La recensione - Appena esco, cerco un sito Unesco
di GIGI SPINA*
Lo sapevate che
Ravenna ha 7 siti patrimonio UNESCO dell’umanità e Milano solo uno? Che se non
le danno quello proposto nel libro fanno tumulti? Ma per fortuna «questo bel
libro è per far togliere a Milano anche quell’unico sito». Con queste parole Maurizio
Milani rassicura subito un lettore smaliziato come me, che leggo solo il sabato
la sua rubrica sul Foglio, “Innamorato fisso”, e ho letto anche Il verro ruffiano. E quindi so che è
lui, il Milani Maurizio, che poi di cognome fa Barcellesi e di nome Carlo, a
pretendere di essere patrimonio dell’umanità, solo che non riesce a sopportare
il suo pseudonimo e lo ha cacciato di casa, l’altro giorno. Ma torniamo a
Milano, singolare di Milani, che al liceo classico sarebbe uno dei nomi di
città pluralia tantum come Athenae-Athenarum, quella roba lì.
Maurizio Milani, La la Lambro. Siti UNESCO di Milano (c’è da non dormire la notte) pagg. 304 euro 17 Solferino editore
Insomma, Milani nel suo nuovo libro propone all’UNESCO il Lambro come patrimonio dell’umanità, pur sapendo che la
benemerita Organizzazione ha già diffidato numerosi siti milanesi, che qui si
va ad elencare, dal fare domanda, perché la risposta sarà sempre: NO!
Il Vigorelli – La Torre Branca – Il parcheggio di pullman di Lampugnano – La nave bananiera alla Darsena dei Navigli (detta ‘la Bella’) … va bene, ci siamo capiti, l’elenco è lungo e il lettore/lettrice di foglieviaggi non ha pazienza.
(Ora faccio credere
al direttore di foglieviaggi che ho intervistato Milani in persona, in realtà
riporto alcuni passi del libro come se fosse lui a rispondere. Il trucco il
direttore lo conosce, è giornalista!)
- Milani, so che
lei ha parlato con Lino Banfi, può dirci qualcosa?
- Ieri ho telefonato a Lino Banfi (responsabile UNESCO per l’Italia, in quota 5 stelle). Io: “Grande Lino, ciao! Scusa una cortesia”. Lino: “Dimmi, caro”. Io: “Puoi aggiungere il Lambro nei siti UNESCO Italy?”. Lino: “Sì, però avendo noi italiani tanti siti UNESCO, per mettere il Lambro dobbiamo tirarne via uno”. Io: “Ti va di togliere Siena? Tanto è una città bellissima, i turisti ci vanno lo stesso, UNESCO o non UNESCO”. Lino: “Hai ragione! Avevi in mente altri siti nuovi da aggiungere?”. Io: “Sì, Lino, il parcheggio della ex Innocenti Auto è bello, con tutta quella vegetazione spontanea chiamata ‘erbacce’ “. Lino: “No! Quello per adesso aspettiamo, non esageriamo”. Io: “Ciao, Lino! Grazie, un saluto grande!”.
- Grazie a lei, Milani, ora però deve spiegare a lettori e lettrici di foglieviaggi perché propone il Lambro.
- Innanzitutto il Lambro è l’unico fiume al mondo dove l’altezza dell’acqua è costante a 109 centimetri. È così per tutto il suo percorso, tant’è vero che Giacomo Leopardi veniva qui di frequente. Il poeta era alto 138 centimetri e toccava bene. Il Lambro è famoso anche per la baia dei Lavandini (solo per questo merita il sito UNESCO).
- Potrebbe descriverci, caro Milani di Codogno, qualche altra bellezza del Lambro?
