L'antica Rus, Dio e le favole di Putin
di ANNA DI LELLIO*
Timothy Snyder è Levin Professor of History a Yale University e l’autore di una mezza dozzina di libri sulla Russia e l’Ucraina, inclusi "The Road to Unfreedom" e "Bloodlands. Europe Between Hitler and Stalin." Se c’è un esperto della storia di quella regione è lui.
È opportuno quindi ascoltarlo per capire un po' meglio cosa c’è dietro la giustificazione storica che Putin ha dato della sua guerra di aggressione contro l’Ucraina – una narrativa che non è marginale alla geopolitica, nè la fantasia di un folle. La cecità all’ideologia strategica di Putin ha lasciato impreparati tutti gli esperti che hanno guardato solo alle sue mosse tattiche sugli scacchieri internazionali, e ha reso ridicoli tutti quelli che hanno creduto e continuano a credere alle sue finzioni storiche. Propongo una moratoria sugli articoli “dotti” che oggi ripetono la propaganda sull’antica Rus (parte dell’odierna Ucraina) come trent’anni fa ripetevano la propaganda di Milošević sulla battaglia del Kosovo per giustificare la sua pulizia etnica.
In un articolo sul Washington Post del 25 febbraio, Snyder smonta facilmente l’invenzione di Vladimir Putin come successore di Vladimir il Grande, leader della Rus nel decimo secolo.
In un discorso alla Duma nel 2012, Putin disse che con lui si chiudeva il ciclo iniziato da Vladimir il Grande. Durante una visita a Kiev nel 2013, disse che Dio voleva che I due paesi fossero uniti. In gergo più secolare, disse che il modello organico dello stato russo includeva l’Ucraina. Nel febbraio del 2014, dopo aver cercato di sovvertire con la violenza l’intenzione dell’Ucraina di firmare un accordo di associazione con l’Unione Europea, Putin ha invaso la Crimea, dicendo che faceva parte della Russia perché Vladimir fu battezzato lì e questo battesimo più di mille anni fa “predeterminò la base della cultura, della civiltà e dei valori umani che uniscono i popoli della Russia, dell’ Ucraina e della Belorussia.”
Ma la storia, spiega Snyder, non funziona così. Niente è predeterminato: ci sono linee infinite tra il passato e il presente, non solo una. La storia è molto piú interessante delle favole che si racconta Putin.
Vladimir è una traslitterazione molto piú recente di Valdemar, nome scandinavo. Valdemar discendeva da un gruppo di mercanti di schiavi Vikingi chiamati Rus, che commerciavano sulla via di Kiev lungo il Dnieper. Fu così che Kiev divenne la sua capitale. Poi Valdemar si convertì alla Chiesa Ortodossa dopo che lui e la sua famiglia avevano considerato altre possibilità, inclusa la conversione al Cattolicesimo, il Giudaismo, l’Islam e il sincretismo pagano. La sua scelta di fede non solo non fondò una nazione, entità nata un migliaio di anni dopo – ma neanche un’unione tra i popoli.
Infatti l’antica Rus rimase instabile perché non aveva alcun principio di successione. In questo forse Putin ha ragione a paragonarsi a Valdemar, perché anche nella Russia di oggi nessuno sa cosa succederà dopo Putin quando morirà o sarà deposto. I russi sanno solo una cosa, che finche c’è Putin non ci saranno elezioni democratiche. Per questo Putin cerca la gloria eterna attraverso un mito fondato sulla guerra.
L'Ucraina è molto differente dalla Russia. Lì i presidenti sono eletti o perdono le elezioni e se ne vanno. Volodymyr Zelensky (il cui nome è la versione ucraina di Valdemar) sconfisse il presidente in carica nel 2019. La giustificazione del potere di Putin, cioè il potere eterno santificato da Dio, gli rende la democrazia ucraina doppiamente intollerabile, dice Snyder, sia come Ucraina che come democrazia.
