Le ostriche di Almaty

di CHRIS MIDDLEBROOK*


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L’oceano dista assai da Almaty. La città più grande del Kazakistan, situata ai piedi dei monti Alatau vicino al confine col Kyrgyzistan, si trova al centro del continente asiatico. Gli scienziati hanno stabilito che l’area che oggi è Kazakistan ha dato origine a tutti i meli del mondo; l’antenato selvatico della mela, Malus sieversii, ancora cresce nella regione. Le ostriche, invece, certamente non sono kazake. Se le consumate, fosse anche nel miglior ristorante di Almaty, sarà a vostro rischio e pericolo. Il manager della squadra Usa di bandy, Magnus Skold, può testimoniare. Ai campionati del 2012, a Almaty appunto, si concesse una cenetta a base di ostriche e quasi ci lasciò la pelle: avvelenamento da cibo. Rimase più di là che di qua per vari giorni, poi fortunatamente sopravvisse. Non essendo Magnus morto, il suo incontro con le ostriche e i successivi inconvenienti ci divertirono tanto da rasentare l’isteria.

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In occasione del torneo del 2012 la squadra nazionale statunitense scese in campo in Kazakistan per la prima volta in assoluto. Le partite si disputavano nello stadio del ghiaccio di Medeu - utilizzato sia per il bandy sia per la velocità su pattini - che si trova a metà strada sui monti fra Almaty e la stazione sciistica di Shymbulak, posta sulle cime. Shymbulak è il resort di sci alpino più grande dell’Asia centrale. Era stata la primissima stazione di sci da discesa al tempo della vecchia Unione sovietica. Lo stadio di Medeu si trova in una valle scavata dal fiume Malaya Almatinka a poco meno di 1700 metri sul livello del mare. Le ovovie che trasportano gli sciatori su e giù da Shymbulak  passano proprio sopra l'impianto. Medeu visto dalle cabine è spettacolare. Le tribune che racchiudono la gigantesca superficie ghiacciata ospitano 8500 spettatori, e lo stadio è completamente circondato da picchi rocciosi e da alberi, oltre che  ovviamente da neve quando è inverno.

La squadra Usa arrivò a Almaty il 28 gennaio del 2012. All’aeroporto fummo accolti con calore dai nostri ospiti kazaki. Ci colpì subito l’assenza di russi; anche se, trovandoci in Asia centrale, non avrebbe dovuto sorprendere che la maggioranza delle persone fossero di etnia kazaka, o di altri popoli delle grandi steppe. I giocatori Usa cominciarono un giochino: la ricerca del sosia. In realtà, la ricerca del sosia kazako. Consisteva nell’individuare un locale che somigliasse a un atleta della squadra Usa. La somiglianza più impressionante fu riscontrata fra un cameriere del nostro albergo e l'attaccante Nick Hauer. Avevano avuto sicuramente qualche antenato in comune, forse migliaia di anni fa. Così il cameriere diventò "Nick il kazako".  Una volta messo a parte della questione, anche Nick il kazako riconobbe la somiglianza.

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La nostra prima notte in albergo fu di grande interesse. L’intera squadra era alloggiata al quinto piano. Andammo a letto presto, esausti per una giornata interminabile. 

Tutti dormono quando nel cuore della notte un signore piuttostyo alticcio esce dall’ascensore al nostro piano. Si è perso. Ha bisogno assoluto di un bagno, gli scappa. Si tira giù i pantaloni e defeca in cima al cestino dei tifiuti, proprio affianco all’ascensore. Su quella zona del cestino che sarebbe normalmente riservata alle cicche di sigaretta, non ai sederi umani.  L’intruso subito dopo sviene, prima di riuscire a tirarsi su i pantaloni. Cade a faccia avanti sul pavimento, dove viene trovato alle sei del mattino dal nostro terzino Andrew Knutson. Andrew scavalca l’uomo ancora incosciente, va verso l’ascensore e scopra la sorpresa sul cestino. Prende l’ascensore fino alla hall e informa i portieri di quel che è successo al quinto piano. Probabilmente qualcosa si perse nella traduzione, perché ci volle almeno un’ora prima che qualcuno si facesse vivo al quinto piano.

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Nel frattempo l’ubriaco si sveglia, si tira su i pantaloni e sparisce. Ma in bella mostra sul cestino rimane la produzione notturna. Nel frattempo un certo numero di giocatori americani si è svegliato. Il cestino viene mosso con cautela e trasportato davanti alle porte degli atleti che ancora dormono. Bussate energiche alle porte,  diversi giocatori vengono svegliati così mentre gli altri si godono le loro reazioni, uno spettacolo che non ha prezzo. Alla fine, il cestino e il contenuto che ancora troneggia vengono messi nell’ascensore e spediti nella hall.

A questo punto il manager dell’albergo e il capo della sicurezza mi stanano davanti al buffet della prima colazione. Sono molto arrabbiati. Mi portano nella stanza della videosorveglianza e mi mostrano i giocatori americani che spostano il cestino di porta in porta,  e alla fine lo sistemano nell’ascensore. Chiedono scuse ufficiali, minacciano di estromettere la squadra dall’albergo.

Rispondo: “Per favore, potrei vedere anche le riprese della persona che è arrivata al nostro piano e di quella cosa che ha fatto sul nostro cestino? Mi meraviglio che abbiate permesso che un simile incidente accadesse nel vostro albergo. Io sono responsabile della sicurezza e dell’incolumità della squadra, e adesso ho la preoccupazione che non siate capaci di proteggerla adeguatamente. Sono pure molto arrabbiato che abbiate consentito un tale insulto al nostro piano”.

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Per tutta risposta, il manager e il capo della sicurezza si appartano fra loro, mentre io resto indietro, nella stanza della sorveglianza.

Tornano cinque minuti dopo, ma l'atteggiamento è radicalmente diverso. Avanzano una proposta: “Cancelleremo tutti i video, ora, qui, davanti a lei. Dimenticheremo tutti quel che è successo, perché non è successo niente”

Ne convengo. Ci stringiamo la mano, e io torno al buffet della colazione e ai nostri atleti.

Se Nick il kazako seppe mai dell’incidente che non accadde, non lo lasciò trapelare.  Di più: per il  resto della settimana non fece nemmeno un tentativo di servire ostriche alla squadra americana.

(traduzione di Vittorio Ragone)


*CHRIS MIDDLEBROOK (Avvocato, è stato giocatore professionista di bandy e è l’autore di una raccolta di 118 racconti brevi, “Cronache del bandy – Alla ricerca di uno sport dimenticato”. Prima da giocatore della nazionale Usa, poi da allenatore e ora da presidente della Federazione americana bandy ha viaggiato a lungo nei paesi del Nord e in Urss, in Asia centrale e in Cina. Attualmente risiede a Minneapolis, sua città natale, con Cathy, con la quale è sposato da 36 anni).

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