Onda su onda, un Paese d'estate e di canzoni

È l’estate di Azzurro. La sera scendiamo sul lungomare per la passeggiata.

(Autoesergo del recensore)


di GIGI SPINA* 

Siamo forse un paese strutturalmente estivo, in cui, però, ha quasi sempre prevalso in superficie un’egemonia invernale, con l’aiuto di una religione inizialmente punitiva, un po’ catto e un po’ comunista, fin quando le televisioni private ruppero ufficialmente l’apparente egemonia, incrinando l’equilibrio e favorendo l’apporto reciproco fra le stagioni. Nel passaggio c’è la mescolanza, l’ibrido che dura fino al successivo passaggio.


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(foto dal libro 'Onda su onda')


Questo pensiero contorto, fra caldo e freddo, diciamo la verità, mi è venuto quasi spontaneo alla lettura appassionata e coinvolgente di Onda su onda di Enzo Gentile, una cavalcata - anzi una surfata, per rimanere in tema - lungo le storie e le canzoni nell’estate degli italiani, come intona il sottotitolo. Estate, non estati, perché, al di là dei cambiamenti, dei contesti, della differenza di genere, l’estate è un punto di riferimento singolare, anche se si declina al plurale.

Gentile squaderna una conoscenza minuta e diffusa, approfondita nel dettaglio, di quel "rapporto complesso che si intreccia a tanti aspetti del modus vivendi, quello che gli italiani denunciano specchiandosi nella musica leggera". Chi legge potrà ritrovarsi in molte pagine, attivare i percorsi di memoria personale e collettiva, ritrovare note smarrite e rivalutare note sottovalutate.

Soprattutto, Gentile fa parlare molti protagonisti di questa storia, che regalano - direbbe Vincenzo Mollica, uno dei raccontatori imprescindibili nel sottofondo, anche se non viene mai nominato; a proposito, consiglio di scorrere con calma l’indice dei nomi, da p. 349 a p. 370, una vera enciclopedia che riattiverà ricordi e produrrà nuove curiosità – regalano, dicevo, aneddoti, retroscena; aiutano, soprattutto i loro coetanei,  a capire tutto quello che si muoveva e si muove nel mondo della musica leggera, dal punto di vista umano, caratteriale, commerciale, culturale. E poi, a fare da onda iniziale e onda finale, le voci non certo univoche di Claudio Bisio ed Enrico Vanzina.


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(foto dal libro 'Onda su onda')


Si attraversano fasi molto diverse di musica: leggera, anzi leggerissima, sussurrata, urlata, impegnata, da appartamento (magari con il giradischi per i balletti in casa per il diciottesimo compleanno, e parlo per esperienza diretta), da piazza, da discoteca per coppie e da discoteca incasinata per gruppazzi, in un continuo passaggio e alternarsi fra spazi individuali e fruizioni collettive.

E l’estate, l’estate, a fare da catalizzatore di tormentoni canori e tormenti d’amore; l’estate cantata e sviscerata, sudata e vissuta col corpo libero. L’estate nella quale fioriscono le competizioni e le carovane canore. L’estate, nella quale si comincia a gettonare: verbo magico che non si userà mai per il telefono ma si continua a usare per chi viene apprezzato e riascoltato a ripetizione, anche se il juke-box è ormai un oggetto d’antiquariato.

E poi i supporti, come per la scrittura col passaggio dal rotolo al codice: il 45 giri, l’ellepì, la musicassetta, il cd ecc. ecc.

La cesura del ’68, che poi non è stata mica così generale e globale come vogliono far credere quelli che hanno fatto il ’68; è solo che loro urlavano più forte (non dico io, che ho sempre usato il megafono, con moderazione e gentilezza!), mentre la maggioranza, si sa, era silenziosa; questa cesura ha provocato, ad appena 20 anni di distanza, la vendetta del ritorno alla musica leggera, all’autocelebrazione della propria spensieratezza, praticata o mancata, nel tentativo di avere ragione, dopo pochi anni, della furia iconoclasta (quella, per esempio, che crocifisse Alan Sorrenti a Licola).

