Fiorello e Amadeus, exit strategy dalla paura da Covid

di MARCELLA CIARNELLI*

Un po’ come per il calcio. Alla fine tra mille difficoltà Campionati e Coppe stanno andando avanti. Faticosamente. Spesso senza bel gioco, con panchine ridotte al centimetro, con partite messe in forse all’ultimo minuto, il Covid non l’ha avuta vinta sul pallone. E lo stesso è accaduto per Sanremo, dove è riuscito a prendere il via il settantunesimo (o settanta più uno come preferiscono i conduttori Amadeus e Fiorello) Festival della canzone che sembrava destinato a naufragare nel mare del virus e delle sue varianti. 

Invece la eterna (secondo tradizione) prima serata è andata in porto. Facendo sentire agli italiani, 11,2 milioni con il 46,4 per cento di share, un po’ meno lo straniamento di questi tempi difficili. Sette note mescolate in mille modi per farci sentire meno soli e un po’ più normali, ammesso che i ritmi del pre Covid lo fossero. Un risultato sulla linea di quello dell’anno scorso, anche se i criticoni si sono subito affrettati a dire che con il coprifuoco c’è molta più gente in casa. 


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Fiori ma in semplici mazzi, e solo per le donne, consegnati con un carrello in plexiglas. Il distanziamento non consente passaggi di mano. Ospiti tutti nostrani sempre causa virus tranne Zlatan  Ibraimovic che in Italia ci vive, dato che gioca nel Milan, e che si è buttato pieno di sè nel ruolo inedito di intrattenitore con la consueta sicurezza, sicuro di essere stato chiamato “per far salire gli ascolti”, cosa che solo uno come lui può fare. C’è la famigerata scalinata croce e delizia del tacco dodici o delle scarpe appena comprate che con la suola nuova fanno brutti scherzi. Belle ragazze e aitanti ragazzi, voci bellissime e qualcuna meno.

Glorie consolidate ma c’è anche chi è nato dopo il 2000. Il presente e il futuro. La sempre attuale Loredana Bertè con i capelli azzurri come quelli di Achille Lauro che con il suo “quadro”, il primo di cinque previsti,  ha scatenato la gara a trovare chi è il suo ispiratore. Per i più cattivi: chi imita. Renato Zero la vince come al solito  su tutti, anche su David Bowie, ma questa competizione è un bavaglio all’originalità di Achille che è indiscutibile, fuori da qualunque imitazione. Tranne l’irresistibile citazione di Fiorello con un cappottone millefiori con rossetto e smalto d’ordinanza.  Una sicurezza i conduttori ormai rodati, molta musica, è ovvio, per provocare un sospiro di sollievo lungo cinque giorni che, se non serve a dimenticare, fa sentire più leggeri.

Un po’ avanspettacolo, un po’ cabaret e anche varietà. Un po’ di satira politica citando Bersani e la D’Urso, e anche Mario Draghi che “sembra la Merkel con la cravatta” e parla cinque lingue ma in contemporanea. Una riedizione moderna di quel festa, farina e forca che Ferdinando di Borbone aveva come ricetta per tenere in pugno il suo popolo. Forse. Di questi tempi la forca è il virus, la farina sono i ristori, ecco allora che la festa si può consumare su quel palco cui tutti guardano, anche se molti negherebbero fino alla morte di farlo. Disposti ad ammetterlo con la sola giustificazione della indispensabile  critica o della necessità di vedere gli altri come si divertono. Molto spesso senza capirlo.

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Gli ingredienti ci sono tutti tranne il pubblico. E’ il festival delle poltrone vuote. Private dei deretani o culi, come li hanno correttamente evocati i conduttori, degli invitati, dei paganti, degli scrocconi. E’ il Festival degli applausi registrati rinforzati da quelli dell’eroica orchestra. Non ci sono maggiorenti in prima fila.  Non c’è la sfilata di politici e gente di spettacolo che dentro di sé pensa che sul quel palco farebbe molto meglio di quella strana coppia che ce la mette tutta nonostante le difficoltà (e ci riesce), le mascherine, il distanziamento, il decalogo Rai del perfetto show in era Covid che ha permesso a Sanremo di essere ancora Sanremo. Proponendo diciassette cantanti in gara per sera tra big e nuove proposte. Alla faccia della superstizione. Magari qualche rito scaramantico restato tra le quinte c’è stato. 

Fiorello ha dilagato secondo tradizione tentando di rianimare anche i braccioli delle poltrone. Amadeus ha perfino cantato e danzato tra le piume di struzzo delle ballerine. Ha duettato con la bravissima Matilde De Angelis, una giovane attrice che sa fare anche tante altre cose. E che all’estero ha già sfondato ed ha dimostrato una padronanza rara  di se stessa e del mezzo a soli 25 anni. Il bravo presentatore, per dirla con Arbore, ha assecondato i partner mostrando, forse per la prima volta in carriera, una giustificata tensione e molta emozione.

Come quando ha presentato l’infermiera Alessia Bonari, simbolo della lotta al Covid. O quando ha rivolto il pensiero di “cittadini e uomini civili” a Patrick Zaky, il ragazzo detenuto senza perché da più di un anno in Egitto. “Possiamo solo augurarci che torni presto libero. Forza Patrick”. O quando ha mostrato in primo piano le scarpe rosse, simbolo della lotta delle donne alla violenza che le perseguita, portate sul palco dalla Bertè. Alla fine in testa prevale Annalisa seguita da Noemi. Due donne. E due nuove proposte su quattro arrivano alla finale secondo una collaudata liturgia. La prima serata del festival tamponato, cominciato in zona gialla ma che rischia di finire in arancione, si può mettere già in archivio. Stasera si ricomincia. Tamponi permettendo. Amadeus e Fiorello, incrociate le dita.


*MARCELLA CIARNELLI (Romana di ritorno, napoletana per sempre. Giornalista per passione sempre all’Unità. Una vita a seguire le istituzioni più alte fino al Quirinale senza perdere la curiosità per ogni altro avvenimento. Tante passioni: il cinema, il teatro, i libri, gli animali, il mare, i viaggi, la cucina, gli umani nelle loro manifestazioni più diverse…e la squadra del Napoli)

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