- Certo: il ponte romano sul Lambro è il più importante costruito dai romani. Risale al 100 a.C. Il Lambro allora era il primo fiume dell’impero. Dei numerosi quadri che lo ritraggono, quello che vale di più è di Tomaso Montanari. È esposto in casa del custode del palazzo dove una volta c’era il Rolling Stone, la discoteca più bella di sempre. Il Comune di Milano ha chiesto di acquistarlo. Anche se risulta rotto. Il custode ha risposto: “No!”, anche se non è suo. Poi il custode ha richiamato il sindaco. Lo vendono, ma per una cifra che è meglio non dire per motivi fiscali. Il Comune ha detto: “Sì!”. Verrà esposto presso la casa per ferie dei dipendenti ATM, la più bella villa d’Italia. Alcune scene del film Il ponte sul fiume Olona (kolossal USA) sono state girate qui. Però la cosa non risulta da nessuna parte. Anche perché potevano andare direttamente sull’Olona. Anche lì c’è un bellissimo ponte romano, anzi, il più bello. Non so chi ha messo in giro questa notizia.
- Sì, caro Milani,
d’accordo, ma oltre il ponte? E non sto citando Calvino e Liberovici, sia ben
chiaro.
- Lo storione nano è una specie che esiste solo nel Lambro, specie protetta. Il vino prodotto presso il Lambro è un cabernet che nessuno vuole. Sul Lambro esiste una Polizia Fluviale che non dipende da nessun ministero. La storica sfida fra la Canottieri Lambro e la vincente fra Oxford e Cambridge non si svolge più. Il ponte di Calatrava era stato progettato per collegare le due sponde del Lambro. Poi è finito dov’è finito. Paolo Rumiz, il bravo giornalista di ‘Repubblica’, definisce il Lambro più bello del Ticino e il Ticino dovrebbe confluire nel Lambro ma il sindaco Sala non vuole. La formica del Lambro da anni è patrimonio dell’umanità. Sulle rive del Lambro vive l’uomo-allodola. La zona lungo il Lambro è l’unica rimasta dove puoi ridurre in schiavitù chi passeggia, sia in bicicletta che a piedi. Però non viene più esercitata dal padrone del fondo agricolo, che ne ha diritto. L’ultima persona ridotta in schiavitù è di poco tempo fa (un’oretta). E poi: i pesci siluro, la pavoncella nana, per non parlare dell’iguana. Le api del Lambro sono grosse il doppio di tutte le api conosciute.
- E poi c’è il patrimonio dei dialetti del Lambro, vero?
- Ieri ho tradotto un nastro da una conversazione in dialetto della valle del Lambro (ormai parlato solo da due fratelli). Non c’erano notizie di reato, erano morosi che si vedono di nascosto, lei è promessa di un altro che sarei io. Vogliamo dire tutto. Alcune frasi le ho inventate. Ma poi c’è la miniera di tanzanite, anche se c’è il peggior petrolio che si conosca.
Grazie, Maurizio Milani, per questo libro per viaggiatori e per questa comoda intervista (lo so, ma meglio mentire al direttore fino in fondo), purtroppo dobbiamo finirla qui, non senza aver detto che la seconda parte del libro presenta i Parchi candidati UNESCO: parco delle Cave, Parco delle Groane e tanti altri ancora; che nella terza si descrivono i siti esemplari dell’UNESCO, alcuni dei quali elencati prima; che nella quarta ci sono incredibili altre candidature UNESCO, quasi tutte fenomeno da baraccone; che infine, nella quinta parte, si contemplano i Beni immateriali dell’umanità, fra cui Adriano Celentano e la barberia notturna della stazione di Lambrate.
Insomma, tutti posti che se foglieviaggi ci dedicasse una puntata ciascuno staremmo a posto fino al 2030.
Quanto alla candidatura del Lambro, che sostengo con convinzione, ricordo un testimonial d’eccezione, Giorgio Gaber: «E... finalmente, al parco Lambro, nudi si, ma contro la DC».
Del resto, gli snudamenti d’amore
(l’uomo nudo) - avevo dimenticato di parlarne - sono uno dei vanti del Lambro,
anche perché «un soggetto in fase di snudamento d’amore può percorrere decine
di miglia».
*GIGI SPINA (Salerno, 1946, è stato professore di Filologia Classica alla università Federico II di Napoli. Pratica jazz e tennis. Gli piace pensare e scrivere, mescolando passato e presente)
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