LA RECENSIONE - Quando parte la mamma, manuale per l'uso

di TINA PANE*

In un mondo in cui i nostri riferimenti culturali in tema di viaggio sono dominati da figure maschili dedite all’esplorazione e all’avventura, fa un certo effetto sapere che ci sono donne che - senza pretendere di fare scoperte di nessun genere e men che mai geografiche - viaggiano da sole.

Sì, non in compagnia di altre donne e nemmeno all’interno di quei piccoli gruppi di viaggi alternativi, ma proprio da sole. E se poi tali donne non sono single ma lasciano a casa marito e figli con l’intenzione di tornare, allora lo stupore diventa massimo, e la curiosità si legittima in domande che sfiorano l’invadenza.

È questa in sintesi la storia personale che Paola Scaccabarozzi ci racconta con tono lieve e divertito nel suo libro “Ragazzi, la mamma parte!”, Giraldi Editore, pag. 222, € 16,00. Un libro che affronta tutte le tematiche del viaggio inteso come insopprimibile esigenza di conoscenza di altri mondi e volti, come occasione per ritrovare se stessi, come opportunità di crescita, cambiamento e confronto.

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E non deve suonare come una provocazione leggere di viaggi dall’altra parte del mondo - l’autrice dichiara il suo amore per l’est asiatico e l’India in particolare, per l’Etiopia, per il Marocco - in un momento in cui è come se ci avessero ritirato i passaporti. Perché viaggiare, dice lei supportata dalle sue stesse testimonianze, è in primo luogo una condizione dello spirito, un’inclinazione, un bisogno, e anche una gita o una passeggiata a pochi chilometri da casa (la Brianza, questa sconosciuta!) può essere vissuta come se si stesse attraversando il deserto sul dorso di un cammello: con curiosità e stupore.

L’attrazione per le città con millenni di storia, per le balene e per i cimiteri; l’atmosfera delle isole e appunto quella dei deserti; il fascino delle mappe cartacee e del camminare; la possibilità di raccontare o tacere, al ritorno, di mostrare foto e distribuire piccoli souvenir. Su tutto questo racconto, e anche sui consigli utili e pratici per una donna che voglia provarci, a viaggiare da sola, l’autrice pone il diritto a partire, a non lasciarsi condizionare dai legami e dagli impegni di lavoro.

Perché, come ripete in più occasioni, solo viaggiando da soli si ha tutta la libertà di stare e ritornare, di fermarsi tre giorni di seguito in un posto senza motivo, di fare un programma e disfarlo a causa di un incontro, di una suggestione o una sopravvenuta curiosità. Nulla da contrattare: niente protezione ma anche niente compromessi.

È forse questo l’aspetto che più intriga nella lettura, durante la quale inevitabilmente ci si interroga: “Io sarei capace di fare una cosa del genere? Di stare una settimana sola in Myanmar? O di rimanere tutta una serata davanti al Santo Sepolcro a Gerusalemme a osservare un gatto?”. Ed è così che si comincia a capire che forse solo quando non si ha la fregola di mettere le bandierine, di spuntare capitali o continenti, si comincia a viaggiare veramente.

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titolo "Ragazzi, la mamma parte!"  autrice Paola Scaccabarozzi     pagg. 222      euro 16     editore Giraldi 

     

Non a caso, credo, la prima immagine che mi è venuta in mente cominciando a leggere il libro è quella di Rosalba/Licia Maglietta in “Pane e Tulipani”: il suo sguardo di sperdimento quando capisce di essere stata dimenticata sull’area di servizio e poi l’inizio del viaggio, verso Venezia e un’altra vita. E ancora ho pensato alla ricerca della guarigione nei posti più diversi del mondo che culmina in una sosta di mesi in un ashram a meditare, raccontata da Tiziano Terzani in “Un altro giro di giostra”.

Con il libro di Paola Scaccabarozzi facciamo due cose buone: torniamo a porci qualche domanda sullo stile di viaggio che più ci si addice quando potremo tornare a viaggiare e cominciamo a scaldare i motori, pensando a mete, a itinerari e anche a modalità alternative di spostamento. Facciamo insomma un allenamento mentale che può tornare utile in questi tempi avari, per non finire come quella gran signora di Brunella Gasperini - magari! - che “viaggiò tutta la vita intorno a un tavolo (senza peraltro combinare un cavolo)”.



* TINA PANE (Napoli, 1962. Una laurea, un tesserino da pubblicista e un esodo incentivato da un lavoro per caso durato 30 anni. Ora libera: di camminare, fotografare, programmare viaggi anche brevissimi e vicini, scrivere di cose belle e di memorie)

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