LaTina Cartonera, quando all'Università il riciclo diventa libro

di GIORGIO OLDRINI*

(foto dalla pagina Facebook  LaTina Cartonera)


L’idea è nata in Argentina nel 2001, nel mezzo di una delle crisi tremende che ciclicamente assaltano quel Paese potenzialmente ricchissimo. Per cercare di sbarcare il lunario e raccogliere qualche soldo, erano sbucati dalle viscere della città i “cartoneros”, uomini e donne, giovani e no che andavano raccattando cartoni, soprattutto nei pressi dei supermercati, e carta, da rivendere.


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 Nella crisi generale, la cultura era stata tra le più colpite e nessuno aveva più la forza di pubblicare libri. Un giorno lo scrittore ormai disoccupato Washington Cucurto e gli artisti plastici Javier Barillaro e Fernanda Laguna ebbero un’idea: raccogliere a loro volta carte e cartoni e produrre in proprio i libri, scritti, battuti al computer, incollati, ritagliati, dipinti o ornati a mano e venduti al prezzo più economico possibile. Con lo straordinario vantaggio che ogni copia era unica, differente dalle altre.

Nacque così “Eloisa Cartonera”, alla quale molti scrittori argentini hanno donato poesie, racconti, persino romanzi. Nel giro di qualche anno sono stati centinaia i titoli di questa originale iniziativa editoriale e l’esempio ha attraversato l’Oceano, come una sorta di migrazione virtuosa.

Perché nel 2017 nello studio 1053 del Polo di Sesto San Giovanni dell’Università Statale di Milano, al Dipartimento di Scienze delle mediazioni linguistiche e di studi interculturali, sotto la direzione della professoressa Irina Bajini è nata La Tina Cartonera. Lo studio 1053 da allora si è popolato di taglierina, colla, cartoncini e di mille oggetti che diventano piccoli libri colorati e originali. Ma soprattutto si è animato di studentesse e studenti (per la verità soprattutto ragazze) che insieme alla docente scelgono cosa scrivere e cosa tradurre, da soli o in gruppo, e poi lasciano libero campo alla loro fantasia creativa, Nascono così volumetti originali.

L’iniziativa è all’interno del Centro di ricerca interuniversitario per gli studi sull’America romanza (Criar) di cui la professoressa Bajini è Presidente e che riunisce vari atenei, e La Tina cartonera pubblica libretti in italiano, spagnolo, francese, portoghese. L’idea ha avuto una forza dirompente è si è subito espansa. Da tempo il Dipartimento ha un rapporto di collaborazione con il carcere di Milano-Bollate e dunque alcuni condannati sono stati coinvolti nel progetto. Hanno scritto storie, trovato foto, prodotto i loro libri. Uno avvolto in un contenitore rotondo di patatine piccanti con, al posto dell’etichetta, la fotografia del detenuto autore scattata da un amico.


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Durante il periodo più duro della quarantena per il covid, le lezioni e i lavori sono continuati a distanza. Micol Bianchi è una delle studentesse più attive e in uno di questi collegamenti plurimi con le docenti Irina Bajini e con Monica Fumagalli, che è anche insegnante di tango, e con ragazzi e ragazze che parlavano dalle loro case in varie parti d’Italia, Micol ha avuto un’idea: ciascuno di noi traduca nel suo dialetto una strofa del tango “Mi noche triste”, reso celeberrimo dalla voce di Carlos Gardel, e facciamo un libro con tutte le traduzioni. Triste era la quarantena, e sembrò adeguato il testo della canzone. L’idea si è diffusa e oltre agli studenti sono stati coinvolti parenti e amici, vicini e lontani. Ne è nato un libro con le parole di Contursi tradotte in una miscela di dialetti italiani - brianzolo, friulano, sardo, bergamasco, napoletano, milanese, siciliano, teramano - e di lingue di tante parti del mondo, come il gallego, l’argentino, il brasiliano nordestino.

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La sfida successiva è stata come creare il libro. Trattandosi delle parole di un tango, ecco il colpo di scena: che sia come un bandoneon, lo strumento principe di quel “sentimento triste che si balla”. Appena è stato possibile ritrovarsi nello studio 1053 ecco, tra mille difficoltà, ma con una grande gioia, cartone, taglierina, colla, colori hanno dato vita al libro bandoneon che si apre come lo strumento e con nelle pagine davanti e dietro le parole del tango cantato da Gardel, ma tradotte in tanti dialetti o lingue dell’Italia e del mondo.

Durante la quarantena quel lavoro a distanza, ma insieme, ha permesso a tanti, docenti e studenti, di non perdere il piacere di progettare, di discutere, di sperare. La realizzazione del libro è stato un inno alla gioia di ritrovarsi.



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Qualche mese fa è purtroppo morta Claudia Borri, una docente di letteratura ispanoamericana, grande conoscitrice e appassionata del Cile. Per ricordarla è nato un libretto con la traduzione dell’ultimo discorso di Salvador Allende, e racconti di Pedro Lemebel, uno scrittore cileno che Claudia amava molto e al quale aveva dedicato alcuni suoi saggi. Tanti libretti colorati, ognuno diverso dall’altro, sono il ricordo affettuoso dei docenti e degli studenti di La Tina cartonera per una professoressa amata. Come in ognuna di queste realizzazioni, un’opera collettiva ed individuale insieme.

*GIORGIO OLDRINI (Sono nato 9 mesi e 10 giorni dopo che mio padre Abramo era tornato vivo da un lager nazista. Ho lavorato per 23 anni all’Unità e 8 di questi come corrispondente a Cuba e inviato in America latina. Dal 1990 ho lavorato a Panorama. Dal 2002 e per 10 anni sono stato sindaco di Sesto San Giovanni. Ho scritto alcuni libri di racconti e l’Università Statale di Milano mi ha riconosciuto “Cultore della materia” in Letteratura ispanoamericana)

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