Micro-orti e pastorizia urbana: la svolta ecologica di Bordeaux

testo e foto di MARIA GRAZIA MASSIMIANI*

La belle endormie la chiamano. La Garonne, il grande fiume della Gironda, la taglia a metà. Un confine geografico netto e ancestrale che separa il centro storico del XVII secolo della riva sinistra dal resto della città sulla riva destra. 

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La città di Bordeaux dorme tra le rive del suo fiume. Anzi dormiva. Famosa in tutto il mondo per i vigneti,  è da decenni al centro di una crescita immobiliare esponenziale che la rende un cantiere a cielo aperto. Le braccia di ferro delle gru scandiscono i limiti dei nuovi quartieri in costruzione. Si assiste alla costruzione senza sosta di grandi palazzi della riva destra che si affacciano sul fiume.

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(Parc des Coteaux a Bordeaux. Particolare della zona riservata alle pecore per il pernottamento notturno nella stagione invernale)


Questa crescita esponenziale ha ricevuto una battuta di arresto dalla pandemia del 2020. Alla crisi sanitaria è seguita quella economica. Un evento a catena che ha sottolineato l’urgenza di ripensare alla città in chiave sostenibile.  Un nuovo punto di partenza che allea etica ambientale ed impegno politico. La svolta green è stata definitivamente sancita con il risultato delle elezioni comunali del 2020 : gli ecologisti conquistano i palazzi del potere politico e i seggi dei consigli di amministrazione degli enti più importanti.


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(Suzanne al mattino si occupa di liberare il gregge dai rovi che possono essersi impigliati nella folta lana durante la notte)

Locale e sostenibile sono diventati quindi i pilastri per le nuove politiche urbane. Bordeaux deve reinventarsi. La strategia sarà quella di incentivare e valorizzare le sue dinamiche identitarie territoriali, attraverso il ripristino della tradizione pastorale, tipica delle Landes, e quella del mondo agricolo.


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(Durante l’inverno il gregge si sposta in piccole aree per il sostentamento. Il perimetro è delimitato da recinzioni fisse o mobili)


Due progetti cardine di questa strategia sono l’eco-pâturage nel Parc des Coteaux di Bordeaux e la creazione di una micro-ferme biologica nel comune di Floirac (hinterland della metropoli bordolese).

Il primo ha come obiettivo non solo quello di riportare in auge il concetto di pastorizia urbana con tanto di transumanza ma anche quello più ambizioso di contribuire al ripopolamento di una specie ovina in via di estinzione: la brebis landaise.

La loro scomparsa trova delle giustificazioni nelle logiche delle economie di mercato. Poco interessanti dal punto di vista culinario, le brebis landaise non riescono a ricavare spazio nel mercato agro-alimentare. Viste le qualità della lana, hanno trovato per qualche secolo un fiorente impiego nell’industria tessile. Attualmente i costi ed i tempi di produzione non garantiscono un profitto adeguato al sostentamento della filiera. Queste ragioni hanno decretato la minaccia della specie.

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(Particolare di una brebis landaise. Caratterizzata dalla folta e spessa lana veniva in passato impiegata nella produzione tessile)


Grazie a un progetto finanziato dai comuni appartenenti all’ente Grand Projet des Villes GPV Rive Droite (grandi progetti delle città della riva destra) e dal Conservatoire des Races d’Aquitaine (conservatorio delle razze di Aquitania) le brebis landaises potranno sopravvivere.

Attraverso il progetto di eco-pastoralismo itinerante sul Parc des Coteaux, uno dei progetti del GPV, incontro Suzanne in una fredda giornata di febbraio. A febbraio la pioggia cade praticamente ogni giorno, si alternano spesso dei venti fortissimi che dall’oceano Atlantico soffiano su tutta la regione.

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(Recinzione mobile. Nelle vaste aree aperte del parco si delimita la zona del gregge in maniera da proteggerlo dagli altri animali)


Suzanne è la giovanissima pastora del Parc des Coteaux. Si occupa di una trentina o poco più di brebis landaise. É un lavoro ancestrale quello del pastore. Vive in un tempo suo, scandito dai ritmi naturali, dove le stagioni ancora esistono e fanno il buono e cattivo tempo. Si passa in una frazione di secondo dalla tranquillità assoluta all’azione.

Trascorro insieme a lei e al suo gregge circa una settimana, condividendo gioie e dolori. La pioggia tipica di febbraio ci accompagna per tutta la settimana. Si occupa del gregge e delle necessità che richiede, dall’assistenza al parto a quella di trovare degli spazi utili al suo sostentamento. Durante l’inverno risiedono in un area limitata del parco al fine di garantire la riproduzione della specie. Il Conservatoire des Races d’Aquitaine assicura il supporto tecnico necessario. La transumanza vera e propria avviene in estate, quando gli agnelli sono cresciuti e possono affrontare lunghe tratte.