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(foto dal libro 'Onda su onda')


Del resto, il confronto con l’Europa e gli altri continenti è significativo: "Mentre i giovani d’oltreoceano si stanno per riversare nei prati di Bethel, per il festival di Woodstock (1969), da noi il singolo di maggior impatto, in una primavera esangue, è Zingara di Bobby Solo e Iva Zanicchi, cui durante l’estate faranno da contrappeso Tutta mia la città dell’Equipe 84, Storia d’amore di Celentano, Lisa dagli occhi blu di Mario Tessuto, Pensiero d’amore di Mal, mentre negli lp se la giocano Lucio Battisti e Mina. Questo è il 'made in Italy' che ci spetta".

Tutto questo, e di più, c’è nel libro di Enzo Gentile, che ho subito sentito mio, e così è capitato che, mentre impattavo la pagina 107, dove si parla di Drupi e di Piccola e fragile, il mio MacBook Air portatile intonasse, nello stesso preciso istante (giuro), Piccola e fragile, che fa parte di una compilation di 100 pezzi per iTunes regalatami da un amico. E io ascolto sempre musica mentre leggo o scrivo, come del resto ora (Tiziano Ferro, per la precisione).

Un libro che fa ritrovare la colonna sonora della propria vita, magari quella colonna sonora che è stata proditoriamente sovrapposta, dopo anni, ai propri filmini muti, 8 o super8, riversati su videocassette e poi su dvd, con la stessa trafila del cambio di supporto, per mantenere la memoria vigile.


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(Un Concerto Beat tenutosi nella sede del Circolo Universitario di Salerno 'Il Ridotto' il 13 novembre 1996 - a Salerno era ancora estate! - commentata sul quotidiano Il Tempo qualche giorno dopo        credit a Enzo Barone, Le stagioni di Via Cannonieri, 1995).


Un libro che snoda sette capitoli, che tematizzano in modo sempre vario e vivace il rapporto fra Italiani, estate e canzone; poi regala una riproposta introduzione di Gianni Mura a un precedente libro di Gentile, da cui traggo questa condivisione, come fossi su facebook:

"Un Disco per l’estate raramente è stato un disco per l’esteta, anche se qualche canzone evergreen s’è infilata tra i granelli di sabbia, il fucile e gli occhiali. Io che amo solo te, per esempio, Azzurro, Pugni chiusi. Il brutto di questi pezzi rievocativi è che ti obbligano a fare i conti con la memoria (sarà stato il ’63 o il ’64?) e con i ricordi: l’inevitabile ragazzina dai capelli rossi, i juke-box, i mangiadischi, quelli che volevano metter su il twist e quelli che invocavano il lento, e io con loro, e con scarsi risultati. Bene, a distanza di tanti anni misuro con una vaga tenerezza il tempo che è passato (e che secondo il sommo Endrigo non passerà mai)".

Eccolo, Io che amo solo te (1964), che connetto subito a Certe notti (1996), perché si possono avere molte canzoni del cuore col passare degli anni, in questo caso 32.

Del resto, gli ultimi due capitoli (8 e 9), dopo una sequenza di foto davvero commovente, per chi si commuove facilmente, offrono a tutti, giovani e anziani/e la possibilità di un bilancio musicale e sentimentale sotto il segno dell’estate da leoni e leonesse: Tanti buoni motivi per l’estate (1960-1999). Guida alle canzoni estive della nostra storia; Gli anni zero: i giorni nostri (2000-2020).


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("Onda su onda, storie e canzoni nell'estate degli italiani" di Enzo Gentile         Zolfo editore      pagg 408       euro 18)

Per finire, a suggellare la ripetitività estiva della colonna sonora di ciascuno/a, uguale ma diversa, diversa ma uguale, invito a ricordare, magari cantandola, la meta-canzone estiva per eccellenza:

Una rotonda sul mare,

il nostro disco che suona..

Quale disco, scusa?

Una rotonda sul mare …

 

*GIGI SPINA (Salerno, 1946, è stato professore di Filologia Classica alla università Federico II di Napoli. Pratica jazz e tennis. Gli piace pensare e scrivere, mescolando passato e presente)   


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