(Il monumento a Vladimir il Grande, a Kiev)
Ma torniamo a Valdemar, il mito di Putin. Snyder ci dice che per tenersi Kiev, Valdemar cercò l’assistenza militare della Scandinavia contro il fratello. Prima di morire nel 1015, Valdemar aveva messo in prigione suo figlio Sviatopulk e stava andando a combattere contro l’altro figlio Yaroslav. Dopo la morte di Valdemar, Sviatopulk uccise tre dei suoi fratelli, ma fu sconfitto in battaglia da Yaroslav. Sviatopulk allora si alleò con il re polacco e sconfisse Yaroslav, che allora reclutò i Pechenegs — la gente che aveva ucciso suo nonno e bevuto dal suo teschio. Con il loro aiuto, Yaroslav sconfisse Sviatopulk, uccidendolo in battaglia.
La successione a Valdemar durò 17 anni, e finì solo quando 10 degli altri figli di Valdemar furono uccisi. Per i due secoli seguenti con qualche intervallo, fu una sequenza di guerre. Si dice sempre che i Mongoli abbiano causato la fine di Rus, ma la verità è che il regno, non la nazione che non esisteva ancora allora, era diviso molto prima dell’arrivo dei Mongoli nel 1241.
Nel 2009, quando Putin era Primo Ministro, nell’interregno tra le sue due presidenze, il monaco Tikhon Shevkunov disse: “Chi ama la Russia e le augura del bene può solo pregare per Vladimir, che guida la Russia per volere di Dio.” Lo disse rivolgendosi a Putin dopo una visita che entrambi fecero alla tomba del filosofo Ivan Ilyin. Qualche anno prima Putin aveva presenziato alla sepoltura di Ilyin. Quando nel 2014 gli chiesero chi era lo storico che lo aveva più influenzato, Putin citò proprio Ilyin.
Ma Snyder ci spiega che Ilyin non era uno storico. Era un intellettuale fascista, uno che voleva un leader “Salvatore” che unisse la nazione con violenza. Ilyin sosteneva che in Russia le elezioni non avevano significato e la leadership dipendeva solo dal carisma. Ilyin diceva pure che l’Ucraina non esisteva e chiunque la nominasse era un nemico della Russia.
Il 26 febbraio, parlando alla National Public Radio, Snyder ha spiegato come queste storie che Putin si racconta sono in larga parte condivise dal popolo russo, due terzi circa secondo i sondaggi. Ma la visione di Putin, che Dio ha annunciato che russi e ucraini sono un popolo da quando un capo Vikingo fu battezzato mille anni fa, è estrema anche in Russia.
I due paesi insomma non fanno un popolo, dice Snyder. La Russia in gran parte è in Asia. L’Ucraina ha fatto parte della storia europea da sempre, durante il rinascimento, la riforma e l’illuminismo. Come altri paesi europei, l’Ucraina ha avuto un movimento nazionale nel diciannovesimo secolo contro l’impero russo. L’Ucraina ha la propria lingua, e una tradizione letteraria.
Durante la storia dell’Unione Sovietica, che non può essere ridotta alla sola Russia, l’Ucraina fu al centro di molti processi. Fu al centro delle guerre civili dopo la Prima Guerra Mondiale, quando ci fu un tentativo, fallito, di stabilire uno stato indipendente. Durante la grande fame degli anni trenta morirono a milioni gli ucraini. L’Ucraina fu al centro dei piani di Hitler, che ebbe l’idea di conquistare la “terra nera,” quel suolo fertile, e usarlo per costruire l’impero tedesco.
Insomma, l’Ucraina non è questo vacuum di cui parla Putin. Se vuoi capire i trend politici nell’emisfero settentrionale, dice Snyder, vai a Kiev.
*ANNA DI LELLIO (Sono Aquilana di nascita, ma mi sento più a casa a New York, Roma, e Pristina. Un po' accademica, un po' burocrate internazionale, e un po' giornalista. Ovviamente ho lavorato per l’Unità. Tra le mie grandi passioni giovanili c’erano lo sci, la lettura, i viaggi, il cinema e la politica. A parte lo sci, sostituito dallo yoga, le mie passioni attuali sono rimaste le stesse)
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