Propagande. Il memo russo e un documento inedito di Milošević

di ANNA DI LELLIO* 

Essendomi occupata di Kosovo negli ultimi venti anni, questa guerra di aggressione in Ucraina mi ha riportato indietro ai tempi delle guerre jugoslave degli anni '90. Continuo infatti ad essere sorpresa dai commenti di tanti, giornalisti e sedicenti esperti, che definiscono l’aggressione russa "la prima guerra in Europa da settant’anni", dimenticando che dal 1991 al 1995 e dal 1998 al 1999 si è combattuto in Slovenia (poco), in Croazia, in Bosnia e in Kosovo, e che la NATO ha bombardato la Serbia per circa due mesi, dal 24 marzo al 13 giugno 1999.

Mi domando come si faccia a dimenticare quegli eventi, che includono tanti crimini di guerra e contro l’umanità da aver dato lavoro per più di vent’anni ad un tribunale internazionale creato ad hoc dall’ONU, la Corte Criminale Internazionale per l’Ex-Yugoslavia (ICTY). E mi domando anche come si faccia a dimenticare che messe a confronto queste guerre di ieri e di oggi presentano tantissime somiglianze.

Per esempio, il rapporto con i media. Di qualche giorno è la notizia di un memo del Kremlino mandato ai media di stato russi per dettar loro il linguaggio da usare quando parlano della guerra in corso. Anni fa ricevetti da fonti che non posso nominare un memo passato dal regime di Milošević, molto probabilmente proveniente dal Ministro dell’Informazione, che dal 1998 era l’attuale presidente serbo Aleksandar Vučić. Ne pubblico qui per la prima volta qualche stralcio.

Non ci scandalizziamo per la propaganda di guerra. Durante la resistenza all’invasione Americana dell’Iraq, l’amministrazione di George W. Bush fece molta pressione sui media americani perchè non usassero mai l’espressione “guerra civile”, e invece parlassero di “violenza settaria,” “sfide a Bagdad.” E certamente l’espressione “surge” (onda, marea, aumento) fu inventata per non usare mai più la più corretta espressione “escalation,”  che rievocava la sconfitta in Vietnam. Qual è la differenza tra queste propagande? Che negli USA non si rischiava la prigione o peggio se non si usava il linguaggio richiesto dallo stato.


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(Il memo russo)


Ma veniamo alla propaganda degli uomini forti di matrice autoritaria. 

Nel 1999, i media serbi furono istruiti a parlare di “esercito aggressore sul modello del loro predecessore nazi fascista,” invece di “forze NATO/forze internazionali;” di “occupazione” invece che di “intervento” NATO; di “accordo falso sotto la direzione dei separatisti e dei loro sponsor americani,” invece di “accordi di pace di Parigi;” di una NATO che “prende di mira bersagli civili;” che “causa” non previene, “una catastrofe umanitaria;” di “imperialismo ed egemonismo americano,” invece di “implementazione degli accordi di pace,” e così via.

Oggi il Kremlino, attraverso il suo Dipartimento dell’Informazione e Telecomunicazione, che fa parte dell’apparato di sicurezza russo, ha passato ai media un memo simile, anche se molto più sofisticato dato che i media attuali non sono quelli degli anni '90. Lo ha ottenuto la rivista americana  Mother Jones da un impiegato di  questi stessi media. Le istruzioni sono chiare: la Russia sta “prevenendo la possibilità dell’uso di armi nucleari contro la Russia stessa;” le “operazioni militari speciali” in atto in Ucraina stano procedendo secondo i piani; l’esercito Ucraino, “perdente,” sta bombardando aree civili sotto controllo russo;  bisogna continuare a citare Putin; “l’isteria dell’occidente ha raggiunto livelli inspiegabili” tanto che ora invita la gente ad uccidere gatti e cani provenienti dalla Russia e quindi se fa questo oggi, domani “inviteranno ad uccidere la gente che viene dalla Russia;” il governo di Kyiv è colpevole di “crimini di guerra;” e Zelensky non è sano di mente né è in controllo dell’Ucraina. 

Le somiglianze tra le due propagande sono più profonde, partendo dalla fantastoria per giustificare la guerra. Slobodan Milošević, l’uomo forte serbo di allora, ha proposto una teoria sul Kosovo molto simile a quella di Putin sull’Ucraina. Entrambi sostengono la tesi che il Kosovo e l’Ucraina fossero “vuoti” prima dell’arrivo rispettivamente dei serbi e dei rus; che l’unica storia degna di nota fosse quella dei loro regni medievali; che quindi storicamente, non importa quanto tempo sia passato da allora, quanti popoli siano passati di lì, e soprattutto chi ci viva oggi, quei territori appartengono a serbi e russi; che albanesi e ucraini, attuali abitanti non esclusivi ma maggioritari da lungo tempo, stiano attuando un genocidio nei confronti delle popolazioni minoritarie serbe e russe; che questi responsabili di genocidi siano dei “coloni,” gente senza identità e storia, arrivati ad usurpare i diritti dei “nativi” serbi e dei russi; e che questi diritti siano sacrosanti, non solo perché storici, ma perché sanzionati da una chiesa ortodossa nazionale unicamente posizionata a difendere la civiltà più altamente spirituale del mondo – la loro.


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(Il memo serbo,  inedito)


Le somiglianze non finiscono qui. In entrambe le guerre, circoli nazionalisti serbi e russi hanno lanciato campagne propagandistiche usando un linguaggio violentemente sessualizzato. In questa propaganda lo stupro è la metafora di una umiliazione individuale e nazionale da vendicare, riprendendosi i territori persi da tempo per la mancanza di virilità delle elite politiche precedenti. E chi meglio di Milošević e Putin, super maschi par excellence, potrebbe guidare la revanche?  Per molto tempo i due sono stati rispettati anche fuori dal loro paese come modello di leadership forte. Si veda l’ammirazione del presidente americano Donald Trump per Putin, per esempio. 

Il memo del Kremlino poi invita tutti i media a mostrare il programma del commentatore conservatore della Fox Tucker Carlson, famoso per aver scritto su twitter: “Perché I democratici vogliono che voi odiate Putin? È stato Putin a mandare i posti di lavoro della vostra città in Russia? È stato lui a creare la pandemia che ha distrutto il vostro business? È lui che insegna ai vostri figli la discriminazione razziale? È lui che fabbrica fentanyl? Che mangia i cani?”

Carlson ha anche detto che non c’è ragione perché gli Stati Uniti assistano l’Ucraina e ha insistito che non “è tradimento sostenere che l’Ucraina non è una democrazia ma uno stato cliente degli Stati Uniti.” 

A proposito di propagande. 


*ANNA DI LELLIO  (Sono Aquilana di nascita, ma mi sento più a casa a New York, Roma, e Pristina. Un po' accademica, un po' burocrate internazionale, e un po' giornalista. Ovviamente ho lavorato per l’Unità. Tra le mie grandi passioni giovanili c’erano lo sci, la lettura, i viaggi, il cinema e la politica. A parte lo sci, sostituito dallo yoga, le mie passioni attuali sono rimaste le stesse)

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