Ragazze dell'Europa: alla scoperta della Romania, un paese di mezzo

di SARA VALENTINA NATALE*

(foto da pixabay)


Le giovani generazioni sono considerate “figlie dell’Europa”. L’Unione europea è la nostra realtà, non è mai stata un’idea a cui abbiamo dovuto abituarci. Viaggiamo, studiamo e ci trasferiamo fuori dai confini nazionali facilmente, dandolo per scontato. Ma chi è nato, come me, negli anni Novanta, rappresenta quello che potrebbe essere considerato un anello di congiunzione: tra la generazione che ha vissuto l’Europa del muro di Berlino e quella nata dopo il sesto allargamento a est del 2013. Per chi ha vissuto il mondo diviso in blocchi, pensare ai paesi ex sovietici come parte dell’Unione può essere difficile. Anche per la mia generazione, paesi come la Romania e la Bulgaria sembrano ancora paesi “altri”, rispetto all’Europa occidentale che è più familiare.

Uno dei miei ultimi viaggi all’estero l’ho fatto proprio in Romania.

Gennaio 2019, prima che il Covid ci scombinasse la vita. Su uno dei mille gruppi WhatsApp io e due amiche cerchiamo di concordare la meta per un viaggio low cost da fare alla fine della sessione invernale. Le idee sono le più disparate: da Lisbona a Belgrado, che una delle ragazze giura aver letto essere la “New York dei Balcani”, da Vienna a Dublino. Rileggendo quelle conversazioni a due anni di distanza provo una forte invidia per la nostra vita pre-pandemia: “A Vienna già vado a maggio, scegliamo un altro posto”, “non posso spendere tanto perché a fine marzo devo anche partire per Parigi”.

bucarejpg

(Bucarest)


Alla fine ci decidiamo, affidandoci ad una delle tante compagnie che garantisce prezzi stracciati, e scegliamo di andare a Bucarest. La partenza è prevista per il 26 febbraio e il rientro per il 2 marzo. Riusciamo miracolosamente a trovare i voli che permettano, a loro che partono da Napoli e a me da Pisa, di arrivare in Romania quasi allo steso orario. Prezzo, incluso bagaglio da stiva, 60 euro totali.

Nel frattempo, a partire dal 1° gennaio 2019, per la prima volta dal suo ingresso nell’Ue (2007) la Romania è stata scelta alla presidenza del Consiglio dell’Unione europea, per il consueto turno di sei mesi.

Noi, abituate a non doverci preoccupare quasi di nulla quando viaggiamo dentro i confini comunitari, ci stupiamo che esiste ancora il problema della valuta differente. La Romania, infatti, ancora non soddisfa tutti i requisiti economici e finanziari necessari per introdurre la moneta comune. Inoltre, dopo la crisi e la recessione economica del 2008 e l’esperienza greca né Bucarest né Bruxelles sembra abbiano fretta di introdurre l’euro nel paese.

Ci troviamo dunque davanti ad un paese sulla carta comunitario, ma che a noi risulta ancora una meta con qualche tinta “esotica”. Confesso che ci chiediamo anche se la Romania abbia aderito al roaming, così da non dover attivare nessuna offerta aggiuntiva per navigare in internet. Ormai viaggiare senza poter usare liberamente le applicazioni di Maps, Uber e Spotify pare impossibile, per non parlare dei social. Per fortuna verifichiamo che non avremo di questi problemi.bucharest-2507260_960_720jpg

(Bucarest)


26 febbraio 2019, arrivate a Bucarest decidiamo subito di andare a cena nel posto più turistico della città: il Caru cu bere. Il posto è magnifico, tantissime vetrate, è su due piani e tutto sembra disegnato apposta per garantire un tuffo nel passato, con i camerieri in abito tradizionale e la musica tipica rumena. Primo intoppo: falliamo miseramente le ordinazioni perché eravamo convinte di aver scelto un piatto di carne mista alla griglia e ci arriva un piattino con cipolla cruda, qualcosa che sembrano fettine di roastbeef e cetrioli.

La parte peggiore della serata arriva al momento del conto quando, avendo pagato la cifra precisa, il cameriere ci si avvicina e comincia a chiedere con tono molto dispiaciuto che cosa non fosse andato nel suo servizio. Non capisco la sua insistenza dopo avergli risposto che era andato tutto bene, penso si sia dispiaciuto perché non avevamo finito il piatto incriminato. Lui, palesemente affranto, si allontana. Solo il giorno dopo abbiamo scoperto che in Romania le mance sono praticamente obbligatorie. Infatti, sugli scontrini c'è l’indicazione: 10% se il servizio è stato sufficiente, 15% buono, e così via. Insomma, gli avevamo detto che il suo lavoro era stato pessimo.

Il secondo giorno, dopo aver fatto un giro nell’affascinante centro storico e aver visto anche una zona nuova con Mc Donald’s che spuntavano ogni 100 metri, decidiamo di passare dalla stazione. Ci servono i biglietti per una gita in Transilvania il giorno seguente. La stazione si trova in un quartiere che sembra congelato al 1950. Palazzi mai finiti, casa abbandonate, stradoni giganteschi semi vuoti. Riusciamo dopo 40 minuti a raggiungere l'obiettivo. Compriamo i biglietti e prendiamo un taxi per tornare in albergo, altra discutibile idea. Noi tre ragazze sul sedile posteriore ci teniamo la mano per tutta la strada, terrorizzate, ma devo ammettere anche abbastanza divertite, dal modo di guidare del conducente.

Mentre mi chiedo se arriverò viva all’albergo, mi viene in mente quando mia madre mi ha raccontato che da ragazza girava per l’Europa in autostop:  sembra così strano e avventuroso ai miei occhi. Se non riesco a fidarmi di un tassista, non capisco come potrei fidarmi di uno sconosciuto. Meno che mai all’estero.

brasovjpg

(Brasov)


Anche i viaggi in automobile che ho fatto io stessa da bambina mi sembrano irrealistici. Pare impossibile che il ricordo di mia madre con mappe, cartine e stradari in mano mentre mio padre è al volante appartenga a me, che senza Google Maps sarei persa anche nella mia città.

La mattina seguente saliamo a bordo di un treno che sembra uscito dal mondo di Harry Potter. Dalla cuccetta vediamo come il paesaggio cambia a mano a mano che ci allontaniamo dalla capitale. La vista è mozzafiato quando comincia ad essere tutto ricoperto di neve. La Transilvania sembra davvero il posto perfetto per le leggende alle quali fa da sfondo. Alla stazione ci affidiamo ad un uomo che si propone di accompagnarci al castello di Bran, il castello di Dracula, di aspettarci e di accompagnarci poi al centro di Brasov.  Alla fine il maniero non risulta altro che un normale museo dedicato alla storia della Transilvania e alle collezioni della famiglia reale.

Dopo un altro pranzo abbastanza avventuroso, il tassista spunta non si sa come fuori dal ristorante dove ci eravamo fermate e ci accompagna nel centro di Brasov. Inutile dire, spendiamo molti più soldi di quanto credessimo. Il desiderio di mangiare qualcosa di “riconoscibile” ci spinge a malincuore nel primo Starbucks che incontriamo. Quasi in automatico mi collego alla rete Wi-Fi. Il che è strano perché oggettivamente non serve più, ma sono vecchie abitudini.

Quando andavo all’estero negli anni del liceo, prima del roaming, il Wi-Fi gratuito voleva dire salvezza. Pensando a quanti soldi si spendevano in sms, credo di aver reso felici i miei gestori telefonici. Un mezzo ancora più anacronistico erano le schede telefoniche, che a Londra mi hanno permesso di chiamare l’Italia tutti i giorni.

castello di Branjpg

(Il castello di Bran)


L’ultimo giorno decidiamo di passarlo alle Therme Bucheresti, le più grandi d’Europa. Dopo varie peripezie per imbroccare l’autobus giusto, arriviamo in una struttura gigantesca che sorge più o meno nel nulla. Nonostante il divieto di introdurre i telefoni nelle zone delle piscine, la sala più grande è il set fotografico di centinaia di persone che si fanno immortalare in quello che sembra il paradiso. Anche qui, spendiamo il doppio della somma preventivata. Ma è l’ultimo giorno ed è veramente tutto troppo bello per curarcene. Ce ne pentiremo di lì a poco.

Per l’ultima cena decidiamo di usufruire del ristorante dell’albergo. Ci rendiamo conto che i soldi non  basteranno: e sì che eravamo partite a cuor leggero dati i prezzi degli Uber e dei taxi e il cambio così vantaggioso. Decidiamo di prendere solo da mangiare e non da bere. Tre club sandwich senza acqua, non potrei immaginare niente di più difficoltoso. Non so perché semplicemente non ne abbiamo presi due, così da poter ordinare da bere tranquillamente per tutte. Ma questa cosa ci fa ridere ancora oggi, quindi ne è valsa la pena.

La Romania offre la possibilità di godere di tutti i benefici dei viaggi intracomunitari essendo però una meta ancora insolita. E'  “diversa” per alcuni aspetti,  molto più simile del previsto per altri. Generazione di mezzo, a cavallo tra chi l’Unione europea l’ha vista nascere e chi è nato nella sua conformazione attuale, abbiamo scelto un paese di mezzo.  Che con gli anni, presumibilmente, si omologherà.  


SARA VALENTINA NATALE*  (Classe 1996. Laureata in Scienze Politiche e Studi Internazionali, ho scelto un master in lobbying per cambiare il sistema dall'interno. Appassionata di comunicazione in ogni sua forma. Aspirante femminista, europeista incallita e sportiva occasionale)


clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook
clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram