Juan Carrito finisce nel recinto, è ancora polemica sull' "orso gentile"

di GABRIELLA DI LELLIO*

(foto d'apertura dal gruppo Salviamo l'orso)

E così l’orso di cui si parla in Abruzzo, Juan Carrito, ieri sera è stato catturato per la seconda volta. Il 7 dicembre scorso era stato già spostato in montagna nella Marsica, tra Pescasseroli e Pescina, in un luogo all’interno del Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise, forse troppo vicino alla zona in cui è cresciuto ma funzionale a fargli trovare un rifugio per l’inverno. Nessuno poteva prevedere che l'innalzamento delle temperature cambiasse ancora la situazione e ne provocasse il risveglio. Juan Carrito aveva scelto Roccaraso come territorio e lì è tornato a farsi rivedere. In piena stagione turistica la sua tenacia nell’essere presente in paese non è stata tollerata e gli è costata.

La notizia è stata comunicata ufficialmente con una nota dallo stesso Parco della Maiella: “Dopo mesi di intensa attività di monitoraggio e dissuasione condotta inizialmente dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in collaborazione con tutti gli attori istituzionali PATOM (Piano di azione Nazionale per la tutela dell’orso bruno marsicano), il Parco Nazionale della Maiella, a supporto della Regione Abruzzo e in esito alle più recenti interlocuzioni con la Prefettura dell’Aquila e il Sindaco di Roccaraso, è impegnato in un’operazione per la tutela dell’orso Juan Carrito".


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(Juan Carrito     foto da Abruzzo live)


"Da quando l’orso è uscito dalla tana un mese fa - ha spiegato ancora il Parco - le attività di monitoraggio e di gestione hanno dovuto necessariamente rispondere ad una nuova fase. Negli ultimi giorni, nonostante la presenza dei tecnici e dei Carabinieri Forestali, la curiosità dei molti turisti presenti aveva generato situazioni di evidente pericolosità e determinato la segnalazione alle autorità di pubblica sicurezza di rischio per la pubblica incolumità. Una situazione che ha richiesto un intervento di emergenza, necessario per salvare l’orso da situazioni potenzialmente molto pericolose per sé stesso e per i cittadini e i turisti di Roccaraso.”

Il trasloco “momentaneo” è avvenuto nell’area faunistica in cui si trovano già tre orse: Iris, Margherita e Caterina. Quest’ultima molto anziana. Sono tre orse salvate dall’associazione “Orsi della Luna” che si trovano in cattività perché provengono da storie di sfruttamento. Storie tristi che non hanno nulla a che fare con quella di Juan Carrito. Nell'area faunistica di Palena, Juan Carrito sarà osservato e monitorato 24 ore al giorno grazie a un sistema di videosorveglianza appositamente installato e non avrà nessun contatto con le persone, poiché l'area sarà interdetta alla fruizione e accessibile soltanto dagli addetti ai lavori per i necessari rifornimenti di cibo.

“I nostri tecnici stanno già predisponendo la fase che seguirà a questa temporanea captivazione - ha dichiarato il direttore del Parco Luciano Di Martino - che potrà essere caratterizzata anche da fasi sperimentali in collaborazione con esperti internazionali.” Nel giro di poche settimane, ha specificato ancora il Parco Nazionale della Maiella, Juan Carrito sarà portato via dall’area faunistica e partiranno le iniziative per valutare se si possano ancora eliminare o ridurre i comportamenti problematici e confidenti per consentirne la permanenza nel suo ambiente naturale.”




La cattura dell'orso ha chiuso l'emergenza che aveva reso necessario il suo allontanamento  dal centro abitato di Roccaraso, tanto da non considerare il protocollo che prevedeva un ulteriore tentativo di reinserimento in natura senza ricorrere a questa tipologia di “rieducazione”. Le associazioni animaliste e gran parte della cittadinanza, infatti, non condividono la scelta perché frutto dei comportamenti sbagliati tenuti proprio a Roccaraso. Lo stesso Pnalm aveva raccomandato di non filmare o fotografare l’orso, tantomeno di attirarlo con il cibo. Addirittura si era chiesto all’amministrazione comunale di munirsi di cassonetti per i rifiuti a prova di orso.

“Dopo aver fatto diventare Juan Carrito una star, come molti ormai conoscono il cucciolo dell’orsa Amarena, ci godremo le lacrime di coccodrillo di chi gli ha lasciato il cibo da quasi otto mesi e lo ha immortalato con foto e video, forse anche quelle dell’amministrazione di Roccaraso che ha perso tempo nell’applicare l’ordinanza che vietava la presenza dei bidoni all’aperto prima del passaggio dei camion smaltitori, salvo poi annunciare la richiesta di 800.000 euro per installare le isole ecologiche.” L’attacco all’amministrazione comunale di Roccaraso arriva dall’associazione “Salviamo l’Orso”, quella che più si batte per la conservazione della specie di orso bruno.

