Provenza, divina luce e mille tori da corsa / 2

di ANDREA ALOI

A Beaucaire, preziosa cittadina sul Rodano, dove fronteggia Tarascona (un nome solo: Alphonse Daudet), ci sono le statue di Clairon e dell’immenso Goya, due tori selvaggi del Delta che l’aficiòn del dopoguerra serba nel cuore. Era nata così la course vera e propria in Provenza, nei primi anni del ‘900: qualche carretto a delimitare uno spazio, magari una piccola buvette e un paio di torelli, i ragazzi a cimentarsi in giochi ancestrali: chiamare il toro, farsi rincorrere, misurare la temperatura al proprio coraggio, come fanno ancora oggi i giovinetti di Saint Remy e di altri mille paesi durante le feste votive che costellano l’estate, quando non manca mai l’encierro.

Viali, piazzette piccole o grandi, sono recintate da robuste sbarre di ferro e i biou lasciati liberi. Chi se la sente sguscia tra le sbarre e si fa avanti, per fare subito marcia indietro… In Camargue la course coi razeteur, in Spagna la corrida de recortes, uomini davanti a montagne di muscoli e istinto che caricano e vengono uccellati con uno scarto laterale repentino dai recortadores, genìa di amabili incoscienti massimamente inebriati - è il loro do di petto - dal fronteggiare il toro che irrompe e e viene saltato per il lungo con atterraggio acrobatico, un viaggio che sorvola le corna e termina dopo la coda. Pochi secondi per regalare al pubblico una vita intera. A Creta i minoici facevano praticamente lo stesso duemila anni prima di Cristo. Tutto senza versare in arena una goccia di sangue taurino. Bien! Il fauve, il selvaggio contro il logos di Ulisse. Forse meno distanti di quanto abbiamo pensato per secoli.montagnejpg

In Provenza si cantano le gesta umane e non meno le gesta bovine, si premiano le une e le altre, vincere il “Biou d’Or” per un manadier è dolce carezza all’orgoglio, ricompensa di lunghe cure e premio all’acume. Il torello non nasce biou da course, nasce tau e occhi sapienti lo osservano nelle piccole arene presenti in ogni allevamento: come reagisce alla presenza di un gardian o di un esperto razeteur appiedato nel suo territorio? Diffida? Carica? Si richiude ancor di più nel suo “angolo” (gli spagnoli lo chiamano “querencia”)? Cerca con lo sguardo il toril per uscire? Se sfoggia qualità da combattente, fra i tre e i quattro anni viene castrato e condotto con giudizio alle prime vere courses adulte. Ma la sabbia dell’arena già l’ha conosciuta quando era tau, nelle corse apposite, una prelibatezza per il pubblico data la naturale esuberanza dei torelli e un’alea in più per gli atleti in bianco. Il toro da lidia non ha mai annusato da presso l’uomo, il toro da course l’ha fatto cento volte. Si conoscono. Per noi bipedi un problema serio.

In questa estate di tsunami silenzioso, non so se nelle arene di Provenza risuonerà mai la “grand air du toreador” dalla “Carmen” di Bizet, introibo musicale alla course camarguaise. Sfilano i generosi nella capelado, il saluto alla presidenza. Sono in numero di otto, di dodici, di venti anche, metà destrorsi e metà mancini, accompagnati dai più anziani tourneur, in genere ex razeteurs, loro è il compito delicato di attirare l’attenzione del biou con la voce e alzando le braccia in modo da disporlo orientato al meglio per la corsa dei ragazzi che si alternano nella prova. Il droitier andrà correndo verso il toro prendendolo dal lato sinistro, l’inverso per il gaucher. Ecco la carica, l’incrocio col bovino armato che subito ti punta, il tentativo di grattar via la coccarda o uno dei fiocchi, la fuga a precipizio oltre la barriera. Se esiste una forma di paradiso in terra, l’immagino simile alle arènes Barnier di Saint Remy, dette “la glaciere” per il folto corredo di alberi ombrosissimi. Un’ellisse di sabbia e un minuscolo bar. Luce mobile di caldo estivo, col pensiero di mio figlio che addenta un panino al merguez, la salsiccia picante di manzo o montone e Patrizia che ci cova con lo sguardo. “Dix francs de plus”, lo speaker comunica che la posta per un fiocco si è alzata. Vediamo cosa ci riserva ancora la vita.

arles-1590632__340jpg

Le Barnier le avevano tirate su nel 1909, sono chiuse da anni, sembra che lì, in boulevard Gambetta, ora ci sia un mercato.

Così, perso tra mandrie di torelli che arrivano nelle cittadine in festa governati dai gardian a cavallo con lunghi bastoni (è il lieto abrivado), godendomi la memoria forte dei viaggi in cerca di nuove courses - un paio di volte fino a Orgon, paesucolo arroccato con un’arena scavata nella roccia - e l’ineluttabilità di quei vecchi che giocavano a pétanque e di fianco avevano montato un piccolo cerchio di assi e un bambino che non avrà dieci anni in costume andaluso si esibiva in una capea, minuscola simulazione di corrida, ecco, così per sempre perduto e felice con la coscienza che possono levarti tutto ma non uccideranno il modo in cui gioivi quando sognavi di essere libero, così ho messo da parte mille scintille di Provenza per raccontare di muscoli, balzi e muggiti, della luce che è qui e nulle part d’ailleurs.

camargue-3375017_960_720jpg

 Niente chiesetta di San Sisto, dalle parti di Eygalieres, l’estasi dal mondo restando nel mondo: nel muro di fianco, in una crepa nascondevamo centesimi da ritrovare l’anno dopo. Niente place Favier a Saint Remy, con l’acqua che scorre nelle canalette all’aperto e il selciato a pavé di pietra chiara lucidato dal tempo e una Citroën “deux chevaux” abbandonata in un cortile. Niente storie di Templari, di valdesi, di langue d’oc, di mas e di bastides, del mas des Amandiers a Graveson dove facevamo tana. Niente giallo Van Gogh e niente Frédéric Mistral. Niente sentiero Jean Moulin, eroe della Resistenza. Niente storie di Occitania che deriva da Aquitania, della Contea di Provenza, dei Baux. Niente onde di lavanda, vigne, ulivi. Niente Alpilles. Per sapere di questo, volendo, basta un click al computer. Non basta invece per vedere un toro che scava la sabbia con lo zoccolo. E per capire definitivamente che non saprai mai, mai se gioca o fa sul serio.  

 

 (2 -  FINE)

 

 1a PUNTATA


clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook
clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram