Iran del Mar Caspio, fra speculazione turistica e montagne da sogno / 1

testo e foto di LUCA FORTIS*

L’autostrada si snoda tra l’altopiano desertico e le montagne, come un nastro d’asfalto dal color petrolio. I camion che sfrecciano hanno creato solchi qua e là. Lungo il percorso c'è chi vende melassa di melograno, noci, uva e altri prodotti della zona di Qazvim. I monti intorno sono ricoperti da un sottile velo bianco, quest’anno nonostante il freddo ha nevicato poco, la siccità sta dilaniando il paese. Il bianco si sovrappone al rosso del deserto creando venature argentate e rosse che si perdono lungo gli immensi paesaggi iraniani.

La strada che porta al Mar Caspio dall’altopiano di Teheran punta verso ovest seguendo la catena di montagne dell’Elburz, dove nei pressi della capitale svetta la cima più alta di tutto il Medio Oriente, il monte Damavand, alto 5.600 metri. In linea d’aria, per andare sul Mar Caspio sarebbe meno lungo tagliare per le montagne, ma i passi ricoperti di neve e la strada tortuosa rendono più conveniente costeggiare i massicci verso ovest.


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(La strada verso il Mar Caspio)


Poi si apre un varco, una grande vallata tra le vette e l’autostrada, la provinciale e la ferrovia vi si gettano a capofitto come lucidi serpenti che cercano una via verso l’acqua. Piano piano un sottile velo verde inizia a ricoprire il deserto e spuntano qua e là gli ulivi selvatici. Appaiono anche tra le curve venditori di olio e olive condite in vari modi, tra cui un’ottima salsa di noci; e venditori di ceste, e altri prodotti in paglia colorata.

Scendendo verso il Caspio appare un lago artificiale le cui sponde sono cosparse di pale eoliche. Il verde argenteo degli ulivi comincia a mischiarsi con alberi senza foglie per l’inverno. Piano piano gli alberi si trasformano in una fitta foresta spoglia e il manto erboso verde si fa rigoglioso. Più ci si avvicina alla pianura, più l’uomo ha modificato l’ambiente, è un susseguirsi di case e capannoni. Quando si arriva nelle terre pianeggianti, di colpo sembra di essere in un mondo a metà tra la Pianura Padana e la Russia. Hangar industriali e ville dai colori sgargianti interrompono le distese dei boschi. La pianura tra la capitale del Gilan Rasht e il porto di Bandar e Ansali è fortemente industrializzata ed è considerata la porta per l’Europa e la Russia. Vi sono fabbriche di tutti i tipi, anche farmaceutiche; e molte banche, sia iraniane che straniere.


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(Il litorale del Mar Caspio)


Il Gilan, oltre che per il caviale migliore al mondo, è famoso per la produzione di riso, per quella del thè e di agrumi di ogni varietà. Impossibile non divertirsi ad assaggiare tutte le diverse qualità di arance, limoni, cedri, mandarini e kumquat o di riso, tra cui quello affumicato, che viene aggiunto al riso normale per aromatizzarlo o gustare i vari tipi di thè neri.

Il Caspio non è certamente la prima meta da vedere per un europeo, simile com'è all’Europa o appunto alla Russia. La zona costiera è stata rovinata dallo sviluppo turistico post rivoluzione khomeinista e dalla speculazione selvaggia. Ma per chi ha visto il paese molte volte, merita assolutamente una visita.


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(Rasht, il centro storico)


In primis per capire perché gli iraniani per decenni lo abbiano preso d’assalto: per un paese desertico, in cui anche le montagne ricoperte di tanta neve hanno pochi alberi ed erba, scoprire immense foreste che ricoprono montagne e pianure e che lambiscono spiagge di sabbia chilometriche ha un fascino irresistibile. A tal punto che la zona costiera vicino alla capitale Rasht, è diventata in molti punti un’improbabile Riccione, ma senza centro storico, i cui edifici sono talmente brutti e strani da risultare affascinanti. Anche gli ambienti lagunari sono stati rovinati dal governo con l’eccessivo prelievo di acqua. Gli iraniani se ne sono accorti e quelli che cercano il mare e la natura da Teheran cominciano a rivolgere la loro attenzione a quelle aree del Gilan in cui l’ambiente è ancora preservato, soprattutto lontano dalle città. Mas le mode cambiano e la nuova generazione di giovani iraniani, ambientalisti e come diremmo noi hipster, per il turismo marino stanno riscoprendo le isole del Golfo Persico, che per anni erano off limits perché militarizzate.

Le zone di montagna del Gilan invece rimangono ancora bellissime e vi si nascondono tesori come il villaggio in pietra di Masulè e forti come il castello di Rudkhan, fortezza medievale in mattoni e pietra. Fu costruita dal popolo Talish per difendersi dagli invasori arabi durante la conquista musulmana della Persia. Con la caduta dell'impero sassanide, quest'area divenne una postazione difensiva contro gli arabi nell'allora appena costituito Tabarestan.



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(Rasht)


Situato a 25 km a sud-ovest della città di Fuman c'è un complesso militare costruito durante l'era sassanide (224-651), e successivamente ricostruito nel 1096 dai Nizari Isma'ilis per essere utilizzato dalla famosa setta degli Assassini.

Il Caspio oltre che essere la terra del miglior caviale al mondo, prodotto quasi inavvicinabile per la maggior parte dei locali, visto il costo almeno di quello legale, è anche patria di una delle più raffinate cucine regionali persiane, in gran parte a base di pesce. Solo la cucina vale un viaggio in questa regione. L’altra grande attrattiva è la popolazione locale. Gli abitanti sono molto allegri e amano la bella vita, il mangiare e il bere. Essendo al confine con i paesi sotto la sfera russa, hanno assorbito molto di questa cultura e di quella europea. Sia l’architettura sia molte usanze sono un mix tra quelle persiane e quelle russo-europee. E Rasht è famosa per il suo atteggiamento liberale e modernista, tanto che è stata uno dei principali centri della Rivoluzione Costituzionale Iraniana del 1905.


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(Nel bazar)


L’architettura è piacevole, pur non presentando capolavori di arte islamica. È piuttosto simile a quella di Teheran, con un centro storico inizio secolo in cui l’architettura occidentale si fonde con alcuni elementi persiani. Sono rimasti pochissimi esempi delle strutture precedenti, probabilmente distrutte da terremoti. Anche il bazar, dal punto di vista architettonico, non è un antico bazar coperto islamico. Ma resta un luogo affascinante, i cui venditori ne fanno uno dei centri più vivi e interessanti dell’Iran. La città di Rasht è talmente famosa per la sua cucina che l’Unesco l’ha nominata città creativa per la gastronomia.

La parte più interessante del bazar è sicuramente quella del pesce, elemento principe della cucina locale. I venditori mettono su dei veri e propri show per attirare i compratori, un po’ come si fa a Palermo, nel mercato, ex bazar arabo, di Ballarò. Tra i banchi si trovano tutte le specie di pesci del Caspio e di fiume. Popolazione ittica che purtroppo, a cominciare dallo storione, per la forte crisi ambientale dovuta all’eccessivo prelievo di risorse sia ittiche che idriche ha subito una notevole diminuzione. Oltre al pesce, il bazar ha tutte le classiche aree di questi millenari mercati: quella alimentare, quella dei gioielli, quelle delle ceramiche e degli oggetti per la casa.


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(Nel bazar)


Il mercato è affollatissimo nonostante il covid e la fortissima crisi economica. Due elementi che hanno gravemente colpito il paese negli ultimi anni.

Dal punto di vista della pandemia la situazione almeno in apparenza sembra migliorare. Se nel 2020 è morta talmente tanta gente che si sono resi necessari nuovi cimiteri, quest’anno il settanta per cento degli iraniani ha almeno una dose di vaccino, cinese o russo, il cinquanta almeno due. Le persone all’aperto girano con la mascherina, anche se l’attenzione è sicuramente minore che in Europa, soprattutto nei ristoranti.

Dal punto di vista economico, la crisi non fa che peggiorare. Le sanzioni economiche americane non sono state rimosse, visto lo stallo nelle nuove trattative sul nucleare. Il nuovo governo conservatore del presidente Raisi non sembra avere una direzione, né in un senso, né nell’altro. Molti iraniani lo descrivono, nonostante il suo passato di giudice dalle condanne facili, come un uomo debole che mette in atto decisioni prese da altri. La sensazione sembra quella di una classe politica in attesa che il fato o gli eventi decidano per lei. Ogni giorno piombano sui cittadini decisioni discordanti, che favoriscono a volte l’ala conservatrice, a volte quella militare, a volte quella riformista. Come se il sistema, per evitare il collasso, provasse a non scontentare nessuno, con il rischio di scontentare tutti.


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(Nel bazar)


Nella vita di tutti i giorni è evidente un deciso rilassamento dei costumi. La polizia non interviene in maniera marcata di fronte a feste, alcol, veli mal messi o assenti, consumo di droghe e altri comportamenti illegali ma estremamente diffusi nella società iraniana; dall’altra parte, però, si fa vedere con la consueta durezza appena il comportamento diventa rivendicazione politica. E' un po' come se la sorte di ognuno si trovasse nelle mani del funzionario di polizia nel quale incapperà, vista la parcellizzazione politica ed ideologica che ormai contraddistingue le tante anime della burocrazia della Repubblica Islamica.

Perdersi per le strade di Rasht è comunque piacevole e la città è la perfetta base per esplorare un po’ la regione.  Nei villaggi sparsi nelle campagne non rimane moltissimo delle antiche case, che erano costruite in legno e con tetti in paglia, caso rarissimo, in un paese in gran parte desertico, ma qua e là se ne trova ancora qualcuna.


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(Gastronomia locale)


In definitiva, per capire fino in fondo questa regione e apprezzarla come merita è importante spogliarsi degli occhi di un europeo che cerca l’Iran classico, desertico con gli splendidi villaggi in mattoni di fango. Meglio venire qui quando si sono già viste le mete classiche nel nostro immaginario e perdersi nei luoghi più lontani e meno turistici, sia lungo le coste del Caspio che tra le foreste e le montagne: è questo il modo per scoprire tutta la bellezza del Gilan.

 

 

*LUCA FORTIS (Mi considero un nomade, sono attratto dai percorsi irregolari, da chi sa infrangere le barriere e dalla scoperta dei tanti “altri”. Ho un pizzico di sangue iraniano. Sono giornalista freelance specializzato in reportage dal Medio Oriente e dalle realtà periferiche o poco conosciute dell’Italia. Lavoro anche nel sociale)


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