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(Suzanne accanto ad un cartello informativo in prossimità del gregge. Si spiegano i comportamenti rispettosi  degli animali)


Lavorare in un parco pubblico con una trentina di pecore non è semplice. Le difficoltà sono varie, dal tenere lontani i cani dal gregge all’impedire che le persone nutrano gli animali con qualsiasi alimento. I cani hanno un riflesso naturale e incondizionato verso le pecore. È un istinto primitivo. Il mantenimento delle recinzioni è indispensabile alla difesa del gregge.

Il progetto prevede anche dei momenti pedagogici. Spiegare ai ragazzi cos’è la pastorizia, quali sono le necessità del gregge, come riconoscere i vari esemplari…

Si prova a creare una coscienza popolare. Riappropriarsi di una tradizione come quella della pastorizia significa non solo recuperare un’attività economica territoriale ma risponde al concetto di urgenza ambientale che viviamo: preserva una specie a rischio e il suo ambiente naturale.

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(Particolare delle serre e dei terreni coltivati all’interno del Domaine de la Burthe a Floirac - hinterland di Bordeaux)


È attraverso il progetto della micro-ferme di Floirac che incontro Rachel ad aprile. Lei gestisce un micro-orto all’interno del Parc des Coteaux insieme alla sua equipe di collaboratori.

Il fine della attività è quello di fare ricerca agronoma e culinaria sulla biodiversità agricola dei prodotti che vengono coltivati. Fondatrice dell’associazione Conservatoire du goût, Rachel è una  sostenitrice del concetto di alimentazione sana e sostenibile.


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(Rachel controlla l’andamento della crescita delle piante coltivate nei terreni)


Condivido la sua attività per circa quattro giorni, durante i quali fa un caldo pazzesco. Lavorare nelle serre non è semplice. Ad aiutarla c’è Antoine con due volontarie. Mi racconta che il suo amore per l’agricoltura è storia recente. Viene da una famiglia di pescatori. I suoi studi incentrati sul mare e sulla pesca non intensiva non hanno deciso del suo lavoro. L'interesse per la preservazione e la ricerca del gusto l'ha portata a vincere il bando del comune di Floirac che proponeva la riqualificazione dei terreni del domaine de la Burthe attraverso l’installazione di un giovane agricoltore. Rachel ha vinto il bando grazie ai suoi valori sulla difesa del gusto, sostenuti quasi in modo militante.


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(Rachel al lavoro nelle serre. Le piccole aperture permettono la circolazione di aria fresca)


I prodotti del suo orto trovano principalmente impiego nelle tavole dei ristoranti gourmet del territorio bordolese. Il surplus viene venduto nei mercati rionali del comune di Floirac. Rachel è dinamica. Ha vissuto per tanto tempo in Bretagna. Gente di mare. Gente pratica. Ne ha ereditato per osmosi tutto il savoir-faire.

La pandemia, pero’, ha notevolmente ridotto la sua attività per via della chiusura dei locali e di conseguenza l’equipe di lavoro si è dimezzata. Ma Rachel tiene duro e non si arrende.

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(Raccolta di fiori commestibili che vengono coltivati nei terreni di Rachel)


Suzanne et Rachel sono due esempi concreti di come sia potente l’amore per la Terra. Un affetto che si manifesta nei più nobili dei principi: quello della sensibilizzazione nei confronti di attività fortemente in crisi negli ultimi anni. L’intento comune è proteggere una fauna e una flora in via d’estinzione ma non solo. In un processo naturale di valorizzazione delle tradizioni del passato, che mira a riadattare attività produttive notoriamente in crisi nella filiera economica attuale, si cerca con coraggio di dare una risposta all’urgenza sociale.


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(Rachel prima delle consegne raccoglie fiori commestibili. Verranno venduti insieme alle verdure sia nei ristoranti che nei mercatini)


Ecco allora che i micro-orti e le zone urbane di pastorizia itinerante reinventano la città, costituendo il punto di partenza di una nuova filosofia urbana. Le nuove politiche urbane integrando la sostenibilità ambientale possono allora adempiere un ruolo più ampio : quello di garantire il sostentamento e la sopravvivenza dei suoi attori.

 


*MARIA GRAZIA MASSIMIANI (Nata a Roma, cresciuta fotograficamente a Firenze, residente a Bordeaux. Fotografa di reportage tra l’Italia e la Francia è sempre alla ricerca di storie per raccontare la società, i territori e le tradizioni dell’Europa)