"Noi partigiani", ragazze e ragazzi della Resistenza

di DONATELLA ALFONSO*

Se c’è un filo conduttore negli incontri con questi ragazzi di novanta o quasi cent’anni , uomini che anche sulla sedia a rotelle raddrizzano la schiena con l’orgoglio del combattente e donne che scelgono l’eleganza e la cura di sé anche nei dettagli - lo scialle antico, il rossetto – è che non ne esci quasi mai senza una lacrima. Perché mentre loro, i protagonisti delle interviste raccolte sul sito noipartigiani, il memoriale audiovisivo della Resistenza curato e promosso da Laura Gnocchi e Gad Lerner per Anpi nazionale, ti raccontano quelle giornate di quasi ottant’anni fa, te li rivedi davanti com’erano. E come tornano ad essere, mentre parlano. Spesso delusi e non lo nascondono, perché l’Italia e il mondo in cui vivono non somigliano a quelli che avrebbero sperato; ma sicuri, sempre, nel dire una frase: lo rifarei.

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Ma le lacrime sono sempre lì, in agguato. Non può essere diverso quando si commuove, sul divano di casa a Sanremo, Gustavo Ottolenghi che aveva tredici anni quando suo padre, per salvare la famiglia – di origine ebraica – decide che ognuno di loro tre, anche la madre e il ragazzo, si divida in una diversa formazione partigiana tra Torino e l’Astigiano, dandosi appuntamento, a guerra finita, sotto la statua del Duca d’Aosta in piazza Castello: Gustavo, che ha passato tanti mesi a fare la vedetta, solo, sui campanili e le torri dei borghi, arriva al luogo dell’appuntamento e non trova nessuno. Neanche il secondo giorno, ma il terzo arriva il padre. E quello seguente, la madre.

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(Dal sito: "Noi, partigiani")

Non si commuove – ma chi la ascolta, sì - Angela Genova, che a 96 anni ha la grazia e la vitalità di almeno due decenni in meno, e nella sua casa che sovrasta il porto di Genova rievoca quel giorno del 1945 in cui suo padre e suo marito, entrambi militari, furono fucilati al forte Devauchan di Sanremo e lei pensò comunque di mettere in salvo la radio con cui ascoltavano le comunicazioni alleate. E cosa devi dire se Mario Ghiglione, “Aria” , portato purtroppo via dal covid pochi mesi fa, cede all’emozione e racconta solo in genovese (e immediatamente decidiamo che ci vorranno i sottotitoli, ma non importa)  quella giornata d’ottobre quando lui, che aveva quindici anni, fu massacrato di botte e costretto ad assistere all’esecuzione dei suoi compagni ad Olbicella, territorio vicino ad Acqui Terme?

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Sono una tra i fortunati – fatemelo dire – giornalisti, volontari dell’Anpi, ricercatori, che Gad e Laura hanno coinvolto in quest’avventura dell’andare a cercare chi ancora può raccontare, avendola vissuta, la Resistenza. Io e i videomaker che mi hanno accompagnata - Loris Viari, Daisy Parodi, Stefania Rabaglio – li abbiamo incontrati in case, paesi, quartieri diversi, dall’estremo ponente al levante ligure, in un continuo contatto con i due infaticabili promotori, anche perché ci sono storie di confine – il basso Piemonte, ma anche l’Emilia e la Toscana - . Non è stato facile incontrarli, non sono tutti: vale per la Liguria come per le altre regioni, perché non sempre gli elenchi erano aggiornati, ma anche perché ci sono state storie che sfuggivano a qualsiasi catalogazione semplicemente perché loro non avevano mai chiesto, soprattutto le donne, di essere inserite tra i partigiani combattenti, tanto meno tra quelli che hanno ricevuto il diploma Alexander. “Non ho fatto poi molto…” è la loro premessa, e invece altro che: che coraggio ci voleva, a ragazze di sedici, diciassette, diciotto anni, cresciute nel clima ovattato e insieme guerresco del fascismo, a prendere la bicicletta e nascondere nel cestino pezzi di armi,  o mettere nella cartella di scuola i documenti del Cln , come faceva Mirella Alloisio?

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(Illustrazione di Lucamaleonte)

Non sono tutti, i partigiani e le partigiane le cui interviste stanno crescendo sul portale  noipartigiani.it . Il Covid ha colpito pesantemente questa generazione eroica e ormai fragile, e molti li abbiamo persi: anche tra chi era già stato intervistato. Ci saranno, da adesso a giugno, le 500 interviste già raccolte e adesso che si stanno allentando i limiti agli spostamenti, anche tra regioni, Laura e Gad hanno iniziato a prendere di nuovo appuntamenti, e molti di noi andranno a cercare quelli che ancora non sono stati ascoltati. Lo scorso anno il libro “Noi partigiani” edito da Feltrinelli e poi la trasmissione “La scelta” su Rai3 hanno permesso di far conoscere sia il progetto che un primo gruppo di storie. 

Del progetto, che diventa così il primo nucleo di quello che sarà il futuro Museo Nazionale della Resistenza – e, diciamolo, è inaccettabile che in questo paese ancora non esista, a dimostrare quante remore e quante vicende irrisolte ci trasciniamo dietro da 76 anni – si parla anche nella lunga diretta social “La staffetta della Liberazione” , a partire dalle 10.15 del 25 aprile sulla pagina https://www.facebook.com/anpinaz, con un dialogo – intorno alle 10.55 l’inizio - con Gnocchi, Lerner, Carlo Ghezzi e Anna Longo e la trasmissione, nel corso della giornata, di alcune delle interviste raccolte. Laura Gnocchi interverrà anche nella diretta “25 aprile insieme. Crisi, lavoro, Resistenza” che la community social Goodmorning Genova ha organizzato dalle 9 del mattino di domani (https://www.facebook.com/goodmorninggenova).

E siccome le interviste pubblicate sono già 150, potete decidere di passare il vostro 25 aprile con le ragazze e i ragazzi della Resistenza. E poi me lo dite se riuscite a trattenerle, le lacrime, anche pensando a come abbiamo sprecato tanto del loro impegno di allora.


*DONATELLA ALFONSO (Nata a Genova nel 1957. Giornalista, scrittrice e curiosa - delle persone e della storia - per natura e per professione. Confida di tornare a viaggiare oltre i confini)

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