Nell'isola del Tesoro, cercando Morgan e la tetta bianca

di GIORGIO OLDRINI*

“Cuba non è un’isola” diceva con un sorriso malizioso Jesus Montané, uno dei dirigenti più importanti della Rivoluzione, amico fedele di Fidel Castro fin dalla prima gioventù. “E’ infatti un arcipelago, pieno di isole” aggiungeva. Lo sapeva bene Montané, perché era nato nella Isla de Pinos, dal 1978 ribattezzata Isla de la Juventud dopo che a Cuba si era svolto il festival mondiale della gioventù. 

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(Isla de la Juventud)

Era stata scoperta da Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio alle Americhe il 13 giugno 1494, ma divenne importante per lo sbarco dei pirati che ne fecero “l’isola del tesoro”, cui si ispirò anche Stevenson. E’ infatti abbastanza grande, da sempre abitata da una popolazione ridotta ma disponibile ad aiutare i pirati. Con acqua, campi coltivati, un clima più temperato di quello dell’isola maggiore. Il mare a sud di Cuba ha fondali bassi, tranne che per “strade” più profonde che pirati e corsari conoscevano bene e che percorrevano agilmente con i loro leggeri velieri, mentre i pesanti galeoni spagnoli si incagliavano spesso. Questi mari sono particolarmente ricchi di pesce, soprattutto di aragoste. Ambiente ideale dunque per nascondersi, rifornirsi di acqua e di cibo, seppellire tesori misteriosi che qualcuno cerca ancora.

Nel museo cittadino, tra l’altro, ho potuto leggere la descrizione che fece Morgan il pirata di un acquazzone tropicale. “Ero seduto sulla spiaggia e stavo mangiando una cioccolata in una ciotola. Cominciò a piovere, io mangiavo ma il livello della cioccolata nella ciotola rimaneva sempre lo stesso”. La guida del museo mi raccontava poi che c’era stata anche una piratessa. “Nessuno si accorse che era una donna fino a quando non rimase incinta” mi spiegò. “Beh, almeno uno se ne era accorto prima” mi venne da rispondere.

Fino al 1959 vi abitavano poche persone. Per questo gli spagnoli ne avevano fatto il luogo dove mandare in esilio i patrioti cubani, tra i quali il futuro padre della Patria José Martì. E il dittatore Fulgencio Batista ci costruì un grande carcere, il Presidio Modelo, imitando un progetto statunitense. Una prigione basata sul contrario della logica, cioè sulla apertura. Edifici costruiti in una zona deserta, così che si può controllare agevolmente chi si muove nelle vicinanze. La prigione è un enorme edificio circolare, con le celle come appese alle pareti interne. Nessuna porta chiude i carcerati, ma nel bel mezzo del grande cortile c’è una torretta dalla quale il guardiano può controllare, senza essere visto, i prigionieri. Così tutti hanno la sensazione di essere guardati senza soluzione di continuità. Qui vennero rinchiusi Fidel Castro e i rivoluzionari catturati dopo il fallito attacco alla Caserma Moncada nel 1953. Oggi il Presidio è un museo che si può visitare.

Nell’altro capo dell’isola l’Hotel Colony, dal quale partono le escursioni in mare e i safari fotografici per ammirare le bellezze di questo braccio di mare. Con straordinario tempismo venne inaugurato il Capodanno del 1959 da una società statunitense, proprio nelle ore in cui vinceva la Rivoluzione. Poco dopo venne nazionalizzato. Non è stato l’unico cambio di quegli anni.

L’isola era poco abitata e Fidel temeva che gli statunitensi la invadessero e da qui tentassero l’assalto all’Avana. Dunque decise di favorire un rapido popolamento. Sono nate da allora fattorie, coltivazioni di ananas e di frutti tropicali, qualche piccola fabbrica per la trasformazione e la produzione di succhi di frutta, si è sviluppata la pesca. Nella Isla de la Juventud c’è l’unica fonte di acqua minerale di tutti i Caraibi che dagli anni ‘90 viene sfruttata in accordo con la San Pellegrino, la Ciego Montero. E nella campagna sono nate tante “escuelas al campo”, complessi scolastici dove i ragazzi e le ragazze studiano e lavorano. Una di queste escuelas è intitolata a Giovanni Ardizzone, il giovane italiano che venne ucciso a Milano dalla polizia durante una manifestazione a favore di Cuba. La capitale Nueva Gerona si è ingrandita sino a superare gli 80 mila abitanti.

All’Isla ci si arriva via mare, dal porto di Batabanò, o in aereo, di solito con un Antonov 2, uno dei quei velivoli a due ali sovrapposte e con un monomotore a elica e a pistoni che sembra uscito da una stampa dell’inizio della storia dell’aviazione. Ci vanno soprattutto turisti affascinati dal mare e dalle spiagge, come quella di sabbia nera di Bibijagua, o come la Playa del Tesoro, dove si sussurra che Morgan e gli altri abbiano seppellito ori, argento, preziosi sottratti ad un galeone spagnolo. O anche appassionati di grotte per esplorare quella di Punta del Este.Jose Marti Avanajpg

(La statua di José Martì)

Ma c’è un’altra particolarità a Isla de la Juventud; qui infatti vi è una delle poche statue al mondo dedicata ad una mucca, Ubre blanca (Tetta bianca). All’inizio degli anni ’80 i cubani caricarono un gruppo di giornalisti stranieri, tra i quali il sottoscritto, su un Antonov 2 e ci portarono alla Isla per testimoniare uno dei successi della Rivoluzione, i primati di Ubre blanca. Era alla Vaqueria 134-5 e da lontano, per non innervosirla, assistemmo alla mungitura della mucca che occupava da qualche tempo la prima pagina dell’austero Granma, il quotidiano del Pc cubano, e che sfrattava i discorsi di Fidel dai titoli di testa dei telegiornali. Il fatto è che nei climi caldi la razza di vacca esistente e resistente era la Zebù, che però produceva pochissimo latte. Ramon Castro, fratello di Fidel e di Raul, ma che si dedicava solo all’allevamento del bestiame, pensò di incrociare Zebù con le Holstein e nacque così Ubre blanca, primatista mondiale di produzione del latte, 110 litri in un giorno, 41,2 in una sola mungitura.

Per questo chi va a visitare la Isla de la Juventud dopo avere nuotato in uno dei mari più affascinanti del mondo o esplorato le grotte, o cercato il tesoro di Morgan, non può esimersi dal fare una visitina alla statua di Ubre Blanca.

*GIORGIO OLDRINI (Sono nato 9 mesi e 10 giorni dopo che mio padre Abramo era tornato vivo da un lager nazista. Ho lavorato per 23 anni all’Unità e 8 di questi come corrispondente a Cuba e inviato in America latina. Dal 1990 ho lavorato a Panorama. Dal 2002 e per 10 anni sono stato sindaco di Sesto San Giovanni. Ho scritto alcuni libri di racconti e l’Università Statale di Milano mi ha riconosciuto “Cultore della materia” in Letteratura ispanoamericana)

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