LA PROPOSTA - Roma più pulita? Cambiate i bidoni

di LUIGI EPOMICENO* 

Sono anni ormai che prodotti e servizi di ogni genere vengono creati appositamente su misura delle richieste del consumatore. Sono passati i tempi in cui, come pretendeva Henry Ford agli inizi dello scorso secolo, il cliente poteva ordinare qualunque colore per la sua Model T purché fosse nero.


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La stessa forzatura di Ford, oggi, contribuisce non poco a un comportamento tanto disdicevole quanto giustificato: l’abbandono di rifiuti sui marciapiedi.

Si è convinti che il motivo per cui i cittadini abbandonano i propri sacchetti di immondizia sia perché i bidoni sono sempre pieni. Indubbiamente dinanzi a un bidone stracolmo di sacchetti, a meno che non si rinunci al deposito, non rimane molta altra scelta se non lasciare il sacchetto sopra la pila già formata.

Analizzando il processo decisionale del depositante è facile accorgersi che non è sempre così.

Parafrasando la pretesa di Henry Ford potremmo dire che ogni cittadino può gettare il proprio sacchetto di rifiuti nel bidone preposto posizionato lungo il marciapiedi a patto che: 1) sia in grado di sollevare il pesante coperchio azionando il pedale; 2) voglia sporcarsi la mano per sollevare il coperchio dal manico; 3) nel caso di rifiuti da riciclare, che l’oggetto entri nei fori del coperchio.

Molte città ancora ricorrono al posizionamento di bidoni comuni lungo le strade per la raccolta dei rifiuti urbani, differenziati o non. Nel farlo, pretendono un comportamento tale che la gracile signora anziana, di statura minuta, che trova il pedale del bidone fuori uso e il manico del coperchio ricoperto di deiezioni di uccelli debba proseguire nel suo cammino alla ricerca di un altro bidone oppure riportarsi il sacchetto a casa.

Ciò è esattamente come pretendere di poter ordinare un’auto di qualunque colore purché nero.

La progettazione di un bidone deve considerare certamente fattori come la robustezza o la praticità di gestione ma deve anche essere orientata al cliente al quale viene richiesto di usarlo.




Le fasi di sviluppo prodotto sono alquanto semplici. Si parte dalla soluzione più facile, ad esempio il cassone senza coperchio e alto 80 cm da terra. Questo cassone sarebbe di facilissimo uso: chiunque sarebbe in grado di “gettare” il sacchetto al suo interno. Da qui deve partire la creatività per assecondare i requisiti che vengono introdotti, (altezza, larghezza, il coperchio etc) pur salvando la finalità di un recipiente in cui chiunque debba essere in grado di “gettare” il sacchetto all'interno.

Chiunque vuol dire anche l’anziana signora, il professionista con la sua ventiquattr’ore in una mano e il sacchetto nell’altra, il giovane con i cartoni della sua nuova bici.

Per anni si è creduto che l’imposizione di un limite fosse sufficiente per regolare la velocità. Spesso la velocità di percorrenza è un atteggiamento di emulazione e si tende a sincronizzare la propria con quella delle auto circostanti senza necessariamente accorgersi che si è superato il limite.

L’introduzione di accessori che segnalano di aver superato un limite, una segnaletica di avviso dei limiti, l’uso di finte telecamere mirano a indurre il guidatore al rispetto più che a punire chi la supera. La contravvenzione avviene se nonostante gli avvisi si continua nella violazione. La varianza rispetto al limite di un più o meno X% è il livello di tolleranza concessa: di fatto equivale a un perdono.

Il cittadino quindi deve essere accompagnato al rispetto delle norme, senza pretendere che debba escogitare da solo come farlo. Il disegno del bidone è un passo fondamentale se si vuole iniziare il percorso.

Senza arrivare a soluzioni futuristiche che farebbero lievitare i costi del bidone stesso, l’allargamento dei fori per introdurre i rifiuti senza dover toccare alcuna leva o manico, già aiuterebbe.


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Un abbassamento dell’altezza agevolerebbe chi è di statura minuta oppure chi deve sollevare una busta più pesante del solito.

La progettazione deve anche considerare una resistenza agli urti e all’uso dei macchinari, ad esempio avere una forma per cui il ribaltamento è pressoché impossibile. Dovrà anche considerare la possibilità di una sanificazione sia interna che esterna facile o che debba prevenire perdite di liquami all’esterno.

Basta analizzare i comportamenti di uso del prodotto e sarà facilmente possibile introdurre tutti gli accorgimenti necessari per evitare inconvenienti che derivano da “comportamenti deviati.”

Pretendere che il cittadino debba arrangiarsi nell’utilizzo di un prodotto fallace è un sicuro modo per non risolvere il problema.


*LUIGI EPOMICENO (Nato nel 1957. Sono mezzo americano e mezzo italiano, pugliese di origine, forse greco di stirpe, romano di adozione, con soste prolungate a Firenze, Milano, Genova, Chicago e Londra e continue a Parigi, Marsiglia, Madrid, New York, Amsterdam, Eindhoven, Dusseldorf, Monaco di Baviera, Praga, Amburgo, Bruxelles e Lisbona. Ho girato tutta la Grecia, l’Albania, la Francia, la Spagna, la Turchia e gli USA e ho messo piede in tanti altri posti che neanche ricordo, da Seul a Iguazù, dal Canada al Marocco passando per le isole Lofoten. Ora sono in un altro mondo. Un mondo nel Mondo. Da quasi un anno e mezzo sono il Direttore Generale del Bioparco di Roma. Prima ho fatto tante altre cose. Alcune divertenti, altre meno)


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