Guida turistica al Purgatorio/terza parte 5) Piccola pausa

di PAOLO BIROLINI*

Ma se tu fossi padrone del Quartiere cosa ci faresti? A parte racket, spaccio e parcheggi abusivi, dico. Come si può mettere a frutto la periferia del mondo?
Un paese è facile, un borgo abbandonato è un attimo cantarlo. Puoi usare pure versi mediocri, robe per stupire i borghesi, gli amori arborei, le ninfe di passaggio, i tre vecchi rimasti.

Ma se ti ritrovi tre miliardi di adolescenti in motorino, belli e sgarbati e sfacciatamente sessuati, con madri trentenni che dopo un paio d'anni di decadenza postparto risorgono orgogliose e opulente e stupide come fieno ungherese. Se ti ritrovi con qualche migliaio di freaks quarantenni che parlano male persino il dialetto e fumano e bevono e provano una sopravvivenza purchessia.

Come ne ricavi un posto da cantare? Se tu fossi il regnante di un Quartiere che cosa ci faresti? Io provo a farne una foto e un racconto e una giustificazione: un certificato di esistenza in vita.

Ora, se vi guardate intorno, trovate tutti i segni della mortalità diffusa: trattorie, centri commerciali, negozi di telefoni e vestiti da sposa. Sul marciapiede ancora i riquadri che hanno ospitato l’ultima illusione di respiro e persistenza. Forse c’è ancora il piccolo bar, di sicuro c’è ancora il bar Grande, dove i calciatori in declino passavano le serate prima dei safari ad Agnano e la scoperta dei travestiti esotici, dove i vecchi elettrauto giocavano a boccette con le tute grondanti e sudice.

Non eravamo estranei a quel luogo ma neanche familiari. Era un posto di battute, di stand up comedians improvvisati, di grappe e biancosarti, racconti di segatura e troie passeggere e uguali a quelle del secolo prima. Un impasto di amari e gassose e granite. Era una sospensione, il senso peggiore del Purgatorio: una donna brutta, dai fianchi larghissimi, gli occhiali profondi, la gonna larga e lurida, il sorriso inumano.

Se ti allontani dal centro la storia degrada con la distanza. In linea d’aria è passato un chilometro dal cinema Lora, ma la storia non ha fatto un metro, salta da un marciapiede all’altro, ha le convulsioni, pensa di farcela e muore nel pantano, soffoca nella gora del passato raccontato a episodi.

Se il nostro viaggio finisse qui sarebbe senza speranza. Una foto ripetuta cento volte, una storia raccontata ai morti. E invece andiamo avanti. Io l’ho fatto, fatelo anche voi.

 

* PAOLO BIROLINI (Napoli, 1959; in lui convivono un fratello furbo e un fratello scemo. Quello scemo fa il Dirigente d'azienda e mantiene quello furbo, che prova a fare il poeta) 

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