Filetto, gioielli nascosti fra i boschi del Gran Sasso

di GABRIELLA DI LELLIO *


Filetto è un piccolo centro montano di duecento abitanti a 1069 metri di altitudine ai piedi del Gran Sasso e a 18 Km dall’Aquila. E’ una frazione marginale, non è un luogo di passaggio. Se non c’è un motivo per andarci, non la si conosce.

Partendo dall’Aquila si imbocca la statale 17bis che porta al Gran Sasso e dopo aver superato il paese di Paganica si attraversa una piccola galleria scavata nella roccia - maldestramente restaurata dell’amministrazione comunale - su cui poggia il Santuario della Madonna d’Appari, stretto tra una parete rocciosa e il corso del torrente Raiale, affluente dell’Aterno. Al di là della galleria c’è un piccolissimo slargo con una panchina e una falesia. Una palestra per gli appassionati di arrampicata.

                        

Santuario Madonna d_Appari foto Gabry jpg(Il santuario della madonna d’Appari     foto di Gabriella Di Lellio)


Un paio di chilometri più avanti, sulla destra, c’è il bivio per Filetto e si prosegue su via Pescomaggiore per quattro chilometri in salita fino a raggiungere il centro abitato. Qui la gestione del territorio è difficile e complessa e i fondi a disposizione sono limitati. L’amministrazione delle risorse economiche può fare affidamento quasi solo sulle associazioni o l’iniziativa personale. Nel caso di Filetto è la sua associazione di volontariato Felecta (così come veniva chiamato il paese nel basso medioevo intorno all’anno 1000). Tra le attività proposte in questo recente periodo c’è la mappatura dei sentieri e così sono andata alla scoperta di quello che porta alla chiesa montana dei Santi Crisante e Daria e dei suoi insediamenti rupestri, un vero e proprio gioiello denso di storia in un territorio montano affidato all’amore e alla cura di chi vive questi luoghi, anche se marginali.


2-mappa-del-percorsojpg


Il percorso e gli insediamenti rupestri

Dopo aver superato il paese si arriva al Belvedere, dove c’è uno slargo dove si può parcheggiare. E’ da qui che inizia l’itinerario 51, una carrareccia in discesa. Si scende nel fosso sottostante, si tocca la Fonte Vecchia e si risale il versante di fronte con un bel panorama sul paese. Si procede seguendo la segnaletica predisposta dall’associazione Felecta con cartelli bianco-rossi. Il sentiero è bellissimo, inizia da una valle frondosa in cui molti alberi sono veri e propri monumenti della natura.


Albero di noce sul sentiero foto Gabry jpg

(un noce        foto di Gabriella Di Lellio)

E’ un percorso di tipo escursionistico, accessibile a tutti, con un dislivello di 400 metri. A fine discesa si gira a sinistra per un viottolo che costeggia un prato e si attraversa un fosso entrando nel territorio del Parco del Nazionale del Gran Sasso. Si supera un primo bivio andando verso destra e se ne raggiunge un secondo dove si prosegue sulla sinistra per iniziare la salita. Qui il sentiero cambia aspetto, diventa stretto e ripido. In qualche punto è necessario scansare i rami degli alberi, segno della scarsa frequentazione.


sentiero verso la chiesa foto Gabry JPG 
(il sentiero              foto di Gabriella Di Lellio)


Andando avanti su un tratto a mezza costa si arriva ad una staccionata messa recentemente dall’associazione Felecta per segnalare il belvedere e il sentiero si allarga.

staccionata per la chiesa dei santi Crisante e Daria 1 foto Gabry jpeg

(la staccionata              foto di Gabriella Di Lellio)


Alle spalle della staccionata, guardando con attenzione si trovano gli insediamenti rupestri noti come “le Grotte di San Crisante” che replicano altri esempi presenti sul Gran Sasso, come quello del piano delle Locce (grotte scavate sui pendii delle colline nel territorio di Barisciano)


leggi anche     LE GROTTE DI SAN CRISANTE


grotta 23 foto GabryJPG

(particolare delle grotte di San Crisante     foto di Gabriella Di Lellio)


Proseguendo, il sentiero diventa sempre più inerpicato e stretto, a tratti ingombro di vegetazione, un po' faticoso; ma vale la pena raggiungere il pianoro, a 1200 metri, dove si scopre in tutta la sua bellezza l’Abbazia dei Santi Crisante e Daria. Dietro la chiesa in lontananza si può vedere la cima di Monte Ruzza (1645 metri) e dalla parte opposta, al di sopra degli alberi, svetta la cima di Pizzo Cefalone (2533 m).  

