La mano di Dio che accarezza Sorrentino

di ANDREA ALOI*

Solo gli artisti abbastanza smaglianti e abbastanza innocenti riescono a restituire nitidamente, interamente su carta, tela o pellicola il calore delle fiammelle che gli ardono dentro. Paolo Sorrentino è un artista così e rendiamogli, da semplici spettatori, un grazie per “È stata la mano di Dio”, Leone d’argento a Venezia, film di formazione tenero e potente, solo a tratti (splendidi) sorrentiniano nel senso del classico tripudio visivo e delle maschere esorbitanti e ultracaratterizzate. Un’autobiografia per interposta figura velata dal sentimento - ormai maturato e diventato adulto forse grazie proprio a questo film - di una perdita assoluta, devastante, quella dei genitori quando era adolescente. Uno strazio così impossibile da sopportare per un giovane di diciassette anni che l’unica via è cominciare a diventare uomini. Nel sesso, nel riconoscimento del proprio particolare sguardo sulle cose e sulla sua città (anche l’amicizia con un contrabbandiere lo aiuta a superare la linea d’ombra), nel sogno di fare cinema. Nella necessità di andare via dalla culla amata per crescere ancora.

 


 Fabietto Schisa, interpretato da Filippo Scotti, meritatamente premiato a Venezia come miglior attore emergente, è il fulcro di una napoletanissima, brulicante umanità che appare ed è più umana proprio perché abita nella città-mondo delle eterne attese e del disincanto, dei gironi profondi e dei cieli alti, dei rari sogni incarnati in realtà. Uno è Diego Armando Maradona, atteso senza eccessiva speranza ma tanta trepidazione, infine arrivato nell’84 a miracol mostrare sul prato del San Paolo, un geniale botolo argentino incaricato dal Padreterno della missione di far delirare di orgoglio e felicità Napoli intera. Fabietto è un ragazzo di media borghesia felicemente incastonato tra il padre Saverio e la madre Maria (Toni Servillo e Teresa Saponangelo, perfetta; entrambi accompagnati dal regista a una dolce morte complice e struggente), una famiglia dotata di tutti gli accessori e imperfezioni, compresa una zia folle e bellissima (Luisa Ranieri) che parla con San Gennaro e vede il Munaciello, il piccolo monaco, spiritello benigno e impertinente con un posto privilegiato nel cuore della tradizione napoletana. Gli anni del latte e del miele sono cancellati dalla morte di Saverio e Maria avvelenati dal monossido di carbonio nella casa montana di Roccaraso, da poco acquistata.


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(Paolo Sorrentino)


Fabietto e così pure Paolo Sorrentino a Roccaraso non c’erano, dovevano seguire il Napoli, impegnato con l’Empoli. Eccola la mano di Dio, il Diego salvifico ai Mondiali dell’86 contro l’Inghilterra, a guerra delle Malvinas da poco conclusa con la sconfitta dell’Argentina, e provvidenziale nel distogliere Fabietto e Paolo dalla gita in Abruzzo. In quel match, quarti di finale di un torneo che avrebbe laureato campioni gli argentini, Diego mostra il lato “oscuro” di un gol segnato d’astuzia con la mano sinistra e la folgore del gol che trafigge gli inglesi dopo una corsa interminabile nei Campi Elisi del dribbling. Il peccato e la redenzione, i bassi e il sole - nulla di più napoletano - in un genio solo. 


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Maradona per il regista è stato (ed è e sarà per sempre) più di un idolo. È stato l’urto di un meteorite che ha modificato la sua orbita nello spazio vitale, gli ha dischiuso davanti agli occhi la verità della bellezza, lo ha accarezzato col potere della fantasia, del mito in volo oltre una realtà che può essere triste e tossica. Una rivelazione. E conta anche tanto l’incontro ri-generante col regista Antonio Capuano (il somigliantissimo Ciro Capano), l’emozione di capitare sul set di un suo film nella Galleria Umberto I, con un acrobata in ghingheri appeso a testa in giù dalla volta, quasi un tendone da circo felliniano. Fabietto lo cerca, lo incontra e quando, in modo ruvidamente affettuoso, verrà invitato a non lasciare Napoli, a cercare nella sua città le storie da portare sullo schermo, come del resto Capuano ha fatto, Fabietto-Paolo non lo ascolterà: farà il “suo” cinema intriso della “sua” Napoli e di mille mondi ricreati, di tipologie umane ad alto voltaggio, fuori da ogni riga, con le stigmate dell’eccezionalità dall’Andreotti del “Divo” al Berlusconi di “Loro” alla romana “Grande bellezza”. Una cifra ben presente nel neomelodico in disarmo Tony Pagoda, protagonista di “Hanno tutti ragione”, un suo libro del 2010, spiazzante e divertente, a ennesima dimostrazione del talento narrativo di Sorrentino, autore totale e sempre atteso dall’afición.  



L’ex adolescente ormai giovane uomo sale sul treno per Roma - Alberto Crespi ha finissimamente colto il richiamo al Moraldo dei “Vitelloni” - e passando per una piccola stazione vede il Munaciello levarsi il cappuccio: è un sorridente Maradona bambino a fargli da viatico verso il futuro. Non così motivato verso altri scenari, troppo legato a Napoli, è il fratello di Fabietto, Marchino (Marlon Joubert). Mentre osservano Maradona in allenamento infilare punizioni su punizioni all’incrocio dei pali, gli regala una massima preziosa: Diego ha mostrato la virtù della perseveranza.

Il cast, dove spiccano il lunare, perduto Mariettiello di Lino Musella, Massimiliano Gallo, Renato Carpentieri e una urticante Dora Romano, è ricco e vien da pensare che Filippo Scotti sia la risposta italiana a Timothée Chalamet, con una sostanziale differenza: Filippo è molto più simpatico. “È stata la mano di Dio” rievoca in parte il cinema più asciutto, agli esordi di Sorrentino, da “L’uomo in più” a “Le conseguenze dell’amore”, ed è stato accolto più che bene dalla critica. Candidato per l’Italia agli Oscar è uscito da noi in 250 copie, poche, ed è destinato a restare nelle sale per una ventina di giorni poi via su Netflix, che ci ha puntato su tanti soldi. È la dura legge dello streaming.

 

 


*ANDREA ALOI (Torinese impenitente, ha lavorato a Milano, Roma e Bologna, dove vive. Giornalista all’Unità dal ‘76, ha fondato nell’ '89 con Michele Serra e Piergiorgio Paterlini la rivista satirica “Cuore”. È stato direttore del Guerin Sportivo e ha scritto qualche libro) 

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