La mamma della telenovela, che nacque a Cuba

di GIORGIO OLDRINI*

La mamma della telenovela, la radionovela, è nata a Cuba nei primi anni ’30 del secolo scorso e lo scrittore Reynaldo Gonzales nel 1989 ha pubblicato un lungo saggio sul tema, dal titolo straordinario: “LLorar es un placer”, piangere è un piacere.

“Lacrime e zucchero ad un certo punto sono stati i maggiori prodotti di esportazione cubani” scrive Gonzales, che spiega come l’isola sia stata all’avanguardia nella radiofonia. Era il 1918 quando da casa sua, con l’aiuto di moglie e figli, Humberto Giquel trasmette per la prima volta “musica meccanica”, seguito dopo pochi giorni dal tenente Luis Casas Romero, direttore di bande musicali, che trasmette le sue canzoni e, novità assoluta, affida alla figlia Zoila la lettura del meteo. Nessun Paese dell’America latina in quegli anni aveva una radio, e pochissimi nel mondo intero.

La radionovela fa la sua irruzione a Cuba nei primi anni ’30. All’inizio erano stati racconti di una sola puntata, ma poi ecco le soap opera, interminabili sequele di puntate che via via che si diffondono gli apparecchi nelle città e nelle campagne tengono inchiodate donne e uomini ad ascoltare col cuore in gola le avventure dei protagonisti. Come dice il nome, i primi sponsor sono state aziende di detersivi.

Crusellas y compania addirittura prepara un contratto tipo per autori ed attori e in seguito gli spazi si chiameranno “Novella Colgate” o “Palmoliva”. Si accende un piccolo derby tra i primi produttori di nuovissimi detergenti e i tradizionali fabbricanti di saponi. Meglio il pulito innovativo o quello che ricorda le nostre mamme e addirittura le nonne?  Il tutto a colpi di amori strazianti, di tradimenti e di lacrime.


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La vera rivoluzione avviene quando una decina di anni dopo irrompe Felix B. Caignet, prima con uno strano poliziesco che ha come protagonista l’investigatore cinese Chan Li Po, poi dal 1948 con l’interminabile “El derecho de nacer”, Il diritto di nascere.

E’ un successo strepitoso che presto da Cuba deborda ovunque in America latina e che poi, in anni più recenti, approderà anche in Italia su Canale 4 come telenovela. Caignet era un musicista e scrittore straordinariamente produttivo che alla fine conterà al suo attivo circa 200 novelas. Ma con El derecho de nacer introduce elementi tecnico spettacolari nuovi, come la voce narrante fuori campo e soprattutto tocca temi inediti. Il centro di tutto, come anche nelle altre novelas, è l’amore. Gridato, pianto, esasperato. Ma si parla esplicitamente di sesso, e lo fanno uomini e donne, una delle protagoniste più popolari è nera in un Paese in cui il razzismo era ancora forte. C’è l’adozione di un bimbo e a Cuba aumentano davvero le adozioni, i nuovi nati si chiamano Albertico e Isabel Cristina come i protagonisti del drammone e si discute persino di aborto. E’ arte? Si domandano gli intellettuali. No certo, rispondono, ma introduce nel dibattito e nella coscienza popolare temi inediti. “ Dimostra – scrive Reynaldo Gonzales – una intuizione per manipolare la psicologia popolare invidiata da grandi magnati della pubblicità delle metropoli”.

Presto le maggiori catene radio si contendono gli autori e i protagonisti e le radionovelas debordano occupando sempre più spazi, di mattina e di sera. Al punto che viene cancellata e ridotta in un angolo persino la musica e a Cuba insorgono le Associazioni di compositori e cantanti che lamentano: “Proprio nel nostro Paese, famoso in tutto il mondo per i suoi ritmi siamo ormai confinati in orari impossibili e in fugaci apparizioni”. Protesta inutile, perché la pubblicità ormai si è appropriata del melodramma. La mattina per le massaie e con pubblicità adeguata, il pomeriggio pure, ma la sera novelas per famiglie, compresi gli uomini. Ad un autore il committente spiega: “Deve scrivere argomenti per adulti raccontati come a bambini”

Si misura la popolarità dei personaggi cui viene riservato più o meno spazio a seconda del gradimento. Hilda Morales era una delle autrici più popolari e racconta che ad un certo punto la produzione voleva risparmiare e le chiedeva di eliminare protagonisti, quindi attori da licenziare. Lei scriveva facendone morire o partire almeno uno ad ogni puntata. “Era una fatica farli sparire con logica. Una amica che ascoltava mi disse ‘mamma mia, ma quanta gente stai assassinando’”.



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(La Biblioteca Latinoamericana dell'Università di Tulane digitalizza e archivia una selezione di soap opera in spagnolo degli anni Sessanta.  Questa illustrazione compare in una pubblicazione dal titolo "What Is and How to Produce a Radionovela," edita da America's Productions, Inc.     Courtesy of the Latin American Library, Tulane University)


Anche per i non protagonisti, entrare in una radionovela era la garanzia di un salario che poteva durare a lungo. Naturalmente non c’era registrazione e agli attori veniva dato il mattino il testo da recitare in diretta. Uno si accorse che quel giorno sarebbe stato assassinato, dunque fine del contratto.  Effettivamente gli ascoltatori sentirono verso la fine della trasmissione uno sparo, un silenzio, poi la voce dell’attore “Vile mi hai sparato. Per fortuna mi hai solo ferito”. Guadagnato un giorno di vita, dunque di salario.

Goar Mestre, proprietario di una delle maggiori catene radio, spiega: “Per gli ascoltatori  le radionovelas sono buone perché ascoltandole vivono storie altrui, più complicate ed interessanti delle proprie. A loro piace sognare. La nostra azienda pone nelle mani degli autori questo importante compito: siate fabbricanti di illusioni”. Bagnate di lacrime, naturalmente.


da leggere: Reynaldo Gonzales, Llorar es un placer, Editorial Letra cubana, 1989.


*GIORGIO OLDRINI (Sono nato 9 mesi e 10 giorni dopo che mio padre Abramo era tornato vivo da un lager nazista. Ho lavorato per 23 anni all’Unità e 8 di questi come corrispondente a Cuba e inviato in America latina. Dal 1990 ho lavorato a Panorama. Dal 2002 e per 10 anni sono stato sindaco di Sesto San Giovanni. Ho scritto alcuni libri di racconti e l’Università Statale di Milano mi ha riconosciuto “Cultore della materia” in Letteratura ispanoamericana)

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