Il Cile e la bandiera dei mapuches, seconda vita di Lautaro

di GIORGIO OLDRINI*

Quando la prima Presidente dell’Assemblea costituente cilena Elisa Loncon al discorso di insediamento della scorsa settimana è apparsa con un vestito tipico e con la bandiera degli indios mapuches ed ha parlato mescolando lo spagnolo con il mapudungun, la lingua dei nativi, tutti hanno capito che ancora una volta il Cile segnava un cambio epocale che va al di là dei suoi confini. Certo, quella elezione di una india mapuche alla presidenza della Assemblea che deve scrivere la nuova Costituzione, al posto di quella voluta decenni fa dal dittatore Pinochet, è il risultato del cambio straordinario segnato prima dalle proteste popolari durate mesi e mesi, anche in piena quarantena, poi dalle elezioni dello scorso mese, quando i partiti tradizionali sono stati travolti e si sono affermati gli indipendenti e un gruppo di indios.

Elisa Loncon, 58 anni, è nata in una famiglia modesta nella comunità mapuche di Lefweluan nella regione della Araucaria. Ma ha avuto grande successo negli studi, è diventata professoressa di inglese all’Università La Frontera, ha vinto borse di studio che l’hanno portata ad essere studentessa e poi docente in Olanda, in Canada, in Messico. Una donna di grande cultura, che non ha mai abbandonato la sua lingua originale, il mapudungun, di cui è anche docente.


Per la prima volta queste votazioni per l’Assemblea costituente hanno eletto un gruppo di indios mapuches, discendenti della popolazione indigena del Cile, una comunità straordinariamente combattiva che si ispira al primo “toqui”, comandante, Lautaro che si ribellò alla conquista degli spagnoli. La terra dei mapuches è l’Araucaria, a sud di Santiago, tra la città di Temuco e il fiume Bio Bio, sorvegliata da vulcani e ricca di acque. Il nome della comunità è composto da “Che”, popolo, e “Mapu” della terra, insomma Popolo della terra, e la terra e l’acqua venerano gli indios. Una zona straordinariamente bella la loro, con il fiume Lajas che prima di gettarsi nel Bio Bio precipita in spettacolari cascate, il Salto del Lajas, un piccolo Niagara. Il nome Temuco in mapugundun significa “Acqua di Temù”. Ed è la città dei due Nobel della letteratura, perché nel liceo cittadino aveva insegnato Gabriela Mistral, prima donna latinoamericana a vincere il Premio, e che aveva tra i suoi allievi Pablo Neruda.

Neruda nel suo Canto generale ha raccontato la storia di Lautaro, che nel 1550, quando aveva solo 11 anni, venne preso prigioniero dagli spagnoli e divenne il servo del capo dei conquistadores, Pedro de Valdivia.  Ma da quella posizione scoprì prima di tutto che Pedro e il suo cavallo non erano, come pensavano i mapuches, un solo essere, ma due. E lo raccontò ai suoi compatrioti. Così come studiò i movimenti, le armi, il modo di combattere degli invasori. E si allenò alla lotta strappando alla sua terra i segreti.

”Si preparò come una lunga lancia

Abituò i piedi nelle cascate

Educò la testa nelle spine

Visse nelle tane della neve

Strappò il cibo alle aquile……

Si fece velocità, luce repentina” come tra l’altro scrive Neruda.


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La guerra di Lautaro fu tremenda e nella prima battaglia riuscì a catturare ad uccidere proprio Pedro de Valdivia, il suo involontario maestro.

Alla fine venne a sua volta catturato ed assassinato, ma la sua lotta, quella degli araucani o mapuches è continuata per secoli e Lautaro è, come dice Neruda, “nostro padre”. Così che Isabel Allende nel suo romanzo storico “Inès del Alma Mia” ne parla,  e avanza una ipotesi suggestiva, che in realtà Lautaro si fece volontariamente asservire a Pedro de Valdivia per carpirgli tutti i segreti e usarli contro gli spagnoli.

Una resistenza ostinata quella degli indios tra le loro montagne, salendo e scendendo i vulcani, sui fiumi e protetti dalle cascate, come racconta Alfonso de Ercilla nel suo romanzo storico “La Araucana”.


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Lo spirito di Lautaro ha attraversato il tempo e quando alle fine del secolo scorso la società elettrica Endesa, partecipata anche da Enel, ha costruito un sistema di dighe sull’Alto Bio Bio, invadendo con le acque del lago artificiale le terre dei mapuches, gli indios si sono ribellati. Alcuni dei leader di questa lotta erano ragazzi che come Elisa Loncon avevano studiato nelle università di Santiago o di Concepcion e allora il movimento si chiamò dei “Neolautariani”. Anche questi giovani, come nel 1500 il “toqui”, avevano carpito i segreti dei nuovi invasori per lottare contro di loro. Furono sconfitti e le dighe sono state costruite, ma l’elezione di Elisa Loncon come Presidente della Assemblea costituente cilena è oggi la loro lunga rivincita.

Nel suo discorso ha parlato di una Costituzione cilena che regolerà “uno Stato plurinazionale e multiculturale” e che tutelerà “la Madre Terra e l’acqua”. Non un programma da poco in un Paese come il Cile dove la dittatura di Pinochet ha privatizzato tutto, a cominciare dall’acqua e dalla terra. Impegno di una neolautariana.


*GIORGIO OLDRINI (Sono nato 9 mesi e 10 giorni dopo che mio padre Abramo era tornato vivo da un lager nazista. Ho lavorato per 23 anni all’Unità e 8 di questi come corrispondente a Cuba e inviato in America latina. Dal 1990 ho lavorato a Panorama. Dal 2002 e per 10 anni sono stato sindaco di Sesto San Giovanni. Ho scritto alcuni libri di racconti e l’Università Statale di Milano mi ha riconosciuto “Cultore della materia” in Letteratura ispanoamericana)

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