Las Terrazas, come ti costruisco una Riserva

di GIORGIO OLDRINI*

Adesso è una Riserva della biosfera, come ha sancito l’Unesco dal 1984, ma fino al 1968 Las Terrazas sulla Sierra del Rosario, comune di Candelaria, provincia di Artemisia nell’occidente cubano, praticamente non esisteva. Era, per mutuare una definizione industriale, un luogo dismesso.

Come in tante parti di Cuba la lussureggiante vegetazione era stata distrutta fin dai tempi degli spagnoli, quando il porto dell’Avana era il luogo di raccolta delle navi che arrivavano dalla madrepatria in convoglio, per evitare gli assalti dei pirati, e qui si ritrovavano dopo avere raccolto ogni oggetto prezioso nelle Americhe per ripartire insieme per il viaggio di ritorno. Il grande porto naturale era diventato il centro di ogni attività, dunque si riparavano i velieri danneggiati nei viaggi, se ne costruivano di nuovi, abbattendo gli alberi di una vasta zona. Poi erano state create importanti piantagioni di caffè, che erano via via deperite.

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Nel 1968 il governo cubano pensò di ridare una identità e un senso a questa zona e inviò un gruppo importante di specialisti di varie competenze, molti giovani, per costruire da zero una comunità. Tra di loro come sociologo Reynaldo Gonzales, che è diventato poi uno dei più importanti scrittori cubani contemporanei. I suoi libri sono affascinanti perché molto diversi tra di loro. E’ uno studioso della mescolanza di razze che a Cuba ha prodotto gli attuali abitanti, ma ci ha raccontato la storia della radionovella, nata nell’isola prima che altrove, in un libro dal titolo straordinario “LLorar es un placer”, (Piangere è un piacere). Ha raccontato l’epopea del tabacco e dei sigari, attraverso la storia seria e mille aneddoti divertenti. E’ stato lo studioso del poeta Lezama Lima, guardato con sospetto dalla Rivoluzione, e ha curato gli scritti del dirigente rivoluzionario e ministro Carlos Rafael Rodriguez.

Era stato proprio Reynaldo a portarmi anni fa a Las Terrazas in una sorta di suo reincontro con la gioventù. Raccontava proprio lì in quei luoghi come avevano costruito il nuovo villaggio vicino a un laghetto montano e come avevano cominciato a contattare i piccoli e poveri contadini che vivevano sulle montagne della Sierra, spesso completamente isolati. “Gente de monte adentro” come si definiscono a Cuba quelli che vivono isolati in montagna. Era stato difficile convincerli a scendere e a prender possesso degli appartamenti, anche se accanto alle abitazioni erano sorti la scuola, il negozio, il centro sociale. Era stato lungo il lavoro per spiegare loro cosa fosse un water, che i rifiuti non si gettano dalla finestra ma si portano negli appositi contenitori. Raccontava Gonzalez che tra i nuovi abitanti del villaggio c’erano un vedovo e una vedova. Un giorno la donna aveva attraversato la piazzetta e aveva bussato alla porta di lui. “Scusa, tu sei solo, io sono sola, non sarebbe meglio se ci mettessimo insieme?” L’inusuale dichiarazione d’amore aveva funzionato e si era costituita la prima nuova famiglia di Las Terrazas.

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Sul lago avevano cominciato a portare una barca, per solcare le acque, per pescare, per divertirsi. Ma soprattutto il progetto prevedeva di ricostruire l’ambiente cancellato inesorabilmente fin dai tempi della colonia. Il lavoro per i nuovi abitanti e per quelli che si erano aggiunti è stato riforestare con alberi e piante di un tempo. Cedro, mogano, ibisco, mandarino, papaya, avocado. E di ricostruire le piantagioni di caffè. Piano piano l’ambiente si è ricostituito, compreso il ritorno di 117 specie di uccelli, tra di loro  il mitico zorzal, cantato anche da Polo Montanez, il cantautore più famoso di questa zona e uno dei più amati a Cuba. Lui era proprio un guajiro natural, un contadino, come recita una delle sue raccolte di canzoni, autodidatta musicale, ma era diventato rapidamente una star internazionale e quando aveva inciso il suo primo album aveva dato una festa infinita che aveva coinvolto tutti i mille abitanti di Las Terrazas.

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Nel 1984 è arrivato il riconoscimento dell’Unesco che ha apprezzato il fatto che sono stati ripiantati in 5 mila ettari 6 milioni di alberi, abitati da uccelli che sembravano scomparsi e da altri animali che hanno ripreso possesso della zona. Sono state ricostruite le piantagioni di caffè, una delle quali si può visitare e nel bar annesso gustare i prodotti del “Cafetal Buenavista”. La zona è diventata meta anche di un modesto giro turistico, sosta per chi vi si ferma nel viaggio tra L’Avana e Vinales, o permanenza di chi vuole vivere l’esperienza di una Cuba diversa da quella “spiagge e mare”.

Da qualche anno è stato costruito un hotel, il Moka, nel quale si alloggia con l’immancabile accompagnamento della musica di Polo Montanez. E dal quale partono le esplorazioni a piedi o in bicicletta per scoprire come una zona distrutta è stata ricostruita.


*GIORGIO OLDRINI (Sono nato 9 mesi e 10 giorni dopo che mio padre Abramo era tornato vivo da un lager nazista. Ho lavorato per 23 anni all’Unità e 8 di questi come corrispondente a Cuba e inviato in America latina. Dal 1990 ho lavorato a Panorama. Dal 2002 e per 10 anni sono stato sindaco di Sesto San Giovanni. Ho scritto alcuni libri di racconti e l’Università Statale di Milano mi ha riconosciuto “Cultore della materia” in Letteratura ispanoamericana)

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