San Crisante foto Gabry jpg

(l'abbazia di san Crisante        foto di Gabriella Di Lellio)


La chiesa è un esempio dell’arte romanica abruzzese. La sua nascita risale al XII-XIII secolo: secondo lo storico aquilano Alessandro Clementi venne fondata dai Signori di Poppleto nel 1140, al tempo in cui la dominazione normanna si estese in tutto l’Abruzzo, mentre per Don Demetrio Gianfrancesco, sacerdote e storico di Filetto, dipendeva dall’Abbazia Benedettina di Bominaco come risulta dalla bolla del 1264 in cui papa Urbano IV conferma i beni posseduti dalla medesima Abbazia. Nel 1193 venne redatta una lettera esecutoria dal papa Celestino III a favore dell’abate di San Crisante, altra testimonianza dell’esistenza della chiesa.


leggi anche   LA STRAGE DI FILETTO

Si trova a 1200 metri di altitudine, a nord e dirimpetto all’abitato del paese. E’ alta dodici metri e lunga più o meno venti, composta da un’unica navata e un abside semicircolare e poggia su una radura creata da un antico disboscamento dove l’incuria sta facendo tornare a regnare la vegetazione. Su tre lati non ci sono finestre ma piccolissime feritoie e oltre al portale d’accesso c’è solo una porticina laterale. Sulle pietre della parte esterna compaiono incisioni non tutte di significato evidente. Quella più chiara riproduce la figura dell’agnello.

Per accedere alla chiesa bisogna contattare i volontari  di Felecta. C’è un piccolo altare in pietra con incisa l'effigie dell’agnello e sulle pareti gli affreschi del XII secolo di ispirazione bizantina.

agnello altare della chiesa foto Annamaria Properzi JPG

(L'agnello sull'altare     foto di Annamaria Properzi)


 L’affresco dell’abside raffigura Cristo in trono tra due angeli, gli altri rappresentano scene di vita dei Santi Crisante e Daria e c'è un intero ciclo sulle storie dell’Annunciazione. Furono realizzati tra il XII e XIII secolo ma a seguito dell’umidità e dei terremoti sono stati staccati e conservati nel Museo Nazionale d’Abruzzo. Sono rimasti due pannelli, di carattere bizantino, raffiguranti San Michele e la Vergine. Il soffitto è a capriate di legno.


affresco foto Annamaria Properzi jpg

(affreschi                     foto di Annamaria Properzi)


Crisante e Daria furono due martiri cristiani, vissuti nella Roma del III sec. d.C. e protagonisti di una storia particolare. Crisante (o Crisanto), non ancora ventenne, si convertì al cristianesimo e il padre pagò una vestale molto avvenente per cercare con la seduzione di ricondurlo sulla retta via degli dei tradizionali. Le vestali, però, erano tenute alla verginità fino ai trent’anni, rischiando, con il venir meno di questo ‘requisito’, di finire sepolte vive. Daria si convertì e i due si sposarono, anche se con voto di verginità. Furono denunciati al prefetto e consegnati al tribuno Claudio che i due santi riuscirono a convertire con tutta la sua famiglia e la sua guarnigione dei soldati. Intervenne allora l’imperatore e furono condannati a morte. Crisante e Daria furono sepolti vivi sulla via Salaria e le loro spoglie sono custodite nella cattedrale di Reggio Emilia.


*GABRIELLA DI LELLIO (Sono aquilana e sorella minore di nascita. Mi sento ottimamente a Roma e meno a L' Aquila dal terremoto del 2009. Ho insegnato lingua e letteratura inglese nel Liceo Scientifico della mia città. Sono maestra di sci perché amante della montagna e della neve. Mi piace la fotografia analogica in bianco e nero, che ho ripreso a fare dopo trent'anni e a cui intendo dedicare il mio tempo. Sono cresciuta nella FGCI e nel PCI fino alla “deriva occhettiana")