Museo attivo di Genova, l'art brut e il ricordo di Basaglia

 di DONATA BONOMETTI*

(foto di ROBERTO ORLANDO)


Occhi negli alberi, volti come maschere deformate dall'angoscia, corpi ridotti a fantasmi ciondolanti, disegni astratti che pure circoscrivono precise e sfasate interiorità, fiori e natura dai tratti ammorbati, eppure che colori, che forme fluenti, che talenti, che empatia tra lo spettatore e l'opera d'arte, quanto si viene trascinati in storie frantumate dal tempo e dal dolore, ma godendo del valore estetico. E' la cosiddetta art brut o arte irregolare, io la vivo come specchio dell'anima. Come diceva Basaglia? Da vicino nessuno è normale.


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Dunque vi conduciamo in un luogo dove ha abitato la follia per decenni e di cui sono rimaste tracce importanti di arteterapia. E' l'ex manicomio sulla collina di Quarto, quella che fu una cittadella di palazzi per il ricovero e la segregazione in un bosco ombroso, ora in pieno centro della Genova di levante. La speculazione ha tentato di allungare le mani sull' ex manicomio finora non riuscendoci, ma nello stesso tempo l'abbandono di uno spazio immenso e per buona parte disabitato rimane un pensiero cupo per la città. Eppure una parte di questo posto ancora palpita. Perchè un gruppo di persone, creando un coordinamento di volontari chiamato Quarto Pianeta, ha lavorato negli anni per far sì che la città entrasse a Quarto, si mischiasse con i pazienti che ancora sono in cura li, con i loro familiari, con gli operatori sanitari, in nome anche di quell'arteterapia che in questo manicomio venne messa in atto nei rivoluzionari anni basagliani. Quando a dirigere Quarto c'era Antonio Slavich. Psichiatra allievo di Franco Basaglia cui si deve aver realizzato a Quarto un luogo di riscatto, slegando ogni tipo di camicie di forze.


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 Di quel periodo dirompente rimane un Museo: se volete visitarlo troverete sempre qualcuno disponibile a prendervi per mano per entrare. Sono le opere dei pazienti di quegli intensi anni Ottanta e degli artisti che lavoravano con loro. Una collaborazione osmotica che in qualche modo continua ancora oggi in atelier e in laboratori creati dal coordinamento Quarto Pianeta.

Centinaia di opere, tra pitture e sculture conservate nel Museo Attivo delle Forme Inconsapevoli. Sul sito, molto ben fatto, potrete approfondire anche il perchè di questa intitolazione. Vi si spiega che l'idea portante è che l'arte possa vivere la sua libera avventura nel mondo, supporto creativo a una rinnovata socializzazione. Raccogliendo, senza alcune separazione, espressioni artistiche sia di persone con problemi psicopatologici sia di artisti professionisti. Ci sono le maschere di Davide Mansueto Raggio, internato nel manicomio di Genova Quarto per quarant'anni, ma artista noto e apprezzato anche all'estero. Ci sono le immagini di Gianni Berengo Gardin il primo ad entrare in quei recinti di orrenda reclusione con una macchina fotografica, i visi di donna di Rosanna Picariello e i volti oscuri e incravattati di Carlo Girani e la intricata spirale astratta di Virginio Massolo. Il corteo di figure nerastre che valica il crinale di una collina e il villaggio esotico di Ceravolo. 


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Nel museo protagonisti dell'arte di quegli anni quali Sirotti e Luzzati e la figura centrale di Claudio Costa, il più importante artista attivo a Genova nel secondo Novecento che a Quarto allestisce il suo atelier iniziando a creare insieme ai pazienti, coinvolgendo i tanti amici artisti, basti citare fra tutti Aurelio Caminati e Giannetto Fieschi. Da allora il museo dell'ex ospedale è uno degli spazi permanenti dedicati all'arte irregolare, promotore di un intenso programma di attività. Rispetto alle più note raccolte di art brut, come la Collezione Prinzhorn dell'Università di Heidelberg, o quella di Losanna, creata da Jean Dubuffet, il museo genovese ha sempre rivendicato una propria originalità. "La nostra scelta di far convivere negli spazi del museo - spiegava Costa nel 1992 - senza soluzione di continuità le espressioni artistiche di persone affette da handicap mentali insieme ad opere di artisti professionisti, è radicale e innovativa". L'artista che sotto molti aspetti rimane simile al bambino per tutta la vita, può percepire più facilmente di chiunque altro il suono interiore di tutte le cose... sono le parole di Kandinsky ne Lo Spirituale nell'Arte. A commento della dichiarazione di Costa.

E il Museo di Quarto si chiama Attivo proprio perchè sempre pronto ad accogliere chi vuole mettersi in gioco insieme ai pazienti, all'interno di uno scenario di decadenza urbanistica dove però gli uomini di buona volontà si muovono per perseguire una rigenerazione. Non sempre affiancati dalle istituzioni.

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Attorno al Museo troverete un bar gestito anche dai pazienti, un vivacissimo laboratorio di ceramica, giardini di macchia mediterranea che ospitano concerti di musica varia, un centro sociosanitario. E gli schizzi di colori nei porticati che ti parlano della presenza di writer molto ispirati dal luogo, che trasuda storia di straniamento.

Ora sessanta delle cento e più opere del Museo si possono ammirare in una mostra a Chiavari in Palazzo Rocca dal 24 maggio al 4 giugno con orari di apertura feriali 9-12, 30 e 16-19 festivi 10-12 e 16-19. Collaterale alla mostra una serie di eventi, organizzati da Quarto Pianeta e da Anpi del Levante, sul tema "Matti per la Libertà . Idee, arte, musica e poesia contro il pregiudizio". Ha dato la sua adesione ad una serata di poesia Ottavia Piccolo che ha letto alcune delle poesie scritte dai pazienti di Quarto. Tra cui questa, intitolata "Psichiatria Democratica":

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"Vogliono disporre della nostra vita, la nostra capisci?

Per loro siamo vasi di coccio, terracotta ordinaria senza valore,

e in effetti siamo fragili , ci spezzerebbero col fiato...

ma ti riconoscerei fra mille frammenti, anima mia di porcellana.

Loro invece hanno forza e camicie per dimostrartela

ma sono giganti di ferro dei quali però ho paura

tanto che stasera

vorrei piangere fra le tue braccia"

 

 

*DONATA BONOMETTI (40 anni di lavoro nei giornali. Di Padova negli anni '70, e a seguire di Genova. Oggi famigliolanza, volontariato, viaggetti italiani - ho paura di volare - e passeggiate in questa Liguria, musa aspra e generosa. Quando si potrà, mostre, musei, arte. Ero un' archeologa, sono stata una cronista. Comunque ho sempre scavato)


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