Guida turistica al Purgatorio / seconda parte 3) Il mondo nuovo

di PAOLO BIROLINI* 

Questo del salumiere e del macello è un mondo intermedio, una condivisione. Credo abbia aiutato l’integrazione dei marziani, abbia trasmesso valori comuni: periferia, quartiere, Purgatorio, rituale, sistemi di misura, violenza del metodo. Serviva come camera di decompressione, sezione di passaggio, luogo di scambi. C’è un solo bar dal nome di donna, che è un po’ bar De Rosa un po’ Bar Spada, (lo so, non ne ho ancora parlato, ma lo farò), pretese cittadine, biscotti di campagna, caffè scadente, proprietaria che è stata bella. E si vede e lo mostra eccitata ai ragazzi che vanno per giocarci, per rammentarle i tempi felici del sesso alla fine di Cupa del Segretario, degli avventori avvenenti e delle guance arrossate.

E’ un luogo di transizione. La città è finita, la città è di spalle e di fronte, nel cuore dei migranti da cinquecento metri che un 4 maggio traslocano. La città è nella faccia storta di mia madre che si lamenta della corruzione del linguaggio. Attraversate una Cupa e la lingua madre si perde, si perdono Norina e i suoi cerini, gli amanti che non ebbe, la loggia che non le appartenne mai. Angelone e le parole mai dette a Nunziatina, gli amori impronunciabili.

Sei anni il 20 aprile, traversammo il mar Rosso, il 4 maggio del 1965, 500 metri e la fine del fanciullo col fucile a tappo e la scuola De Amicis. Ma riunimmo la diaspora, si trovarono a portata di mano tre sorelle e un fratello. Un cortile infinito. Insomma, traslocammo di là dalla strada, proprietà della Cantina, appartenenza ai glicini, al vino di Terzigno, alla gassosa.

Così comincia Arpino e un nuovo inizio. Siamo all’angolo della chiesa, dobbiamo decidere il senso del circuito, siamo nell’angolo basso di un trapezio che dobbiamo circumnavigare, proseguiamo nel tempo o nello spazio? Prima la storia o prima l’aritmetica dei volti?

Fate una sosta in chiesa che una volta mi fu rifugio alla calura estiva, che fu punto grottesco di contrasto tra la gioventù e un prete, che incrociava l’altare a un campetto di tufo a una palude ed a una scorciatoia pericolosa per la nuova dimora. E a pensarci varrebbe tutta una storia, tutta una metafora, questo abbondare di scorciatoie, di incroci, di luoghi imprevedibili e cadute. Fate una sosta in chiesa, nel frattempo, fate foto e ritratti, improvvisate le reliquie del santo che dovrà arrivare. Provate a cercare gli Dei che hanno cresciuto il fanciullo.

Passeremo dal tempo, dalla frasca, dalla camorra agricola, dal volto sibarita degli amanti.


* PAOLO BIROLINI (Napoli, 1959; in lui convivono un fratello furbo e un fratello scemo. Quello scemo fa il Dirigente d'azienda e mantiene quello furbo, che prova a fare il poeta) 

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