Mose: l'acqua alta di Venezia e la gara a chi decide

di NICOLA FANO*

A Venezia c’è l’acqua alta, molto alta: non è una novità. Basta guardare le facce dei veneziani, per capirlo. Alle 14 dell’8 dicembre l’acqua si avvicinava ai 130 centimetri sul livello del mare (piazza San Marco è tra gli ottanta e i novanta centimetri sul livello del mare, per capire): i negozi delle Mercerie erano tutti sott’acqua. I padroni dei negozi erano a casa per il pranzo di festa e, tranquilli e scocciati, parlavano al telefono con i commessi per governare con loro la sistemazione delle paratie davanti alle porte e alle vetrine. Come se fosse una cosa normale. Nessun allarme, nessuna rabbia: l’alta marea viene e va, da millenni. I veneziani ci sono abituati: tiro su subito la paratia o aspetto il picco della marea? Chiudi, chiudi subito, così non ci pensi più…

WhatsApp Image 2020-12-08 at 192548jpeg

(foto di Nicola Fano)

Sono a Venezia da qualche giorno: da tre giorni il centro Previsioni e segnalazioni maree del Comune (https://www.comune.venezia.it/it/content/centro-previsioni-e-segnalazioni-maree) spiegava che oggi, 8 dicembre, la marea avrebbe raggiunto una punta di 135 centimetri alle ore 15.05. Avevano sbagliato. Nel senso che il picco è stato raggiunto alle ore 16.40: 138 centimetri. Il guaio è che non hanno alzato il Mose. Perché? Non si sa. La comunicazione ufficiale dice che il Mose viene alzato quando è prevista una marea di 130 centimetri, non di meno. E oggi non era prevista una marea così alta: colpa dello scirocco che ha rinforzato all’improvviso… Davvero? Ma se sono tre giorni che avvertono che oggi la marea sarebbe stata di 135 centimetri... E, comunque, a leggere le norme che regolano il Mose, si scopre che il suo azionamento è previsto a partire da maree di 110 centimetri…

WhatsApp Image 2020-12-08 at 192548 3jpeg

(foto di Nicola Fano)

Insomma, la ragione vera deve essere un’altra. A fare dietrologia, si potrebbe pensare a un conflitto di gestione che prima o poi doveva scoppiare. Perché la responsabilità di azionare il Mose è suddivisa fra troppi soggetti: Ministero delle Infrastrutture, commissario straordinario per il Mose, autorità delle acque di Venezia. Ognuno vuole contare più dell’altro. Ognuno vuole più meriti dell’altro, ciascuno vuole meno responsabilità dell’altro. Ognuno vuole attribuire la colpa all’altro. Salvo che oggi il gioco delle tre carte non ha funzionato e ha lasciato i veneziani sott’acqua. Niente di strano, per loro – non ho assistito ad alcuna scena di protesta, eppure sarebbe stato più che legittimo – ma di fronte al mondo che guarda le immagini di Venezia sott’acqua in tv, nessuno ha fatto una bella figura. La Basilica di San Marco era sommersa anche alle sette di pomeriggio, quando la marea aveva iniziato a ritirarsi nel resto della città ma dove nel cuore di Venezia l’acqua restava alta almeno venti/venticinque centimetri sopra il livello della piazza. Le pompe sono rimaste attive fino alla notte, in attesa della marea di domani mattina… Dicono che a notte alzeranno il Mose: domani vedremo.

WhatsApp Image 2020-12-08 at 192549jpeg

(foto di Nicola Fano)

A non essere veneziani, però, il fenomeno dell’acqua alta, quando è veramente alta, suscita una strana inquietudine: si ha l’impressione che il mare voglia sommergere la terra, voglia mangiarla e digerirla, voglia riprendersela. E allora si capisce meglio l’indolenza dei veneziani che questa lotta la combattono da quasi mille e seicento anni (cioè dalla fondazione della città avvenuta, pare, nel 421 d.C.): loro sanno che il mare minaccia, invade, ma poi non mantiene e se ne va. Una sola cosa è certa: continuerà a fare così. Mose o no. Liti tra burocrati o no.


*NICOLA FANO (1959. Vive tra Roma e Torino dove insegna all’Accademia Albertina di Belle Arti l’astrusa materia di Letteratura e filosofia del teatro. Da quarantacinque anni va a teatro quasi tutte le sere e, giacché è recidivo, alla storia del teatro ha dedicato i numerosi libri che ha scritto. Detesta il calcio, ma gioca a pallacanestro: quando smetterà di farlo, con ogni probabilità, morirà)


clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook
clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram

e.... clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter