Gli ellebori a Pietra Ligure e le sorelle esploratrici

di DONATA BONOMETTI*

Il gatto si chiama Samotracia. Padrone incontrastato del giardino antico, un hortus conclusus - vale a dire con il perimetro segnato da muri di pietre a secco. Samotracia è un gatto educato e sta attento a non turbare il riposo o il risveglio del ben di dio che un pezzo di terra amato e ben coltivato può elargire. Luogo dove pacificamente convivono fichi e cavoli, vite e rose, succulente e iris, mimose e pruni, salvie e acquilegie. Giardino dove i progenitori delle attuali proprietarie , le sorelle Anna e Carla Barbaglia, hanno piantato nella terra qualcosa di loro, come se di un testamento a cielo aperto si trattasse. 

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In questo orto-giardino-frutteto di Pietra Ligure nella riviera savonese di Ponente si è insediata una colonia di ellebori, di ogni razza e colore, praticamente un manifesto della pacifica convivenza ; piante ibridate, studiate, utilizzate nelle composizioni, ricercate e ammirate dai visitatori che da marzo ai primi di aprile si prenotano per lasciarsi frastornare da una fioritura dove le corolle sono verde acido, oppure viola, rosa e bianco neve, e ancora screziate, spruzzate di macchioline scarlatte, bordeaux, gialle zafferano.... centinaia di piante,  in totale 370 varietà. Una national collection di ellebori, direbbero gli inglesi, perchè è una collezione completa delle specie, circa quindici.

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 Il giardino delle sorelle Barbaglia non è una micro Versailles, non c'è nulla di costruito, non c'è architettura del verde, è un esterno di verde domestico, meglio ancora un cottage garden ma gli ellebori lo trasformano in un museo. Senza visioni eclatanti d'arte ma rapiti da una suggestione: la timidezza di questi fiori rari. Perchè le corolle sono chine verso la terra e la bellezza bisogna cercarla, ruotarla, manipolarla. Fiori accucciati a formare siepi, ma anche fiori longilinei e ballerini sugli steli esili. Insomma una moltitudine di diversità. In tempi come questi, un esempio da non sottovalutare.

Fascinosa è la storia dell’elleboro, la pianta che curava la pazzia, documentata da testimonianze risalenti a molti secoli avanti Cristo. Si tratta di erbacee del sottobosco, a fioritura invernale e amanti del freddo: ciò significa che prediligono la mezz’ombra, che si possono piantare nei giardini esposti a nord dove altre piante soffrirebbero e che fioriscono da novembre ad aprile, in un periodo di solito in sonno. Si insediano nel loro cantuccio per decenni, allargandosi sempre più. Altro pregio: amano il terreno argilloso e pesante, molto comune in Italia, ma si adattano pure al terreno acido specialmente se si fornisce loro un po’ di calcio sotto forma di gusci d’uovo frantumati e interrati superficialmente.

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 Gli ellebori sono ranuncolacee come le peonie ma la loro durata in fiore è ben più lunga visto che quelli che sembrano petali sono in realtà brattee, cioè foglie trasformate, che durano fino a maggio inoltrato, virando sempre più al verde.

E allora raccontiamo la storia , la saga familiare che è fiorita in quell'appezzamento di terreno, poco più di mezzo acro: era stato acquistato dai nonni materni delle due attuali proprietarie di ritorno dalla California – dove erano emigrati nel 1907 da due diverse province della Liguria – per farne un orto-frutteto. Successivamente il giardino era stato arricchito di ortensie e camelie dal padre, che molto amava queste piante essendo nato non lontano dal Lago Maggiore.

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Ma la parentela che segna il destino botanico delle sorelle Barbaglia è quella con la mamma californiana che a Natale rinnovava le sue tradizioni con corone celtiche, rose di Natale cioè gli ellebori, vischio e abete. Cosi nel giardino di Pietra Ligure si cominciò a piantare l'helleborus niger utile per le festose decorazioni. E poi, incapricciatesi di questo fiore, le sorelle iniziano una capillare ricerca anche in giro per il mondo, soprattutto di ellebori che servivano per il camaieu verde, una composizione monocromatica di fiori frutta e verdura. E dopo gli ellebori in verde, grazie a frequenti viaggi all’estero la collezione delle sorelle Barbaglia ha raggiunto il top con gli ellebori orientali, gli ellebori guttati, i doppi, quelli a fiore d’anemone e anche molti rari ellebori gialli. Carla nel 1971 torno dall'Inghilterra dove preparava la tesi con un helleborus orientalis color porpora e l'anno dopo con un guttatus bianco a macchie amaranto, mai apparso in Italia. E da lì un'ininterrotta caccia al tesoro, dalla California alla Nuova Zelanda ritornando con fiori sempre più ricercati e inediti. Nel 1993 l'apertura del giardino ai visitatori. E le prime mostre-mercato

  Anna e Carla Barbaglia si sono specializzate nell’ibridazione dando vita a nuove innumerevoli varietà, perché una delle sorprendenti caratteristiche dell’elleboro è quella d’ibridarsi facilmente e ogni prima fioritura può essere una sorpresa. Per ottenere una pianta identica alla madre si deve invece procedere alla divisione dei rizomi in primavera o in autunno. Carla, che è una grande esperta per la lunghissima pratica e per aver studiato presso i migliori ibridatori inglesi, cura la parte botanica; Anna attraverso conferenze e proiezioni di immagini raccolte in decenni di appassionato lavoro si occupa della divulgazione. Sono maestre di composizioni floreali riconosciute a livello internazionale.

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Ti aprono il cancello del loro giardino, quando la fioritura è quasi avvolgente, si preoccupano di avvisarti che quest'anno con il covid il giardino è stato un po' trascurato ma gli ellebori sembrano non aver bisogno di attenzioni, sono solidi, sono perenni, rilasciano pensieri di robustezza nonostante questi colori evanescenti, quelle ibridazioni le più bizzarre. Le due sorelle ti seguono   con il racconto della loro vita in fiore. Sono alberi fioriti loro stesse perchè oramai radicate in quel giardino, con il pittoresco disordine di carriole, zappette, vasi e innaffiatoi. "Ci scusi, in questo periodo di pandemia non apriamo il giardino se non in via eccezionale. E vogliamo che i visitatori tocchino i fiori con un bastone e non con le mani...". Burbere e poi d'improvviso generose. Sbrigative e poi pronte a raccontare fiabe di colori, magie di tradizioni.

 Le troverete nel Il Giardino degli Ellebori è in Via Sauro 144 - Pietra Ligure(SV).  

http://www.ilgiardinodegliellebori.it


*DONATA BONOMETTI  (40 anni di lavoro nei giornali. Di Padova negli anni '70, e a seguire di Genova. Oggi famigliolanza, volontariato, viaggetti italiani - ho paura di volare -  e passeggiate in questa Liguria, musa aspra e generosa. Quando si potrà, mostre, musei, arte. Ero un' archeologa, sono stata una cronista. Comunque ho sempre scavato)


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