Milano, Parco Nord e il fantasma del Bz 308

di GIORGIO OLDRINI*

E’ un Parco pieno di storia quello che oggi si estende per 640 ettari nel Nord di Milano, sul territorio oltre che nei quartieri settentrionali del capoluogo: interessa anche grandi aree di Sesto San Giovanni, Bresso, Cinisello Balsamo, Cusano Milanino, Cormano e Novate Milanese. Sulla parte tra Sesto San Giovanni e Bresso a partire dagli anni ’30 del secolo scorso sorse la Breda Aeronautica con l’annesso campo volo. Qui vennero costruiti fino al 1945 i velivoli da guerra esportati in diversi Paesi del mondo. Nel 1943 e nel 1944 lo stabilimento e la pista vennero pesantemente bombardati dagli Alleati e profondamente danneggiati. Qualcuno sostiene che ancora oggi nel sottosuolo nei pressi dell’aeroporto vi sono bombe aeree inesplose. Sono stati riscoperti, e da qualche anno si possono visitare, i rifugi antiaerei dove si proteggevano i lavoratori dai bombardamenti.

Ma nell’immediato dopoguerra qui nacque la speranza ed il sogno di una ripresa dell’aeronautica civile italiana. Nei capannoni ancora semidiroccati venne progettato e realizzato l’unico esemplare dell’unico quadrimotore civile mai ideato in Italia, il Bz 308, dai nomi della Breda e del progettista, l’ingegner Filippo Zappata. L’aereo prese forma, accese i motori, ma dagli Stati Uniti venne il divieto di proseguire perché il velivolo faceva concorrenza al Supercostellation, e l’Italia aveva peso la guerra. I lavoratori della Breda diedero vita ad una lotta epica. L’aereo venne fatto sfilare con tutte le maestranze per le strade di Sesto San Giovanni. Vennero accesi i motori e prese il volo, ma tutto fu inutile. Davide Lajolo, direttore dell’Unità, seguì personalmente quella lotta e coniò lo slogan “La Breda è Milano, Milano è l’Italia”. Quell’unico Bz volò fino in Etiopia dove è rimasto, ormai carcassa, al lato di un aeroporto africano. Con la fine del progetto Zappata di fatto venne chiusa anche la Aeronautica, la Quinta nella numerazione che scandiva a Sesto gli stabilimenti Breda.

Ma negli anni ’50 Amministratori comunali di straordinaria lungimiranza decisero che lì dove c’erano state grandi fabbriche doveva nascere un parco, come risarcimento ambientale, diremmo oggi, per quei luoghi e quelle genti. Una battaglia dura, condotta all’inizio da Milano, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, cui poi si aggiunsero nei decenni gli altri Comuni.

Breda-Zappata_BZ308jpg

(Il quadrimotore civile  Bz 308)

Della vecchia Breda resta un capannone e il Campo volo continua ad esistere, per i velivoli leggeri dell’aviazione generale e per gli elicotteri; e molti pensionati o ragazzini passano il loro tempo oggi a testa in su, ammirando i velivoli che prendono il volo o atterrano, sfiorando spesso gli edifici che fanno corona alla pista.

Chi ignora la storia, al confine tra Sesto, Milano e Bresso vede una montagnetta, sulla quale ora vi è il grande monumento ai deportati nei lager nazisti. Lo ha ideato l’architetto Ludovico Belgiojoso, sopravvissuto alla deportazione, che lo ha pensato come un grande uomo oberato dai sassi portati qui da Mauthausen, da Gusen, da Auschwitz. E nel prato, a semicerchio, pietre con scritti i nomi dei quasi 600 lavoratori delle fabbriche sestesi finiti nei lager. Quando chiesero a Belgiojoso dove avrebbe voluto costruire il monumento, lui non ebbe dubbi. Perché quella montagnetta è costituita dai residui delle lavorazioni della Breda Siderurgica, che sorgeva qualche centinaia di metri più in là. C’era un trenino che dalla fabbrica arrivava fino lì e scaricava gli scarti, cui poi nell’immediato dopoguerra si sono aggiunte le macerie dei bombardamenti. Quasi metà di quei 600 deportati lavoravano alla Breda e furono arrestati per avere scioperato nel marzo del ’44. Dunque costruire lì il monumento era per Belgiojoso una scelta obbligata.

parco nord1jpg

Nel centro del parco vi è un’antica cascina che oggi ospita la direzione e anche la Polizia a cavallo, con le stalle per gli animali. Un sistema di passerelle sorpassa le strade, compresa l’autostrada Milano Venezia, e mette in comunicazione per pedoni e ciclisti le aree che si sono via via aggiunte al piano iniziale. Una, progettata dall’architetto Giancarlo Marzorati, passa sopra il viale Fulvio Testi con un curioso andamento trasversale fino alla antica Cascina Torretta, costruzione del ’66 oggi hotel di lusso.

Le migliaia di persone che frequentano il Parco Nord a volte arrivano fino al laghetto realizzato dalla parte di Cinisello Balsamo, o a quello di Niguarda, alimentato dalle acque dello storico Canale Villoresi, percorrono in bicicletta il velodromo all’aperto verso Bresso, salgono sul lato della montagnetta dove è stato realizzato un rustico teatro-arena.

284-monumento_deportatojpg

(Parco Nord, monumento al deportato)

Spesso passeggiando si incontrano conigli o scoiattoli, si vedono volare gufi, gheppi, civette. Per un certo periodo si assicurava che fosse venuto ad abitare nel Parco un grosso cervo, sceso da chissà quale montagna. Leggenda metropolitana o realtà? La flora più diversa accompagna chi corre, passeggia, gioca. Dopo anni sono riapparsi il campanellino o l’anemone, il bucaneve, fiori e piante che erano scomparse e sono misteriosamente tornate. A volte, appaiono arbusti e animali tipici di altre latitudini, che sono la prova evidente del mutamento climatico di questi decenni. Nel tempo il Parco si è collegato idealmente con altre strutture simili in varie parti d’Europa e organizza uno straordinario Festival della biodiversità con iniziative ed ospiti internazionali.

In questa epoca di covid, di zone rosse, di divieti, il Parco Nord continua ad essere un luogo aperto e libero, dove i cittadini di questa area tra le più densamente popolate d’Italia cercano momenti di libertà. A una ventina di minuti di biciletta da piazza del Duomo, e altrettanti dal Parco della Villa reale di Monza. Migliaia di persone che cercano pace e tranquillità sotto l’occhio vigile delle Guardie ecologiche volontarie, uomini e donne che controllano che il Parco e tutti i suoi abitanti, uomini, animali, vegetali siano sempre rispettati.

*GIORGIO OLDRINI (Sono nato 9 mesi e 10 giorni dopo che mio padre Abramo era tornato vivo da un lager nazista. Ho lavorato per 23 anni all’Unità e 8 di questi come corrispondente a Cuba e inviato in America latina. Dal 1990 ho lavorato a Panorama. Dal 2002 e per 10 anni sono stato sindaco di Sesto San Giovanni. Ho scritto alcuni libri di racconti e l’Università Statale di Milano mi ha riconosciuto “Cultore della materia” in Letteratura ispanoamericana)

clicca qui per mettere un like sulla nostra pagina Facebook
clicca qui per rilanciare i nostri racconti su Twitter
clicca qui per consultarci su Linkedin
clicca qui per guardarci su Instagram

e.... clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter