Nel 2020 torna a crescere la fame del mondo, dalla Somalia al Congo è l'Africa la più colpita

di REDAZIONE
La lotta alla fame nel mondo ha rallentato drammaticamente. Lo attesta il Global Hunger Index (GHI), un benchmark internazionale curato in Italia da Cesvi e realizzato da Welthungerhife e Concern Wordlwide, tutte e tre organizzazioni umanitarie collegate nella rete eruopea Alliance 2015.  Secondo l’Indice (stilato sulla base di quattro voci:  denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile e mortalità dei bambini sotto i cinque anni) la fame resta eccezionalmente elevata in 47 paesi, e l'ipotesi di ridurla a livelli bassi entro il 2030 - il cosiddetto obiettivo "Fame zero" lanciato dall'Onu - si allontana. 

La somma di conflitti armati, pandemia e cambiamento climatico rischia di azzerare così alcuni  lenti progressi compiuti negli ultimi anni. Per la prima volta dopo un lungo miglioramento, infatti, l'anno scorso la percentuale di popolazione denutrita è tornata a salire: 155 milioni le persone in stato di insicurezza alimentare acuta in tutto il mondo, 20 milioni in più rispetto al 2019, nei 116 paesi osservati.


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Africa subsahariana e Asia meridionale sono le regioni con i livelli di fame più alti, con punteggi rispettivamente di 27,1 e 26,1 (fame “grave”). L'Africa in particolare registra i tassi di denutrizione, arresto della crescita infantile e mortalità infantile peggiori. Il tasso di denutrizione è passato dal 19,6% del periodo 2014-2016 al 21,8% del periodo 2018-2020. Un terzo dei bambini soffre ancora di arresto della crescita anche se i dati disponibili suggeriscono che la percentuale ha continuato a diminuire leggermente, passando dal 34,8% del 2015 al 32,4% del 2020. Forse ancora più preoccupante è che l’Africa sia l’unica regione del mondo per la quale si prevede un aumento delle persone denutrite da qui al 2030, anno in cui si stima potrebbero essere alla pari con l’Asia. 

"Bisogna spezzare il circolo vizioso con cui fame e conflitto si alimentano l’un l’altro. Senza pace difficilmente potremo eliminare la fame nel mondo. Senza sicurezza alimentare non potrà esserci pace duratura. Allo stesso modo è necessario intervenire sulle conseguenze drammatiche della pandemia e sugli effetti devastanti del cambiamento climatico" è il commento della presidente di Fondazione Cesvi Gloria Zavatta.



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Tra i paesi in difficoltà la Somalia, che ha una condizione “estremamente allarmante” (50,8 punti), seguìta da nove stati di livello “allarmante” (Ciad, Madagascar, Repubblica Centroafricana, Repubblica Democratica del Congo e Yemen, Burundi, Comore, Siria e Sud Sudan). Per altri 37 paesi la fame risulta “grave”. È il caso fra l'altro di Afghanistan, Haiti, India, Pakistan, Sudan, Etiopia, Nigeria e Venezuela. Rispetto al 2012, la fame è aumentata in dieci stati, inclusi Repubblica del Congo, Sudafrica, Venezuela e Yemen.

(fonte: Cesvi)



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