Marrakech e la nouvelle vague del turismo

di OLGA PISCITELLI *

L’indirizzo è sulle guide della città, alla voce ristoranti: La Trattoria (latrattoriamarrakech.com).

 
Il nuovo orientalismo

L’immobile di pregio a Marrakesh, ormai una villetta soffocata dai grandi palazzi di rue Mohammed El Beqal, a Gueliz, il centro della città nuova, è stato decorato all’inizio degli anni ’70 da Bill Willis, architetto visionario, amico di Paul e Thalita Getty. A Bill Willis si deve lo stile che oggi tutti riconoscono come ‘marakschi’, una sorta di nuovo orientalismo, in questo estremo lembo di Occidente, a qualche chilometro soltanto dalle Colonne d’Ercole, la più antica tra le fini del mondo.

La testa impagliata di tigre che fa capolino dalla libreria è ancora lì dove l’aveva messa Bill, nel salone dopo l’ingresso, con quel palmeto disegnato in silhouette, a filo d’ombra, che toglie il fiato appena entri. La Trattoria è stata a lungo il regno di Giancarlo, ballerino d’avanspettacolo al seguito di Wanda Osiris, poi pensionato felice in città. La Trattoria è dunque il sogno realizzato di un italiano con la passione per la cucina, l’arte, il bello.

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(Marrakech                  foto da pixabay)

L’architettura di Bill Willis si gusta di sera, come gli spaghetti ai frutti di mare, il piatto forte del proprietario e cuoco, romano d’origine. Ai tavoli, all’epoca, potevi incontrare re Hassan II, ghiotto di mozzarella, o le sorelle, le principesse divertite dalla straordinaria personalità dell’italiano che lasciava la cucina per intrattenere i clienti con memorie dal palcoscenico e battute ai limiti dell’irriverenza.

Oggi la Trattoria è uno dei luoghi più instagrammati di Marrakech (#trattoriamarrakech). Non c’è turista che passi di qui che non la inquadri con l’obiettivo del telefonino.

 Il mercato

Ogni sabato mattina, dalle 9.30 alle 13.30, il ristorante ospita nel giardino i banchi del mercato biologico di città (#organicmarketmarrakech). Permacultura e cibo sano prevalgono sulle decorazioni a mosaico del bar. Dimenticate i vetri cattedrale con le palme e le fiere che si vedono uscendo. Il primo piano è tutto per zucchine fresche e frutti di stagione, pomodorini cresciuti nella sabbia del deserto e basilico ‘talien’. Dietro il banco, Souahil (@domainesauvage) che somiglia al ricciolino del duo comico Ficarra e Picone, si attarda sulle qualità dell’olio d’oliva di prima spremitura. C’è Antonia (@sorantonia_kalavrica) che vende prelibatezze di Calabria e Arianna (@dalla_siciliana) che fa le arancine siciliane; Aziz (@sanctuaryslimane) è maestro di pane, Alain (@la_ferme_du_coquelicot) di formaggio e si alternano ospiti effimeri che sanno fare gelati salutari e torte biologiche. Sono specialisti del “senza”, pronti a eliminare gli ingredienti cattivi dalla lista. Facile prendersela con additivi o parabeni, qui si sottrae l’essenziale: torte senza zucchero e creme senza burro, saponette all’olio d’oliva, tutto sempre in bilico tra alchimia e gourmandis. Ciascuno ha da raccontare la storia di una vita precedente, di quando era farmacista a Parigi o disegnava biancheria intima per Valentino. C’è chi insegna materie economiche all’università in Svizzera ma ha un cuore contadino.  

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(foto instagram @organicmarketmarrakech)


Flaneur bohémien

Il mercato è un punto di riferimento per flaneur stranieri che abitano in città. Bohémien di tutte le latitudini che hanno scelto Marrakech come sede stanziale. Sono nomadi nell’anima che si sono inurbati qui, portando stili e mobili della nonna, vetri Lalique e telefoni di bachelite. Li riconosci alla prima occhiata, indossano vestiti che non sono mai diventati vintage perché sfuggono ad ogni definizione di moda. Ci sono nomi del jet-set internazionale, come Marisa Berenson che abita nel palmeto e di tanto in tanto fa la spesa al marchèe bio: come facevano al Grand marche central, che oggi non esiste più, Yves Saint Laurent e Marella Agnelli, Pierre Berge e Serge Lutens, ai tempi della belle Epoque di Marrakech. Dal marchèe della Trattoria oggi passano imprenditori come Myriam (@enshallainsta) che affida alle donne marocchine in difficoltà la realizzazione di borse vendute negli indirizzi chic del mondo. Ci sono galleristi e chef, artisti e direttori di discoteche, tutti qui ad annusare l’aria che tira.

La nouvelle vague del turismo

Marrakech, da sempre al centro della cartina geografica del turismo mondiale, si prepara al rilancio, dopo una stagione a ritmo contenuto. La medina ritrova il suo spirito originale, spogliandosi della chincaglieria per riproporre di nuovo il meglio dell’artigianato marocchino; gli investitori tornano a fare progetti. Il 2021, per esempio, sarà l’anno di Ronaldo a Marrakech. Il calciatore, stella della Juve e campione di reti, ha scelto la città rosa, prima tappa africana, dopo Lisbona e Funchal, a Madeira, per ampliare il portafoglio alberghiero. Il ‘Pestana CR7’ sarà un indirizzo di lusso da 174 camere, in attesa che il treno ad alta velocità stravolga i collegamenti con le altre città. Si potrà raggiungere in tre ore circa Tangeri e in poco meno di un’ora Essaouira, due delle spiagge più rinomate del Marocco.  

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(Marrakech     foto da pixabay)

Chi preferisce l’arte e la riflessione sui nuovi linguaggi pittorici in arrivo da tutta l’Africa non dovrà far altro che seguire la nuova vague in città, sbirciando tra le gallerie di Gueliz, in pieno centro, quelle di Sidi Ghanem, la periferia industriale di Marrakech e gli indirizzi della medina, tra spezie e founduk. Da quando "1:54", la Fiera internazionale d’arte africana ha eletto domicilio alla Mamounia, l’hotel preferito di Churchill e della regina Elisabetta, è impossibile ignorare Marrakech, nuova stella polare tra New York e Londra.


*OLGA PISCITELLI (Giornalista professionista, dal ’91 scrive di cronaca, attualità politica, costume e cultura. Dal 2014 segue le notizie dal Marocco per l’agenzia Ansa: da oltre 20 anni viaggia nel Maghreb e dal 2012 vive tra Marrakech e l’Italia. In cerca di una via di fuga dal giornalismo, organizza viaggi su misura sotto l’ashtag  #inmaroccoconme. Parla francese, inglese e tedesco. Studia arabo e darija. Conosce greco e latino)


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