nato nel 1957. Sono mezzo americano e mezzo italiano, pugliese di origine, forse greco di stirpe, romano di adozione, con soste prolungate a Firenze, Milano, Genova, Chicago e Londra e continue a Parigi, Marsiglia, Madrid, New York, Amsterdam, Eindhoven, Dusseldorf, Monaco di Baviera, Praga, Amburgo, Bruxelles e Lisbona. Ho girato tutta la Grecia, l’Albania, la Francia, la Spagna, la Turchia e gli USA e ho messo piede in tanti altri posti che neanche ricordo, da Seul a Iguazù, dal Canada al Marocco passando per le isole Lofoten. Ora sono in un altro mondo. Un mondo nel Mondo. Da quasi un anno e mezzo sono il Direttore Generale del Bioparco di Roma. Prima ho fatto tante altre cose. Alcune divertenti, altre meno)


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