Juan Carrito è stato catturato con l’uso di una tube trap all’interno della quale è stato lasciato cibo per attirare la sua attenzione. Troppo confidente, troppo umano, troppo vicino alle case e ai pollai. E’ stato sedato dal veterinario del Parco nazionale della Maiella e portato via con un furgone. Ha tolto il disturbo per essere “riabilitato” all’interno di un ettaro recintato nell’area faunistica di Palena, in provincia di Chieti. “I tecnici del parco“ affermano ancora in un comunicato dall’associazione “Salviamo l’Orso “sperimenteranno alcune tecniche di condizionamento dell'animale per cercare di disabituarlo a servirsi dei cassonetti dell'immondizia. Anche le condizioni meteo attuali nelle zone di alta montagna dove era stato pianificato il suo trasloco hanno consigliato questo periodo di cattività che ci auguriamo sia molto breve.”

Per il Wwf si tratta di una scelta sbagliata. “Sicuramente va dato atto al Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise di aver messo in atto uno sforzo notevole nel seguire Juan Carrito, collaborando con tutti gli enti interessati, per evitare la sua cattura” affermano dal Wwf “. A tutti i veterinari, guardiaparco, Carabinieri-forestali va un grande ringraziamento, ma sono mancate quelle attività gestionali e di prevenzione che si sarebbero dovute svolgere nelle aree interessate dalla presenza dell’orso, a partire da Roccaraso. Rischiare di perdere un giovane di orso marsicano, sottraendolo alla sua vita naturale e rinchiuderlo in un’area faunistica per mancate azioni di prevenzione da parte degli enti competenti, a partire dai Comuni, è un atto gravissimo per la conservazione della specie.” E così si gettano alle spalle di tutti quanti i trent’anni dell’orsa Yoga, con cui i guardiaparco del Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise hanno imparato e studiato l’atteggiamento degli orsi confidenti. 

La cattura di Juan Carrito è stata richiesta dalla Regione Abruzzo e dal Parco della Maiella con il nulla osta dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e del Ministero della Transizione Ecologica non rispettando il protocollo sulla sua gestione e sulla possibilità di due rilasci in natura. L'orso era nato libero, con un destino ben diverso: girare tra foreste e montagne, cacciare, accoppiarsi, vivere le stagioni, l’ibernazione in inverno e il risveglio a primavera.


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(Juan Carrito    foto dal gruppo Facebook 'I love Pescasseroli')


Nel comunicato del 3 marzo scorso sulla pagina Facebook del Parco Nazionale della Maiella, si ricorda anche la Giornata Mondiale della Natura Selvatica:  "Si celebra oggi, in ricordo del giorno in cui fu firmata la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES), la Giornata Mondiale della vita selvatica istituita dall’ONU nove anni fa. Il tema di quest’anno è 'Recupero di specie chiave per il ripristino dell'ecosistema'. 

"Da qui l’idea di dedicare il post di oggi all’orso bruno marsicano, 'specie ombrello' (proteggendolo si salvaguardano indirettamente anche altre specie che vivono nello stesso territorio) presente con una piccola popolazione (circa 50 individui) solo sull’Appennino centrale. Attualmente questo orso, chiamato anche 'orso gentile' perché generalmente poco aggressivo, è in pericolo critico di estinzione per la distruzione dell’habitat e l’elevata mortalità dovuta soprattutto all’uomo (incidenti stradali ma anche persecuzione diretta). La sua sopravvivenza futura dipende molto dalla coesistenza con l’uomo. Ecco perché è fondamentale che le persone imparino a conoscere questo animale perché solo così sarà possibile amarlo e quindi proteggerlo.”

Non resta che augurarsi che  tutto questo valga anche per Juan Carrito.


*GABRIELLA DI LELLIO (Sono aquilana e sorella minore di nascita. Mi sento ottimamente a Roma e meno a L' Aquila dal terremoto del 2009. Ho insegnato lingua e letteratura inglese nel Liceo Scientifico della mia città. Sono maestra di sci perché amante della montagna e della neve. Mi piace la fotografia analogica in bianco e nero, che ho ripreso a fare dopo trent'anni e a cui intendo dedicare il mio tempo. Sono cresciuta nella FGCI e nel PCI fino alla “deriva occhettiana")



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